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«Domenica non faccio la spesa» La Chiesa chiede la firma ai fedeli

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Il piano di battaglia, teoria e pratica della lotta allo shopping domenicale, è condensato in 28 pagine disponibili sul sito della Commissione «Nuovi stili di vita» della diocesi di Padova. Lo ha messo a punto padre Adriano Sella, missionario saveriano tornato dal Brasile per occuparsi di una cappella tra le fabbriche, nel mezzo della zona industriale di Padova, dopo che il vescovo Antonio Mattiazzo gli ha chiesto di sensibilizzare le parrocchie sul tema del lavoro obbligato nel giorno dedicato al Signore. Chi meglio di lui, chiamato a dire messa ogni giorno nel cuore della «città del lavoro », in una chiesa dedicata a «San Giuseppe lavoratore»? A leggere quelle pagine, alla base di un boicottaggio che ha preso il via domenica sui sagrati padovani per continuare fino a Pasqua, s'intuisce che padre Sella è uomo di filosofia, ma anche (e soprattutto) uomo d'azione, tanto che ai «tavoli di riflessione» ed al «pressing istituzionale », affianca «5 azioni concrete», qui e subito, per convincere negozianti, Comuni e perché no, perfino il governo, ad abbassare le saracinesche il settimo giorno.

C'è la lista bianca con l'elenco dei negozi e dei supermercati che rimangono chiusi alla domenica, da esporre nelle bacheche delle Chiese e nei bollettini parrocchiali, e la campagna per incentivare i fedeli a fare acquisti lì, anziché altrove, organizzandosi in gruppo; c'è la raccolta firme che impegna nero su bianco a fare la spesa durante la settimana ed il team che anima la domenica provando a fare della parrocchia un luogo più divertente di un centro commerciale; e ci sono, infine, gli striscioni provocatori, da appendere all'esterno, con la scritta «la Chiesa è aperta anche alla domenica». Il piano è piaciuto agli altri parroci, ma anche alle catechiste, ai responsabili dei patronati ed ai volontari delle Acli perché, per dirla con le parole di Rita, catechista al Buon Pastore dell'Arcella, «ci permette finalmente di dare una risposta a chi ci chiede: ma voi cristiani, a parte parlare, cosa fate contro i negozi aperti la domenica?». Padre Adriano viene invitato quasi ogni domenica in una parrocchia diversa (oggi sarà al Crocefisso), dove dopo aver detto messa spiega come si può lottare contro i colossi dello shopping. Illustra il piano e lascia ogni comunità libera di scegliere se e come aderire. Al Buon Pastore, ad esempio, inizieranno oggi con la raccolta degli impegni scritti: «Per recuperare la domenica come giorno di festa - si legge nel volantino che verrà distribuito tra i fedeli - mi impegno a non andare a fare la spesa alla domenica, per non sostenere con i miei consumi l'apertura dei centri commerciali nei giorni festivi, boicottando quindi lo shopping domenicale ». Segue spazio per firmare. Domenica prossima, a Maserà, don Francesco Fabris alzerà una tenda per fare altrettanto: «Qualcosa dobbiamo pur inventarci, di fronte a queste mamme e questi papà che non vedono più i loro figli, non riescono più a stare insieme, non hanno più neppure il tempo per venire a pregare».

Il gruppo di animazione domenicale è pronto a Cazzago e a Due Carrare, ma il boicottaggio assume mille forme e le adesioni aumentano di giorno in giorno. Si fatica a stargli dietro. «La cosa più difficile sarà convincere il rettore di Sant'Antonio a chiudere il negozio di souvenir - ha detto padre Adriano a La Repubblica -ma se non diamo il buon esempio noi...». Il vescovo di Padova per ora ha preferito non intervenire. Le sue parole sulla «domenica delle tre erre: Relazioni, Riposo, Risorto », però, campeggiano nella prefazione al documento di padre Adriano, sul dorso dei volantini con l'impegno solenne, e insomma, ricordando le occasioni in cui monsignor Mattiazzo si è speso contro il lavoro festivo, tutti sono convinti che la campagna abbia la sua benedizione. «Le ragioni che sono all'origine dell'iniziativa della diocesi di Padova sono religiose e dunque del tutto personali - commenta il presidente di Confcommercio, Massimo Zanon - ma siamo felici che anche la Chiesa si unisca alla nostra battaglia contro le liberalizzazioni che, l'abbiamo detto fin dall'inizio, spaccano ogni equilibrio familiare ed economico. Anche chi un tempo si batteva per le aperture senza limiti, soprattutto nella grande distribuzione, ora si sta ricredendo: è stato un errore, si deve cambiare».(Corriere della Sera)

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