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Diritti, le ferite da curare

Linda Laura Sabbadini - La Repubblica Pixabay
Pubblicato il 02-06-2020

'Ne usciremo solo insieme. La Repubblica siamo noi'

Linda Laura Sabbadini - La Repubblica

Due giugno 1946: donne e uomini alle urne, la grande vittoria della democrazia. Elezioni finalmente libere dopo 22 anni. Una partecipazione di popolo incredibile, dopo le ferite profonde, dolorose, all’indomani di una guerra con milioni di morti, anni di dittatura e persecuzioni. Vince la Repubblica dei diritti. 2 giugno 2020. Italia ferita, profondamente ferita. Tanto dolore, tanti morti per un virus invisibile. Tanti cari venuti a mancare nel giro di poco tempo in solitudine. Tanta paura. Sembra passato molto tempo da quando la prima democrazia toccata dalla pandemia affronta la situazione con coraggio, e apre la strada a quelle misure che tutti i Paesi, prima o poi, volenti o nolenti, avrebbero dovuto adottare, anche i più scettici, critici, e perfino quelli che si prendevano gioco di noi. Misure prese con gli esperti, che sono servite, visti gli attuali risultati, e che sono state seguite in modo compatto e apprezzate dai cittadini. Non era affatto scontato. La grande paura per il nemico invisibile ha unito i cittadini del nostro Paese negli affetti delle loro famiglie, come ha documentato l’Istat.

Le ferite del Covid non riguardano solo le persone scomparse all’improvviso. Ci sono le ferite sociali che già si sentono, ma che esploderanno nel prossimo futuro. Non c’è più la grande paura del contagio di marzo e aprile. Ma chi era fragile si sente più fragile, ed è più fragile. E tra chi non lo era c’è chi si ritrova improvvisamente in una situazione di grande vulnerabilità, che non aveva neanche messo in conto. Non potevamo permetterci di rimanere rinchiusi, dovevamo ripartire. Ma una cosa deve essere chiara. O scatta il senso di responsabilità individuale e il senso civico in ciascuno di noi, o verremo ricacciati indietro, il virus tornerà a diffondersi e con esso la catastrofe sociale ed economica. Il libero esercizio del senso di responsabilità civica e sociale è un elemento essenziale per la salute di una democrazia. È correlato con i diritti di cui i cittadini godono, e che possono esigere in termini di eguaglianza di opportunità e di perequazione sociale. I canti di sirene che allontanano dal senso civico i cittadini sono ingannevoli, possono aprire la strada ad avventure autoritarie, specie in una fase in cui potrebbe esplodere la rabbia che in alcuni segmenti sociali cova. Con la conseguenza della negazione dei diritti dei cittadini, soprattutto dei più deboli.

La nostra Repubblica soffre, ma ha una grande leva da utilizzare, la leva dei diritti di tutti. Dei bambini che vivono situazioni sempre più disuguali: il ruolo di una scuola e di servizi sociali di qualità è opportunità vera di riscatto e equità, e non è rimandabile. Degli anziani: il Covid ha messo ancora più in luce quanto sia necessario per la loro qualità della vita un potenziamento dei servizi territoriali di assistenza, non c’è solo una vita biologica da salvaguardare, ma una vita relazionale e degli affetti.
Delle donne: sono state il pilastro della cura contro il Covid in sanità, per loro solo più esposizione al rischio di contagio, più difficoltà di conciliazione dei tempi di vita con bimbi a casa, senza aiuti delle nonne, e forte rischio di perdita del lavoro nei servizi.
È ora di cambiare rotta e di abbattere drasticamente il sovraccarico di lavoro di cura.
Dei giovani che hanno diritto ad una formazione più adeguata, come i loro coetanei europei e a costruirsi una vita indipendente realizzando i loro sogni e dando la spinta necessaria all’innovazione di questo Paese. Di tutti coloro che soffrono e soffriranno con la crisi che avanza. Ne usciremo solo insieme. La Repubblica siamo noi.

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