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Con i giovani, con gli ultimi, con i Santi. Le visite più belle di papa Francesco

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

LE VISITE PIU' BELLE DI PAPA FRANCESCO

Ecco le viste più belle di Papa Francesco, ognuna simbolicamente legata a un tema portante del pontificato di Papa Francesco, attraverso la vicinanza con i giovani a Rio de Janeiro, vicino agli ultimi a lampedusa e vicino ai santi, con la visita nella città di San Francesco, ad Assisi.

Papa Francesco a Lampedusa, l'abbraccio agli immigrati
Jorge Bergoglio è il primo Papa a visitare Lampedusa. E non è l'unico primato: quello di oggi è anche il primo viaggio in Italia di Francesco che ha deciso, a sorpresa, di visitare l'Isola, la maggiore delle Pelagie, per 'abbracciare' gli immigrati e per chiedere perdono per questa "strage di innocenti". Il mare, ha detto l'arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, è un "cimitero liquido". Visita lampo La visita lampo di Bergolio inizia alle 9,15 quando l'aereo di Stato proveniente da Ciampino atterrerà all'aeroporto di Lampedusa. Nessun tappeto rosso, niente cerimonia in pompa magna, né politici. Ad attendere il Papa solamente il sindaco dell'Isola, Giuseppina Nicolini, e l'arcivescovo di Agrigento. In auto, il Papa ha raggiunto Cala Pisana, dove si è imbarcato per approdare al Porto di Lampedusa. Al largo, ha lanciato in acqua una corona di fiori, in ricordo di quanti hanno perso la vita in mare. Poi la motovedetta papale ha raggiunto il Porto a Punta Favarola, dove ad attendere Francesco c'era un gruppo di una cinquantina di immigrati, provenienti dai diversi Paesi nordafricani, di religioni diverse. Tra loro c'erano anche musulmani. Alle 10 il Papa ha celebrato la solenne messa davanti al campo sportivo "Arena". rai news

Papa Francesco a Rio de Janeiro per la GMG, un'esperienza meravigliosa
La giovinezza è l’età della strutturazione. mi piace e cosa so fare; cosa penso e a chi penso; come mi sento e con chi “mi sento”. Il corpo, la mente, lo spirito prendono una forma. Grazie alla maturazione di rapporti di amicizia con persone simili e differenti da noi, in particolare per il genere sessuale, durante l’età giovanile ci si misura con se stessi. Chi sei tu? Chi sono io?

La giovinezza è anche l’età nella quale si fanno le scelte che offrono un primo fondamentale orientamento all’esistenza. Pian piano, provocati dalla “scuola della vita” e dai variegati contributi educativi, si perviene alla consapevolezza delle proprie risorse, per implicarle e impiegarle creativamente. Si esperisce e si conosce anche il limite, che in qualche modo ci definisce.


Alla fase giovanile succede, si spera, lo stadio adulto. Questo è il tempo per eccellenza dell’assunzione di responsabilità, della generazione, della progettazione e delle sue realizzazioni. In questo periodo l’instabilità diviene “stabile”. È il preludio all’anzianità, caratterizzata dalla saggezza, che si fissa definitivamente e diviene oltre modo feconda nel tempo della vecchiaia.
Così scorrono gli anni, la vita. Giovani… vecchi. Quale continuità, non tanto biologica, tra queste fasi? La Giornata Mondiale della Gioventù (giunta alla sua XXVII edizione!) mi pare possa offrirci una immagine di una vita armonica, bella, in tutte le sue stagioni.


È commovente. Da tutto il mondo, folle di giovani si ritrovano per celebrare la loro fede, per ascoltare, condividere e crescere insieme. Quest’anno sarà a Rio de Janeiro. Con chi? Con i loro educatori, che presto saranno defi nitivamente adulti (se non lo sono già!); con i loro Pastori, che sono anziani, e … con il Papa! E si divertono! Perché sono giovani – si dirà, come se il “divertimento” fosse un attributo della giovinezza. Dissento. Se fosse così, la nostra società non piangerebbe i tanti morti del sabato sera, o non sarebbe costretta ad aggiornare continuamente e tristemente i dati statistici relativi al consumo di alcool e droghe da parte dei minori, che cercano il divertimento ma non lo trovano.
Inoltre, se il divertimento fosse appannaggio dell’età giovanile, occorrerebbe trovare giustifi cazione anche al divertimento dei “vecchi” presenti alla GMG. Già, perché tutti a Rio de Janeiro si rallegreranno!


Cosa accadrà a Rio? La GMG è un manifesto della giovinezza: ragazzi che non vogliono sprecare la vita, ma sono avveduti cercatori d’amore. La GMG è un elogio all’anzianità: uomini che hanno a cuore i più piccoli e si impegnano per farli divenire grandi, liberi e forti – come fanno tanti genitori, nonni, bisnonni – assolvono il compito di un’intera esistenza, amare.
Moltissimi giovani correranno all’incontro con papa Francesco! Simbolicamente, nella GMG è raffi gurato l’incontro di popoli e di generazioni con un desiderio prioritario: amare. “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».” (Is 52,7) Questa volta, nella città del Carnevale e di Copacabana, tutti guarderanno verso l’immensa statua di Cristo Redentore, che dal monte campeggia a braccia aperte su Rio de Janeiro. Vorranno vedere veramente Cristo Redentore che accoglie, ammaestra, santifi ca… e regna! Per questo tutti si rallegreranno, perché ancora una volta vedranno Dio, che è Amore!

Ad Assisi l’incontro spirituale tra papa Bergoglio e San Francesco, figure unite dall’essenzialità
Di Padre Enzo Fortunato

Sono centinaia, migliaia, le lettere, le preghiere, i tweet, gli hastag, che sono giunti alla nostra redazione: dalla grafia tremante del vecchietto, ai centoventi caratteri di Twitter. Ce n’è una che ha catturato l’attenzione dal titolo: «Il saio bianco». Credo che questa poesia pervenutami dalla Puglia, sintetizzi in versi ciò che è avvenuto. Il colore dell’abito francescano generalmente è nero, grigio o marrone e vive della purezza del Vangelo che probabilmente il saio bianco interpreta in maniera emblematica. Non solo per la famiglia francescana ma anche per la società contemporanea, per la politica degli Stati, che guardano con interesse crescente a quest’uomo venuto dalla «fine del mondo» capace di destabilizzare, rivoluzionare e orientare il modo di essere della Chiesa e della Società.

Ecco perché parliamo di incontro storico tra Papa Francesco e San Francesco. Due uomini, l’assisiate e l’argentino che hanno seguito e seguono la direzione dell’essenzialità: il Poverello di Assisi e il figlio di un immigrato per anni impegnato in prima linea accanto agli emarginati delle favelas della sua Buenos Aires. Un incontro denso di significati, all’insegna della povertà della fraternità, della custodia del Creato. Un saio bianco disposto a «sporcarsi» per orientare le coscienze in questi tre percorsi. Probabilmente non sapremo mai cosa si diranno i due protagonisti quando saranno l’uno dinnanzi all’altro, in cripta. Sarà di sicuro un momento così intimo ed emozionante che toccherà le corde del cuore. Ad entrambi. A noi.

Forse Papa Bergoglio confiderà le sue preoccupazioni lasciando a Francesco poche parole: vorrei la Chiesa come l’hai immaginata tu, come l’hai vissuta tu, come l’hai cominciata tu. Oggi possiamo parafrase le parole di Madeleine Belbrêl (1904-1964) di intensa spiritualità e di impegno nella società parigina di allora su San Francesco a Bergoglio: «Io penso, Signore, che tu ne abbia abbastanza della gente che parla di servirti con un piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato. Un giorno in cui avevi voglia d’altro, hai inventato San Francesco e ne hai fatto il tuo giullare. Lascia che anche noi investiamo qualcosa per gente allegra che danza la propria vita con te». Oggi la Chiesa si è «inventata» Papa Francesco. Ecco, dopo 800 anni, l’uomo dal saio bianco.

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