Le visite dei pontefici
La ricerca che sfata luoghi comuni
Non bastavano discriminazioni e difficoltà - logistiche e materiali - a rendere difficile il rapporto tra i bambini rom e la scuola. A peggiorare tutto, ora, ci ha pensato la pandemia da Covid-19: mancanza di supporti tecnici e connessioni per la didattica a distanza, assenza di spazi adeguati per seguire le lezioni, insufficiente comunicazione tra le famiglie e i docenti. Il rischio? Un aumento della dispersione scolastica, che ipotecherebbe l' inserimento sociale e lavorativo delle nuove generazioni. È la fotografia che emerge dalla ricerca 'I rom e i sinti e la scuola' che mostra la voglia dei bambini di studiare e la coscienza dei genitori del valore dello studio.
Promossa dal movimento 'Kathané -Rom e Sinti per l' Italia', è stata realizzata da Swg con interviste a un campione di 107 maggiorenni rom e sinti. Alla presentazione hanno partecipato la viceministra dell' Istruzione Anna Ascani, il direttore dell'Unar Triantafillos Loukarelis, la portavoce di Kethane Dijana Pavlovic.
Il primo scoglio nella didattica a distanza, dunque, è tecnico: il 35% non ha connessione Internet, il 29% la stampante, il 14% sconta la scarsa confidenza informatica dei genitori, l' 11% non ha tablet o pc. A seguire le lezioni in video è stata meno della metà (48%) dei ragazzi, il 43% ha fatto solo i compiti, il 9% ha ricevuto telefonate degli insegnanti. Il 40% non è stato mai contattato, poche volte il 14%, il 46% spesso o molto.
Diffusa tra i genitori la coscienza sull' importanza della scuola: per il 67% è utile per «aprire le porte a prospettive lavorative e sociali», contro un 23% che nutre sfiducia. Prevale (per il 53%) l' idea che la scuola non cancelli la cultura dei rom, anche se c' è anche un 36% che teme un' assimilazione eccessiva.
Agli alunni rom, comunque, piace la scuola: alla domanda (che prevedeva anche più risposte) il 64% ha risposto che ha piacere ad andarci, il 56% pensa di continuare a frequentarla, il 54% ne riconosce l' utilità, ma solo uno su tre (32%) si sente accettato o (29%) valorizzato.
Preoccupati i genitori per l' interruzione della scuola per il lockdown: per il 42% il figlio avrebbe avuto «difficoltà» a settembre. Diverse le difficoltà dei genitori con la scuola. Il 30% ne ha a procurarsi i documenti per l' iscrizione, gli spostamenti (spesso provocati dagli sgomberi forzati) negli ultimi anni hanno riguardato oltre la metà delle famiglie, «qualche volta» per il 43%, «spesso» per l' 11%.
«Tanti problemi economici» per garantire la frequenza toccano il 39%, solo il 18% non ne ha affatto. Distanza, costi e orari creano problemi per la frequenza nel 60% dei casi. I pregiudizi verso gli alunni rom? Soprattutto dagli altri genitori (per il 43%), poi dirigenti, insegnanti e ultimi gli altri alunni (per il 25%) i meno prevenuti verso i compagni rom. Diffuse le difficoltà nelle relazioni coi compagni, «mai» (4%) e «raramente » (21%) solo da una minoranza, mentre «qualche volta» il 47%, sempre e spesso il 28%. Oltre metà dei genitori (il 60%) non sa aiutare i figli per la scuola. (Avvenire)
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