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Avvenire, Gambassi: San Francesco “parla” al mondo

Giacomo Gambassi Avvenire
Pubblicato il 24-01-2021

Compie cento anni la rivista dedicata al patrono d’Italia che entra nelle case di oltre settanta nazioni

San Francesco è stato un grande giornalista. E a lui si deve un’autentica rivoluzione. Infatti ha trasformato il linguaggio clericale, incomprensibile ai più, in volgare e quindi per tutti, come testimonia il Cantico delle creature». Anche la vena comunicativa del “giullare di Dio” ha ispirato la rivista San Francesco patrono d’Italia, il mensile dalla comunità francescana conventuale di Assisi che compie cento anni. Una pubblicazione che fin dai suoi esordi racconta il Poverello e il suo carisma che «oggi può essere sintetizzato da tre architravi dettate da papa Bergoglio all’inizio del suo pontificato: Francesco uomo dei poveri, uomo della pace e uomo della salvaguardia del Creato», spiega il direttore della rivista, padre Enzo Fortunato, che è anche portavoce del Sacro Convento di Assisi.

In un secolo la testata è rimasta fedele alle origini ma anche «ai segni dei tempi», sottolinea il religioso. Ed è oggi diffusa in tutto il mondo. Sono oltre settanta i Paesi in cui arriva con ai vertici l’Italia, il Brasile, gli Stati Uniti, la Romania, la Germania e l’Argentina; 120mila le copie stampate ogni quattro settimane («E nei mesi della pandemia il numero degli abbonamenti è cresciuto del 56%», rivendica padre Fortunato); cinque le lingue in cui è tradotta: accanto all’italiano, ci sono l’inglese, lo spagnolo, il cinese e l’arabo («E c’è pure il braille per essere accanto ai non vedenti», chiarisce il direttore); molte le firme d’autore che hanno disegnato la copertina: da Botero a Mimmo Paladino, passando per Ennio Morricone, Patti Smith o Nicola Piovani. «Certo i numeri non dicono tutto – precisa padre Enzo –. Due sono le due grandi finestre di approfondimento che apriamo ogni numero: una sull’Italia, l’altra sul mondo. Poi ci sono le rubriche che chiamerei di “formazione francescana” perché declinano nel concreto le intuizioni del santo: ad esempio, guardando all’economia, alla fraternità, alla cultura, all’arte». E sulla scia del Poverello si abbracciano i più fragili o le periferie esistenziali. «Come i carcerati – afferma il frate conventuale –. Perché la rivista entra negli istituti di pena del nostro Paese. E i detenuti, come scrivono nelle lettere che ci inviano, trovano luce nell’esperienza di conversione e rinascita che il santo ha vissuto».

E poi ci sono i malati: quelli degli ospedali dove la pubblicazione diventa “compagna” di degenza. E le scuole. «Le parole di Francesco stanno alla base della nostra lingua. Allora è bene che i ragazzi si confrontino con un “uomo semplice”, come si definiva il santo». La rivista ha il suo cuore nella culla del francescanesimo, la Basilica di Assisi che accoglie la tomba del patrono d’Italia e il Sacro Convento. «Negli ultimi tempi – spiega il nuovo custode, fra’ Marco Moroni – il ruolo di Assisi ha avuto come una progressione. Penso, ad esempio, all’Incontro sulla pace del 1986 con i leader delle grandi religioni voluto da Giovanni Paolo II o ai tanti eventi promossi che mostrano come sia possibile seminare nella vita la fraternità, la riconciliazione, l’attenzione reciproca, la tutela dell’ambiente». A tutto ciò si aggiunge l’“amore” dell’attuale Papa per il Poverello e la cittadina umbra. «Non è un caso – dice il custode – che abbia scelto di firmare qui lo scorso ottobre la sua ultima enciclica Fratelli tutti che insieme con la Laudato si’ ha un’evidente impronta francescana. La fraternità è una questione di vita e di ricerca, nel senso che è sempre qualcosa che va vissuta e costruita». E si torna ai vocaboli del santo. «Sull’esempio di Francesco – osserva padre Fortunato – siamo tenuti a offrire parole che si spoglino dell’apparenza e dell’usa-e-getta; che ribadiscano il primato dell’esistenza e della dignità umana. Servono parole povere, pacificanti e sostenibili. Parole povere per entrare nel cuore delle persone. Parole pacificanti per riconciliare se stessi e una società così fortemente divisa. Parole sostenibili per proporre un nuovo modello di sviluppo».

Proprio le “Parole povere” sono il filo conduttore del ciclo di eventi per celebrare il centenario della testata. Tredici gli appuntamenti in altrettante piazze d’Italia legate al Poverello. «Da piazze di Francesco a nuove agorà multimediali », dice il religioso. Infatti ogni mese si terrà un collegamento web – in presenza quando terminerà l’emergenza Covid – con una delle località protagoniste degli incontri (che verranno trasmessi sul sito sanfrancesco. org, sulla pagina Facebook e You- Tube di San Francesco d’Assisi). Si comincia questa sera alle 21 nel Santuario della Spogliazione di Assisi. «Il mondo cybernetico – conclude il direttore – può permettere di realizzare il sogno di un umanesimo francescano. E la tecnologia può essere adoperata per creare nuovi contenuti e nuovi valori al servizio dell’uomo». Da Avvenire del 24 gennaio 2021.

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