attualita

Gli ospedali non profit: 'In prima linea nella pandemia, ma senza aiuti'

Redazione
Pubblicato il 07-11-2020

«Vorremmo esserci, ma abbiamo paura di non poterlo fare. Vorremmo poter far parte dell’esercito schierato per fronteggiare il nemico comune», però «chi muove le file strategiche va avanti come se non esistessimo». Il presidente, padre Virginio Bebber, lancia a nome dell’Aris (Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari) un accorato «grido d’allarme sulla tenuta delle strutture socio-sanitarie private non profit di fronte all’impatto con la nuova ondata pandemica»: le 270 realtà gestite da congregazioni e istituti religiosi («Molte delle quali riconosciute eccellenze a livello nazionale e internazionale») hanno messo a disposizione i loro 30 mila posti letto durante la prima ondata, ma non hanno ricevuto nulla di quanto promesso; e ora rischiano di soccombere per il pesante ritorno della pandemia.

È paradossale, osserva padre Bebber: «Si stanno dando un gran da fare per riaprire ospedali improvvisati, allestire tendoni, assumere altro personale medico e paramedico, dotare le strutture pubbliche di nuovo materiale tecnologico. Continuano a parlare di miliardi di euro messi sul tavolo per la sanità. Eppure si stanno dimenticando, ancora una volta, della potenzialità che potrebbero rappresentare le decine e decine di migliaia di posti letto disponibili nella sanità privata accreditata». Aleggia sul Belpaese un «clima di “demonizzazione del privato”», sostiene il camilliano. Persino dopo essere «stati tutti in prima linea nei mesi difficili, a parte qualche laconico riconoscimento, ci siamo dovuti subire gogne mediatiche, esposti come belve affamate pronte a succhiare denaro pubblico in cambio di nulla». Quando invece «l’esperienza ci ha mostrato spesso, e proprio in momenti come questo, come l’uno abbia bisogno dell’altro per servire nel miglior modo possibile la causa comune».

Che cosa lamenta l’Aris è presto detto: «Abbiamo messo a disposizione strutture, posti letto, medici, personale paramedico, persino volontari. Ancora non abbiamo ricevuto un benché minimo compensamento. Per di più ci hanno indotto al rinnovo del contratto per il nostro personale, lecito e giustissimo ma difficilmente sostenibile in questo momento di crisi profonda, illudendoci con una compartecipazione al 50% delle Regioni, cosa che per molte regioni è ancora di là da venire. Come tutto il Paese abbiamo sofferto e pagato prezzi altissimi in termini di vite umane sacrificate; ma a nessuno è venuto in mente di pensare che alle spalle non abbiamo avuto altri se non le nostre congregazioni, i nostri enti religiosi che ci hanno messo del loro». 

Persino un colosso come il Policlinico Gemelli di Roma, assicura il presidente Bebber, si trova «oggi seriamente in difficoltà davanti alla necessità di offrire nuovamente al servizio sanitario pubblico il riconosciuto prezioso contributo dato in occasione della prima ondata. E se va in sofferenza un gigante simile, figuriamoci cosa può accadere in realtà diverse. Come potremmo essere ora in grado di sostenere questa seconda ondata al fianco e in supporto al pubblico? Dove sono i fondi messi a disposizione per riconvertire strutture o anche solo reparti Covid per terapie subintensive, terapie intensive, rianimazione? Come difendere le Rsa? E dove sono i ristori stabiliti, le funzioni Covid riconosciute, i drg Covid (Diagnostic related groups, cioè i raggruppamenti omogenei di diagnosi) concordati? Sono promesse che non ci riguardano? Abbiamo chiesto spiegazioni e aiuto a tutti, dal presidente del Consiglio al ministro della Salute. Siamo ancora in attesa». La conclusione è amara: «Noi vorremmo esserci e ci saremo. In fondo cerchiamo solo di essere ascoltati, senza pregiudizi, e di poter essere utili al Paese. Ma è chiaro che non ce la possiamo fare se continuano a ignorarci. E a rimetterci saranno purtroppo ancora una volta i malati». (Avvenire)

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA