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Vignetta deriva da vigna, perché un tempo si usava decorare la prima pagina di un libro, o anche la prima pagina di ogni capitolo, con tralci, viticci e grappoli.

Questi disegni ci fanno sorridere e sorridere è uno dei doni più belli a disposizione dell'uomo. Basta solo usarlo, questo dono, e il mondo attorno a noi migliora. Per ogni vignetta dobbiamo dire grazie all'artista che l'ha disegnata.

Vignetta deriva da vigna, perché un tempo si usava decorare la prima pagina di un libro, o anche la prima pagina di ogni capitolo, con tralci, viticci e grappoli. Subito siamo portati a vedere colline verdi ricoperte di vigne, dove ogni vite si arrampica, curvando e intrecciandosi, tra l'umidità della terra e il calore del sole. Ed eccoci di nuovo a sorridere con questa immagine di serenità.

La vignette talvolta diventano satira, critica arguta delle debolezze umane. Una satira può essere fatta in tanti modi, unendo prosa, versi, disegni e semplici battute. Satira, dall'antico latino "sátura" ovvero un bel piatto pieno di tanta frutta diversa e tanti tipi di legumi. E ancora una volta, come di fronte alle vigne, l'immagine ci spinge a sorridere. Certo, come in tutte le attività umane, c'è sempre un lato oscuro a cui bisogna prestare attenzione. Il sorriso può essere anche beffardo e malvagio. Bisogna imparare a sorridere, leggermente, lievemente, dolcemente, per apparire subito amabili, favorevoli, sereni, per ispirare letizia, per riuscire graditi, per manifestare i nostri sentimenti.

Dobbiamo ringraziare gli artisti che ci hanno donato queste vignette perché nel disegnare sono maestri di sorrisi. Disegnare, dal latino "de-signare", rappresentare per mezzo di segni un'idea, una situazione, un uomo. Un santo, perché no!? Segni semplici, capaci di arrivare subito in tutti i cuori. Se il mondo oggi ci appare cupo, di fronte a questi segni-disegni proviamo tutti a scambiarci un sorriso come segno di pace.

Di padre Enzo Fortunato e Roberto Olla