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Ali Agca torna in Vaticano sulla tomba di Wojtyla e deposita due mazzi di rose. Fermato dalla polizia

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Ha depositato due mazzi di rose bianche. Ali Agca lo avevano annunciato dieci giorni fa: «Andrò a pregare sulla tomba di Karol Wojtyla». È stato di parola. E oggi, senza che nessuna segnalazione arrivasse dalle autorità italiane alla sorveglianza vaticana, l’ex “lupo grigio” turco che attentò alla vita di papa Giovanni Paolo II si è recato presso la tomba del Santo polacco per depositare dei fiori nel giorno del 31° anniversario del suo incontro con il pontefice a Rebibbia, avvenuto il 27 dicembre 1983. 

“TORNO SUL LUOGO DEL MIRACOLO” 

«Sono venuto oggi perché il 27 dicembre è il giorno del mio incontro con il Papa», ha affermato Alì Agca, che vive oggi vive a Istanbul. «Alì Agca desiderava portare dei fiori nella cappella dove è sepolto San Giovanni Paolo II e ha potuto farlo senza nessun problema. Non ha nessuna pendenza aperta con il Vaticano. La sua permanenza nella Basilica è stata brevissima», conferma il vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Bendettini. «Sono ritornato nel luogo del miracolo. Qua fu compiuto il terzo segreto di Fatima. Io con l’attentato al Papa ho compiuto un miracolo», ha dichiarato Agca in un’intervista esclusiva in Piazza San Pietro, durante la quale ha spiegato di essere tornato a Roma «dopo 34 anni per gridare che siamo alla fine del mondo. La Madonna di Fatima ha annunciato la fine del mondo». E ha aggiunto: «Sono felicissimo di essere in piazza San Pietro, nel luogo del miracolo e del cristianesimo - ha concluso Agca - Viva Gesù Cristo, l’unico redentore dell’umanità».

FERMATO DALLA POLIZIA 

Agca è stato poi fermato dalla polizia italiana e al momento si trova al commissariato Cavour. Del resto lo aveva detto il 15 dicembre. «Vorrei andare sulla tomba di Giovanni Paolo II, che mi ha fatto visita in carcere. Non ho potuto partecipare ai suoi funerali e quindi vorrei rendergli omaggio come a un fratello spirituale». Alì Agca, oltre trent’anni dopo l’attentato a Papa Wojtyla in Piazza San Pietro, aveva chiesto al governo italiano di concedergli il visto per poter rientrare a Roma. L’ex “lupo grigio”, che ha scontato le sue condanne tra Rebibbia e la Turchia, è recentemente tornato a parlare anche della scomparsa di Emanuela Orlandi, lanciando nuove accuse al Vaticano. «È assolutamente viva e probabilmente è in qualche convento, forse è diventata suora – ha affermato due settimane fa-. Il Vaticano sa tutto, ma nega tutto. Sarà difficile che Emanuela possa riemergere da sola ed è anche difficile che il Vaticano possa consegnarla alla sua famiglia. Questo mistero continuerà per molti anni. Anche Papa Francesco non parla, perché i suoi consiglieri gli dicono di non parlare». 

“FRANCESCO NON MI VUOLE INCONTRARE” 

L’ex terrorista, che ha più volte cambiato versione sulla vicenda, chiama ora in causa il fratello di Emanuela, Pietro, che - sostiene - «sa molte cose, per questo sta combattendo, non è un pazzo, non è un paranoico, sa che c’entra il Vaticano». Poi cita a suo sostegno Vatileaks. «Il corvo, Paolo Gabriele - spiega - ha rivelato alcuni documenti scritti ed in uno di questi si diceva letteralmente a Papa Ratzinger di non parlare mai del caso Orlandi: non è molto strano? È un fatto che porta molti sospetti verso il Vaticano». Agca sostiene di non aver detto ancora tutta la verità sull’attentato a Karol Wojtyla. E definisce i terroristi dell’Isis «criminali impazziti che dimostrano il fallimento dell’Islam» e prende di mira il governo turco «inabissato in un oceano di corruzione». Sostiene che Papa Francesco non è in pericolo, perché «i terroristi islamici potrebbero pensare di ucciderlo, ma credo sarebbe difficile arrivare al Vaticano. Il loro primo obiettivo sono Obama o Netanyahu». Critica quindi l’attuale Pontefice per la scelta di non incontrarlo durante la sua visita in Turchia, nonostante lui avesse chiesto di vederlo. «Il Papa non ha voluto vedermi per non infastidire il governo turco – ha precisato -. A Papa Francesco avrei detto che dobbiamo creare una nuova religione, un nuovo ordine mondiale. Io sono al centro del mistero di Fatima e ho il dovere di edificare una nuova religione per illuminare l’umanità intera». La Stampa

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