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"A tu per tu" con Angelo Branduardi, nuovo "cavaliere della tavola rotonda".

Antonio Tarallo wikipedia.org
Pubblicato il 29-10-2019

Il suo ultimo album, il rapporto con San Francesco, la speranza di un mondo migliore

“Trovare Dio è cercarlo ancora”, così si esprimeva uno dei monumenti della Fede, Sant’Ignazio di Loyola. L’eco di questo “assioma spirituale” - definiamolo pure così - risuona nella mente, poco dopo aver parlato con Angelo Branduardi, trovatore del nostro secolo. In lui - si sa - si fondono diverse “anime musicali”, un po’ come risuona l’orchestra nel finale del primo atto del Don Giovanni di Mozart. Fusione di generi, che - in una complessa architettura musicale - riescono a trovare un equilibrio sublime, d’incanto.

Così come si rimane incantati dopo l’ascolto di “Cammino dell’anima” musicato dal “menestrello” Branduardi, ispirato all’opera poetica medioevale di Ildegarda di Bingen, la monaca benedettina tedesca, canonizzata da Benedetto XVI, nel 2012. “Cammino dell’anima” sorprende sia per la densa poeticità dei versi ( i testi sono di Luisa Zappa, tradotti e rielaborati dall’opera originale di Hildegard von Bingen), sia per la composizione musicale che proprio quando sembra portarti dritto in Paradiso - tanto da farti riuscire, quasi, a sfiorare il volto di Dio - ti riprecipita in questo mondo, fatto di terra, di humus. Un andamento dilemmatico-altalenante che ti conduce verso l’alto: in fondo, è lo stesso cammino dell’anima di ogni uomo, è lo stesso cammino di Branduardi.

Lo raggiungiamo telefonicamente durante il tour dell’album. Voce pacata, elegante, che nel timbro racchiude tutta la discrezione del personaggio. Non ama “apparire”, ma “essere”. E in un mondo come questo, è dono raro, rarissimo. I contenuti del suo argomentare, del suo cortese rispondere alle domande, collimano con la “forma” in cui vengono espressi: fermi, saldi, correlati da esempi della vita e della storia, della filosofia, e della teologia, ma - al contempo - disponibili al dialogo, in quella vera umiltà che è, e può essere solo presente nei grandi personaggi. Anzi, persone.

E poi c’è il binomio “San Francesco-Angelo Branduardi” che - ormai - dal 2000, siamo abituati a fare, dall’uscita de “L’infinitamente piccolo”, racconto musicale della vita del santo di Assisi che - ancora oggi, a distanza di venti anni circa - fa tanto parlare e che desta, in chi l’ascolta, viva commozione. “La musica è l’arte più astratta e, dunque, la più vicina all’assoluto”, così ama dire Branduardi più volte, e lo ha ribadito, anche in questo nostro dialogo. “L’infininatemente piccolo”, ne è chiara testimonianza. L’album, poi, divenne uno spettacolo - ricco di suggestioni, di immagini - che tutti ricorderanno, “La lauda a Francesco”. Tra Assisi e il compositore lombardo c’è un legame profondo, vivo e sempre attuale. Non a caso, ha scelto la data dello scorso 4 ottobre, per l’uscita dell’album dedicato ad Ildegarda. Si sa, fra santi ci si capisce. E, con un sorriso sornione, perchè non immaginare i due santi in ascolto dell’album? Allora, mentre loro sono impegnati in questo “immaginario quadro”, ascoltiamo le risposte di Branduardi alle nostre domande.

Direi di iniziare proprio dal suo ultimo album, “Cammino dell’anima”. Come è nata questa idea?

Avevo sentito parlare un amico musicista di questa donna straordinaria, che nell’anno mille scriveva musica bellissima. E la nostra conversazione era rimasta ferma solo nella mia memoria. Poi, non so neanche io il perchè, a un certo punto, mi è venuto in mente di andare a trovare un po’ di “roba” di questa donna che mi aveva così tanto incuriosito...non è stata una ricerca proprio facile, bisogna dirlo. Ho cominciato, allora, a visionare tutto il materiale. E, con mia enorme sorpresa, con stupore, mi sono trovato di fronte a una “marziana”. Sì, una marziana! Era sì una badessa, una religiosa, ma allo stesso tempo era un’erborista, una dietologa, una medichessa e...chi più ne ha più ne metta. Molto probabilmente se fosse vissuta duecento anni dopo sarebbe stata certa messa sul rogo. Non è un caso, certo, che il processo di canonizzazione, nato subito dopo la sua morte, si sia concluso solo molto tempo dopo. Dobbiamo a Papa Benedetto XVI, la sua canonizzazione e l’averla dichiarata “Dottore della Chiesa”, al pari di Santa Caterina, Santa Teresa d’Avila. Mi sono trovato davanti a un materiale così così poetico che ho pensato semplicemente di prendere le cose più belle, più attuali. Ma non immaginavo, certo, tutto questo successo, un po’ come è stato per “L’Infinitamentente piccolo” per San Francesco, nel 2000.

“La superbia del drago nell’abisso sprofonderà”, questo uno dei versi del “Cammino”. Fa molto riflettere. Fa riflettere sul mondo che stiamo vivendo, oggi. Basta guardarci in giro, seguire l’Informazione, e ci accorgiamo di quanto questo verso possa assurgere a una speranza che tutti ci auguriamo...potrebbe essere considerato, forse, uno dei messaggi più importanti contenuti nell’album?

Certo! Vede, mi rendo conto di quello che stiamo passando in questo momento: “una guerra mondiale a pezzetti”, come dice papa Francesco. E’ un panorama certamente preoccupante: condizioni climatiche spaventose, guerre terrificanti, e tante, tante altre cose che non vanno. Che destano giustamente preoccupazione. Tutte queste cose, non sono altro che frutto del male. Io non lo chiamo diavolo, ma “male”, perchè purtroppo il male c’è, esiste. E’ il “drago” del verso citato. Ma, al contempo, anche se sono di natura malinconica (non posso negarlo) vedo tanti segni positivi che prima non vedevo. Ci stiamo “svegliando”. Per esempio, la stessa piccola Greta, è segno di qualcosa che sta cambiando. Anche perchè deve cambiare, perchè se no - non accorgendosene - saremo portati all’autodistruzione. Un po’ come avvenne all’epoca dei dinosauri. In quel caso un meteorite era caduto sulla terra...nel nostro caso, è come se corressimo il rischio di costruirci da soli il meteorite!

Veniamo a uno dei brani più belli, più sublimi dell’album. E quello dal titolo “L’ estasi-Il Figlio”, una ninna nanna che culla il mondo di oggi, potremmo definirla. E’ la ninna nanna di Maria, un po’ come era accaduto per “Stella mattutina” de “L’infinitamente piccolo”. La presenza di Maria è tenera, nella sua musica...

La cosa che più mi ha colpito nel comporla - e mi sono fermato a rifletterci molto - è stata quella prima parola: “Generosa”. “Ge-ne-ro-sa”: nessuno mai ha pensato di dare questo titolo alla Madonna. La trovo di una forza, di una potenza, di una originalità incredibile. Un incipit “da brivido”, così tenero, così divino...

...ma allo stesso tempo così terreno, anche musicalmente. E, allora, la domanda è così naturale: chi è, cosa rappresenta la Madonna, per Angelo Branduardi?

Beh, partiamo dal fatto che la mia fede non è un’autostrada. La mia strada è, in realtà, il cammino stesso. Mille volte ho avuto dubbi, mille volte sono caduto, mi sono rialzato e ho continuato a camminare di qua e di là. Io cerco. Un po’ come facevano i “cavalieri della tavola rotonda”. La chiamavano “La ricerca” con la “R” maiuscola. Loro cercavano il Graaal, e forse non si chiedevano neanche se esisteva o no. Quello che importava era la ricerca. E, in questa ricerca, io cerco fra tutto, sì Maria.

E, veniamo, ora a San Francesco, al suo “L’infinitamente piccolo” del 2000. C’è un episodio a cui lei è molto legato. Il famoso incontro tra il sultano d’Egitto e Francesco. Tra l’altro, proprio quest’anno, sono stati celebrati gli ottocento anni dal fatidico incontro.

Beh, in quell’episodio possiamo riusciamo a vedere un Francesco non soltanto santo, ma era anche incredibile mediatore. E’ nota la storia che molte città lo chiamavano per risolvere discordie e inimicizie. Era sì, davvero un grande mediatore! E, in quell’incontro con il sultano, Francesco, nel XIII secolo, dimostra quello che noi, nel nostro secolo, non riusciamo a fare! Ha avuto il coraggio di parlargli, con cuore libero, sincero. E questo, ha colpito il sultano, tanto da farli divenire addirittura fratelli. E così, il sultano, gli fa dono di questo strumento così bello, prezioso: l’olifante, dal suono bellissimo. Ecco, io che sono riuscito a vederlo da vicino, al Sacro Convento, posso dire: trovarmi di fronte a simile oggetto, mi ha messo i brividi. Per il significato che c’è dietro: un pegno fra due nemici! Un qualcosa di incredibile, davvero! Eh, se ci fosse Francesco oggi, chissà quante questioni potrebbe risolvere! Ci vorrebbe proprio, un San Francesco, oggi…

Beh, almeno ci auspichiamo che possa nascerne uno nuovo...

Mah, magari è nato, e non lo sappiamo ancora…

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