Le visite dei pontefici
Seguitissima la diretta streaming dalla Basilica di San Francesco
1225 d.C. Ci troviamo ad Assisi, tra San Damiano e il Colle dell'Inferno, dove ora sorge l’attuale Basilica che custodisce il corpo del Santo.
Francesco in un momento di grande sofferenza, con la vista che non gli permetteva di mettere a fuoco le persone perché ammalato, quasi cieco, compone un’opera straordinaria: il Cantico di Frate Sole o Cantico delle Creature.
È un’opera straordinaria perché il contesto nel quale viene scritta è di disprezzo per il mondo, di scissione e allontanamento dal mondo. Era la voce dei catari che proponeva questo modo di essere e di agire, verso un mondo che era fonte di peccato. Addirittura un papa, Innocenzo III, scrive un’opera “Contemptus mundi”, il dizionario latino traduce così questo participio perfetto: “spregevole, meschino, insignificante, indegno di stima”. Questo ci dice la rivoluzione che compie Francesco, a livello religioso, culturale e anche linguistico: il mondo non è da disprezzare ma da amare. È il rimando a qualcosa di trascendente, è il rimando a Dio.
La rivoluzione è anche di linguaggio: Francesco si rende conto che nelle chiese, gli uomini di Chiesa non riuscivano ad arrivare al cuore delle persone, perché la lingua ufficiale era il latino: “Agimus tibi gratias”, facciamo fatica oggi a tradurla, figuriamoci allora. E allora Francesco comincia a parlare la lingua della gente, del popolo. Come se a Milano “Oh mia bela Madunina”, o a Napoli “a Maronn’ t'accumpagn” diventassero il linguaggio di Francesco, per arrivare al cuore delle persone, che era quello che gli interessava: arrivare al cuore delle persone. Arrivando al cuore, poteva portarli in chiesa. L’altra rivoluzione era quella di predicare sulle piazze, le piazze diventano le nuove cattedrali. È lì che c’era la gente, è lì che potevi stare con loro, capirne e accoglierne il loro vissuto, la loro sofferenza e la loro sete di Dio.
Francesco opera questa rivoluzione con quest’opera, con questo “biglietto”, che diventa poi il “Codice 338”, come viene chiamato in modo asciutto e asettico, mentre invece è un capolavoro dell’anima, di un’anima abitata da Dio. “Altissimu, onnipotente, bon Signore, / Tue so' le laude, la gloria / e l'honore et onne benedizione”. I protagonisti sono tre: il primo è il Sole. “Laudato si', mi' Signore, / cum tutte le Tue creature, / spezialmente messor lo frate Sole, / lo qual è iorno / et allumini noi per lui. / Et ellu è bellu e radiante / cum grande splendore: / de Te, Altissimo, porta significazione”.
Il Sole è significazione di Dio, perché il Sole è luce, illumina e orienta il cammino dei naviganti. Un po’ come le stelle, anche loro “clarite e belle”. È la proprietà di Dio, quella di illuminare. Mentre all’uomo, che è l’altro protagonista, al termine di questo Cantico, Francesco ne scorge il Dna principale: “Laudato si', mi' Signore, / per quelli ke perdonano per lo Tuo amore / e sostengo infirmitate e tribulazione. / Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, / ka da Te, Altissimo, sirano incoronati”.
Francesco compone questa strofa prima della fine del 1225, verso Natale, in un contesto che animava sentimenti di pace. Allora invita il Podestà e il Vescovo di Assisi a riconciliarsi e perdonarsi, perché non si parlavano, erano in lite. La caratteristica principale dell’uomo è quella di saper perdonare, di poter perdonare. Di fare immergere questa ricchezza straordinaria, questo dono, questo talento, che permette di guardare il mondo in modo diverso, come lui lo guarda attraverso tutto il Cantico. Uno sguardo nuovo che si posa sulla realtà.
L’altro protagonista è il “per”, una preposizione che ha fatto discutere moltissimi esperti della lingua italiana. Ma qui è una preposizione semplice: lodiamo il signore per mezzo di esse, attraverso di esse. Questo è interessante, perché la preposizione è semplice come Francesco è stato semplice per tutta la vita. La semplicità, questo sine plica, senza pieghe, permette di leggere le cose senza ombre.
Ed oggi, un papa si rifà a questo Cantico. Nel 2015 papa Francesco ci regala il più importante documento con le parole del Santo: “Laudato si’” e ne fa una sintesi straordinaria. Prendersi cura della Terra. Francesco vi vede un doppio legame: la Terra è sorella e madre, a indicare la doppia responsabilità, una più significativa e forse più gravosa: quella di prenderci cura di tutto ciò che ci circonda.
Seguitissima dalle testate nazionali e locali la diretta dalla Basilica di San Francesco dove con fra Mario e il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, abbiamo raccontato il rapporto tra San Francesco e madre Terra.
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