Le visite dei pontefici
Riflettere sul senso della morte e pregare per i defunti: ecco i due punti principali dell’odierna commemorazione. E viene spontaneo fare ciò in un giorno, chiamato popolarmente la “festa dei morti”. Il 2 novembre tutti, chi più e chi meno, abbelliscono le tombe dei propri cari e sostano in silenzio presso di esse. Gesti semplici che, pur ripetuti ogni anno, non hanno nulla di meccanico e ravvivano la speranza di una continuità dopo la morte.
La preghiera per i defunti è un’usanza antichissima nella Chiesa e dedicare a essa una giornata specifica porta ad alzare gli occhi della mente a quella realtà ultraterrena, chiamata purgatorio. Una realtà questa, che non è da immaginare come luogo di tormenti ma come condizione gioiosa di chi si prepara a possedere in pienezza la vita eterna. E tale preparazione si realizza in un desiderio più forte per Dio e in un amore più puro per Lui, che brucia e purifica. Già perché il “fuoco” del purgatorio non è nient’altro se non il “divino amore”, per usare le parole di una mistica come Caterina di Genova.
In questo circuito d’amore siamo inseriti anche noi, che pregando per quanti ci hanno lasciati rinsaldiamo i nostri vincoli affettivi con loro. Ma le forme di suffragio non si esauriscono nella sola preghiera. La Chiesa, indicando anche l’elemosina come mezzo d’aiuto spirituale per i defunti, ricorda che l’attenzione concreta verso chi è nel bisogno estende i suoi effetti benefici anche al di là della morte. Questa di oggi, dunque, potrebbe meglio essere chiamata “festa dell’amore”. di Francesco Lepore
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