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47 cappellani nelle corsie è la task force dell'umanità

Nicolò Fagone La Zita Ansa
Pubblicato il 06-04-2020

Negli ospedali a dare conforto ci sono i religiosi dell'ultimo addio

«Non è possibile stare accanto ai propri cari ricoverati, nemmeno quando stanno per andarsene. Diverse volte ho dovuto riportare ai familiari le ultime parole del loro papà, nonno o zia».

Questa è solo una delle fotografie con cui si può raccontare il coronavirus e le sue conseguenze, un dolore nuovo e sconosciuto. Sia per chi se ne va sia per chi resta. Ma nelle strutture sanitarie non ci sono solo medici e infermieri.

A dare conforto ai malati del Piemonte ci sono in tutto 47 cappellani, una task force dell' umanità, i religiosi dell' ultimo addio. Preti volontari che si sono messi a disposizione della comunità, sfidando il nemico invisibile. Per correre meno rischi hanno un' età media abbastanza bassa, e accettano di avere meno contatti possibili con l' esterno.

Alcuni vivono all' interno dell' ospedale, altri vengono ospitati nelle parrocchie più vicine. Le richieste sono principalmente due: portare i sacramenti a chi sta morendo o il suo ultimo messaggio a chi ama e non può vedere. E così il prete diventa l' ultimo abbraccio fra il malato e i suoi familiari. Tutti usano camici, guanti e mascherine.

«La nostra presenza oggi è ancora più importante», racconta Don Francesco, coordinatore del servizio religioso negli ospedali. «Nessuno deve essere lasciato solo, il primo obiettivo è aiutare il malato a mantenere un minimo di relazione.

Per questi pazienti la paura più grande è la solitudine». Don Luciano Gandino, 55 anni, è il cappellano dell' ospedale San Luigi, una delle strutture che combatte maggiormente il covid. Visita tutti i reparti .

«In quelli di rianimazione le persone sono sedate e intubate, posso fare poco. Giusto un' unzione o una preghiera. In quelli a media e bassa intensità invece si riesce a interagire con i pazienti, anche se a fatica. Alcuni non riescono a parlare, altri nemmeno ad ascoltarti. Io entro sempre in punta di piedi... (Corriere)

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