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Fuksas: Ridisegnare lo spazio vitale nella casa post Covid

Francesco Merlo Ansa - Massimo Percossi
Pubblicato il 19-04-2020

Le case possono diventare le nostre tombe

Architetto Fuksas, anche le amate case dove ci siamo tutti rifugiati - tre miliardi e mezzo di rifugiati - possono infettarci?
«Possono diventare le nostre tombe. Ci vuole una legge che vieti la costruzione di case più piccole di 60 metri quadri. Bisogna prevedere spazi per l'isolamento così come ora si prevedono i garage e le soffitte; e un intero piano comune per lo smart working, un po' come negli Stati Uniti ci sono gli spazi per il fitness. E, ancora, ogni appartamento deve avere il suo kit di medicina con il saturimetro, l'attacco per l'ossigeno, il termometro, la bilancia, gli strumenti basici di protezione. Infine, il coronavirus ci apre gli occhi sull'uso dissennato dell'aria condizionata che diffonde qualunque malattia».

In Italia ci sono 800 mila alloggi popolari. Si può intervenire sulle case di Tor Bella Monaca a Roma, di Rozzano a Milano, di Nichelino a Torino, di Mestre a Venezia, di Scandicci a Firenze, di Portici a Napoli, di Librino a Catania ?
«Proprio perché il fronte è enorme si deve intervenire. Ci siamo rivolti al presidente della Repubblica con una lettera aperta perché introduca questi temi nella task force sulla ripartenza dell'Italia. Capisco che ci si occupi di quelle astrazioni che sono tipiche dell'economia: la crescita, il disavanzo, le percentuali. Ma la sera non si rientra in un disavanzo, si rientra in una casa. In Italia non c'è un "piano casa" ormai dai tempi di Fanfani. Si chiamava "Ina Casa" e coinvolse i migliori architetti dell'epoca: Ridolfi, Forentino».

E però oggi sono case senza manutenzione: le puoi fornire di tablet se poi manca la luce?
«La manutenzione è il punto di ri-partenza. Ci sono edifici pubblici, anche importanti, dove non hanno mai lavato i vetri. In tanti evocano un nuovo piano Marshall e invece l'Italia ha bisogno di un nuovo "piano Fanfani" per riconvertire le case, e non solo ».

Gli uffici sono costruiti con l'ossessione dell'open space e dell'aria centralizzata.
«Uno degli obiettivi principali dei nuovi edifici e degli spazi architettonici deve essere la purificazione e il trattamento dell'aria, con sistemi sostenibili, semplici ed efficaci, come le lampade a raggi ultravioletti che sono in grado di sanificare in breve tempo ogni tipo di ambiente. Inoltre strumenti miniaturizzati ci permetterebbero di evitare anche l'aria centralizzata senza tornare ai singoli condizionatori. Insomma, con gli edifici dobbiamo ricominciare da capo perché le epidemie purtroppo si moltiplicheranno e non sarebbe simpatico se alla fine su questo pianeta di vivo restassero solo i virus».

Anche l'ospedale va ripensato?
«Il nostro è fallimentare. Il modello vincente è quello degli ambulatori, dei piccoli ospedali diffusi nel territorio. E bisogna perfezionare la telemedicina, con il paziente sempre sotto controllo, ma a casa sua».

Dove ti sei recluso?
«Nella campagna senese. Sono un privilegiato perché ho spazio e aria. Ma la campagna non può essere un lusso. Deve diventare un'alternativa per tutti. E dunque un posto in cui studiare e lavorare»... (La Repubblica)

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