Le visite dei pontefici
LE VISITE PIU' BELLE DI PAPA FRANCESCO
Ecco le viste più belle di Papa Francesco, ognuna simbolicamente legata a un tema portante del pontificato di Papa Francesco, attraverso la vicinanza con i giovani a Rio de Janeiro, vicino agli ultimi a lampedusa e vicino ai santi, con la visita nella città di San Francesco, ad Assisi.
Papa Francesco a Lampedusa, l'abbraccio agli immigrati
Jorge Bergoglio è il primo Papa a visitare Lampedusa. E non è l'unico primato: quello di oggi è anche il primo viaggio in Italia di Francesco che ha deciso, a sorpresa, di visitare l'Isola, la maggiore delle Pelagie, per 'abbracciare' gli immigrati e per chiedere perdono per questa "strage di innocenti". Il mare, ha detto l'arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, è un "cimitero liquido". Visita lampo La visita lampo di Bergolio inizia alle 9,15 quando l'aereo di Stato proveniente da Ciampino atterrerà all'aeroporto di Lampedusa. Nessun tappeto rosso, niente cerimonia in pompa magna, né politici. Ad attendere il Papa solamente il sindaco dell'Isola, Giuseppina Nicolini, e l'arcivescovo di Agrigento. In auto, il Papa ha raggiunto Cala Pisana, dove si è imbarcato per approdare al Porto di Lampedusa. Al largo, ha lanciato in acqua una corona di fiori, in ricordo di quanti hanno perso la vita in mare. Poi la motovedetta papale ha raggiunto il Porto a Punta Favarola, dove ad attendere Francesco c'era un gruppo di una cinquantina di immigrati, provenienti dai diversi Paesi nordafricani, di religioni diverse. Tra loro c'erano anche musulmani. Alle 10 il Papa ha celebrato la solenne messa davanti al campo sportivo "Arena". rai news
Papa Francesco a Rio de Janeiro per la GMG, un'esperienza meravigliosa
La giovinezza è l’età della strutturazione.
mi piace e cosa so fare; cosa penso
e a chi penso; come mi sento e con
chi “mi sento”. Il corpo, la mente, lo
spirito prendono una forma. Grazie
alla maturazione di rapporti di amicizia
con persone simili e differenti
da noi, in particolare per il genere
sessuale, durante l’età giovanile ci si
misura con se stessi. Chi sei tu? Chi
sono io?
La giovinezza è anche l’età nella
quale si fanno le scelte che offrono
un primo fondamentale orientamento
all’esistenza. Pian piano,
provocati dalla “scuola della vita” e
dai variegati contributi educativi, si
perviene alla consapevolezza delle
proprie risorse, per implicarle e impiegarle
creativamente. Si esperisce
e si conosce anche il limite, che in
qualche modo ci definisce.
Alla fase giovanile succede, si spera,
lo stadio adulto. Questo è il tempo
per eccellenza dell’assunzione di
responsabilità, della generazione,
della progettazione e delle sue realizzazioni.
In questo periodo l’instabilità
diviene “stabile”. È il preludio
all’anzianità, caratterizzata dalla
saggezza, che si fissa definitivamente
e diviene oltre modo feconda nel
tempo della vecchiaia.
Così scorrono gli anni, la vita. Giovani…
vecchi. Quale continuità,
non tanto biologica, tra queste fasi?
La Giornata Mondiale della Gioventù
(giunta alla sua XXVII edizione!)
mi pare possa offrirci una immagine
di una vita armonica, bella, in tutte
le sue stagioni.
È commovente. Da tutto il mondo,
folle di giovani si ritrovano per
celebrare la loro fede, per ascoltare,
condividere e crescere insieme. Quest’anno sarà a Rio de Janeiro.
Con chi? Con i loro educatori, che
presto saranno defi nitivamente
adulti (se non lo sono già!); con i
loro Pastori, che sono anziani, e …
con il Papa! E si divertono! Perché
sono giovani – si dirà, come se il “divertimento”
fosse un attributo della
giovinezza. Dissento. Se fosse così,
la nostra società non piangerebbe
i tanti morti del sabato sera, o non
sarebbe costretta ad aggiornare continuamente
e tristemente i dati statistici
relativi al consumo di alcool e
droghe da parte dei minori, che cercano
il divertimento ma non lo trovano.
Inoltre, se il divertimento fosse
appannaggio dell’età giovanile,
occorrerebbe trovare giustifi cazione
anche al divertimento dei “vecchi”
presenti alla GMG. Già, perché tutti
a Rio de Janeiro si rallegreranno!
Cosa accadrà a Rio? La GMG è un
manifesto della giovinezza: ragazzi
che non vogliono sprecare la vita,
ma sono avveduti cercatori d’amore.
La GMG è un elogio all’anzianità:
uomini che hanno a cuore i più
piccoli e si impegnano per farli divenire
grandi, liberi e forti – come fanno
tanti genitori, nonni, bisnonni
– assolvono il compito di un’intera
esistenza, amare.
Moltissimi giovani correranno
all’incontro con papa Francesco!
Simbolicamente, nella GMG è raffi
gurato l’incontro di popoli e di generazioni
con un desiderio prioritario:
amare. “Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la
pace, del messaggero di buone notizie che
annuncia la salvezza, che dice a Sion:
«Regna il tuo Dio».” (Is 52,7)
Questa volta, nella città del Carnevale
e di Copacabana, tutti guarderanno
verso l’immensa statua di
Cristo Redentore, che dal monte
campeggia a braccia aperte su Rio de
Janeiro. Vorranno vedere veramente
Cristo Redentore che accoglie,
ammaestra, santifi ca… e regna! Per
questo tutti si rallegreranno, perché
ancora una volta vedranno Dio, che
è Amore!
Ad Assisi l’incontro spirituale tra papa Bergoglio e San Francesco, figure unite dall’essenzialità
Di Padre Enzo Fortunato
Sono centinaia, migliaia, le lettere, le preghiere, i tweet, gli hastag, che sono giunti alla nostra redazione: dalla grafia tremante del vecchietto, ai centoventi caratteri di Twitter. Ce n’è una che ha catturato l’attenzione dal titolo: «Il saio bianco». Credo che questa poesia pervenutami dalla Puglia, sintetizzi in versi ciò che è avvenuto. Il colore dell’abito francescano generalmente è nero, grigio o marrone e vive della purezza del Vangelo che probabilmente il saio bianco interpreta in maniera emblematica. Non solo per la famiglia francescana ma anche per la società contemporanea, per la politica degli Stati, che guardano con interesse crescente a quest’uomo venuto dalla «fine del mondo» capace di destabilizzare, rivoluzionare e orientare il modo di essere della Chiesa e della Società.
Ecco perché parliamo di incontro storico tra Papa Francesco e San Francesco. Due uomini, l’assisiate e l’argentino che hanno seguito e seguono la direzione dell’essenzialità: il Poverello di Assisi e il figlio di un immigrato per anni impegnato in prima linea accanto agli emarginati delle favelas della sua Buenos Aires. Un incontro denso di significati, all’insegna della povertà della fraternità, della custodia del Creato. Un saio bianco disposto a «sporcarsi» per orientare le coscienze in questi tre percorsi. Probabilmente non sapremo mai cosa si diranno i due protagonisti quando saranno l’uno dinnanzi all’altro, in cripta. Sarà di sicuro un momento così intimo ed emozionante che toccherà le corde del cuore. Ad entrambi. A noi.
Forse Papa Bergoglio confiderà le sue preoccupazioni lasciando a Francesco poche parole: vorrei la Chiesa come l’hai immaginata tu, come l’hai vissuta tu, come l’hai cominciata tu. Oggi possiamo parafrase le parole di Madeleine Belbrêl (1904-1964) di intensa spiritualità e di impegno nella società parigina di allora su San Francesco a Bergoglio: «Io penso, Signore, che tu ne abbia abbastanza della gente che parla di servirti con un piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato. Un giorno in cui avevi voglia d’altro, hai inventato San Francesco e ne hai fatto il tuo giullare. Lascia che anche noi investiamo qualcosa per gente allegra che danza la propria vita con te». Oggi la Chiesa si è «inventata» Papa Francesco. Ecco, dopo 800 anni, l’uomo dal saio bianco.
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