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Visitazione della Beata Vergine Maria. San Francesco la circondava di amore

Francesco Lepore
Pubblicato il 30-11--0001

Celebrata attualmente il 31 maggio, quella della Visitazione può considerarsi una festa tipicamente francescana. Essa sarebbe stata imposta all’Ordine da s. Bonaventura durante il Capitolo tenutosi a Pisa nel 1263. Benché si tratti di un dato privo di riscontri documentali, la fortuna di questa tradizione è da leggersi alla luce dell’indiscusso apporto dato dai Frati Minori alla propagazione della ricorrenza mariana. D’altra parte a dotare la festività di una Messa propria fu un Papa Francescano quale Sisto IV (1471-1484).

La prima notizia sicura risale al 1386, quando l’arcivescovo di Praga Jan Jenstein stabilisce che nella propria diocesi si faccia memoria liturgica della Visitazione il 28 aprile di ogni anno. A quale scopo? Quello di ottenere, per l’intercessione di Maria, la fine dello scandaloso scisma che dal 1378 vede contrapposti contemporaneamente due pontefici, rivendicanti entrambi la legittimità della propria elezione. A tal fine il presule scrive a Urbano VI (papa della cosiddetta “obbedienza romana”) perché estenda all’intera Chiesa la nuova celebrazione. Richiesta, questa, che è accolta nel 1389 con la bolla Salvator noster, che fissa la festa al 2 luglio con vigilia e ottava. Ad impedirne però la promulgazione sopravviene la morte di Urbano VI. Ci penserà il successore Bonifacio IX a darne attuazione nel 1390 con la Dudum felicis recordationis. La decisione presa a Roma non riceve però applicazione alcuna nelle regioni d’obbedienza avignonese.

Bisognerà attendere il 1441 per vedere riconfermata la bolla di Bonifacio IX dal Concilio di Basilea, convocato per risolvere una volta per tutte la decennale dilacerazione della cattolicità. Anche se la decisione risale a una fase in cui l’assise è ormai delegittimata, essa tuttavia fa sì che la Visitazione si imponga a tutta la Chiesa. Realtà, questa, che viene ufficializzata da Niccolò V nel 1451. La festa viene popolarmente conosciuta sotto l’ulteriore titolo di Madonna delle Grazie con riferimento all’atto di mediazione materna compiuto da Maria nel primo incontro con la cugina Elisabetta. Sono i Frati Minori a diffondere ovunque tale devozione grazie, soprattutto, all’impulso datole da un predicatore eccezionale quale s. Bernardino da Siena.

Nel 1568 a seguito della revisione dei libri liturgici, disposta da Pio V, la Visitazione conserva il rito doppio ma è privata di vigilia e ottava nonché dei formulari propri per Messa e Ufficio, approvati da Sisto IV. Nel 1602 Clemente VIII ne fa una festa di rito doppio maggiore e dispone nuovi testi liturgici per la celebrazione. Elevata a rito doppio di II classe da Pio IX nel 1850, essa è fissata quale festa dal Calendario liturgico del 1969 (promulgato all’indomani del Vaticano II) al 31 maggio, per fare in modo che sia celebrata - in conformità al racconto evangelico - tra l’Annunciazione del Signore e la Natività di S. Giovanni Battista. IL SI' DI MARIA COMMUOVE FRANCESCO di Milvia Bollati La devozione a Maria percorre tutta la vita di Francesco come ricordano i suoi biografi . “Circondava di un amore indicibile la Madre di Gesù, perchè aveva reso nostro fratello il Signore della maestà. A suo onore cantava lodi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere”. Così scrive Tommaso da Celano, alludendo alla preghiera di Francesco, una preghiera che si alza nella lode e alla quale unisce tutto l'affetto del cuore. � il sì di Maria a commuovere Francesco, quel sì che ha reso Gesù nostro fratello e che “ci ha ottenuto la misericordia” come precisa Bonaventura. Il dottore serafi co riprende, quasi alla lettera, le parole di Tommaso da Celano, aggiungendo che, per la sua devozione, Francesco scelse Maria come “avvocata sua e dei suoi”. Di Francesco conosciamo una preghiera a Maria di rara intensità e bellezza, costruita secondo un crescendo di immagini che eleva alla contemplazione della Madre di Dio e del mistero che in Lei si è compiuto. � il Saluto alla Beata Vergine che appare modellato sulla preghiera mariana per eccellenza, l'Ave Maria. Percorre questa lode un'immagine di Maria come luogo della presenza. Lei “eletta dal santissimo Padre celeste, consacrata insieme con il santissimo suo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito”, in cui è “ogni pienezza di grazia e ogni bene”, è “suo palazzo”, “suo tabernacolo”, “sua casa”, “suo vestimento”, “sua ancella”. Un crescendo che trova il suo vertice nel saluto fi nale: “Ave, Sua Madre”. Francesco volle che prima del salmo di ogni Officio fosse recitata una antifona proprio in lode di Maria, in cui ancora riecheggia questa lode trinitaria: “Santa Maria Vergine, non vi è alcuna simile a te, nata nel mondo, tra le donne, Figlia e ancella dell'altissimo sommo Re, il Padre celeste, Madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, Sposa dello Spirito Santo, prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze dei cieli e con tutti i santi presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e Maestro”. Vi è anche una dimensione mariana nella spiritualità di Francesco che si lascia modellare dall'esempio della Vergine. Il suo è un atteggiamento di accoglienza del Figlio, fattosi Parola, così come Maria lo ha accolto in s� e nell'obbedienza si lascia generare dalla Parola. Sono bellissime le parole che Francesco scrive nella Lettera a tutti i fedeli, glossando Mt 12, 49-50. Infi ne Maria è modello di sequela nella povertà. Gesù si è fatto povero insieme a Lei. Così scrive Francesco nella stessa Lettera: “Egli, essendo ricco più di ogni altra cosa, volle scegliere insieme alla sua madre beatissima la povertà”, un tema sul quale ritorna più volte e che ancora si fa sentire nella Regola non bollata. *** VERGINE FATTA CHIESA di Felice Accrocca Francesco nutriva una devozione fi liale nei riguardi della Madre del Signore, che definiva, con espressione di straordinario spessore teologico, come la “Vergine fatta Chiesa”. In lei, “Sposa dello Spirito Santo”, egli contemplava non tanto la grandezza dei doni divini ricevuti, che pur aveva costantemente presenti, ma l'umile sequela del Cristo, la sua inimitabile storia di comunione con il Figlio divino, la straordinaria esperienza di vita che la portò a condividere � come nessun'altra creatura � la vita quotidiana del Salvatore. Per un lungo spazio di trent'anni Madre e Figlio vissero l'uno accanto all'altra, assimilandosi reciprocamente. Maria, perciò, condivise in tutto e per tutto le scelte di Lui. Secondo Tommaso da Celano, l'amore “indicibile” che Francesco nutriva per la Madre di Cristo era motivato dal fatto che Ella “aveva reso nostro fratello il Signore della maestà”. Nella Lettera a tutti i fedeli, il Santo ricorda infatti che “l'altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità. Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà”. Maria � dunque � ha dato a Cristo la sua carne e Cristo, assieme a Lei, ha scelto la povertà. Ecco dunque svelata la grandezza della Madre: partecipò appieno alle scelte del Figlio divino, eleggendo � come Lui � una vita povera, perch� la “santa povertà � dice ancora Francesco � confonde la cupidigia e l'avarizia e le preoccupazioni del secolo presente”. Tanto che, rimproverando un frate che si era espresso in modo negativo su un poveraccio, da lui giudicato ricco nel desiderio, Francesco gli disse: “Quando vedi un povero, fratello, ti è messo innanzi lo specchio del Signore e della sua Madre povera”. Ed è ancora Tommaso a riferire che egli “non poteva ripensare senza piangere in quanta penuria si era trovata”, alla nascita del Figlio, “la Vergine poverella”. “Una volta, mentre era seduto a pranzo, un frate gli ricordò la povertà della beata Vergine e l'indigenza di Cristo suo Figlio. Subito si alzò da mensa, scoppiò in singhiozzi di dolore, e col volto bagnato di lacrime mangiò il resto del pane sulla nuda terra. Per questo � specifi ca l'agiografo � chiamava la povertà virtù regale, perch� rifulse con tanto splendore nel Re e nella Regina.” La tradizione cristiana si è sforzata di attribuire a Maria i titoli più belli e più altisonanti; l'ha rivestita con scettri e corone, poich� Regina potente presso il trono dell'Altissimo. Tutto ciò � che è vero e sacrosanto � non deve però farci dimenticare la causa di tanta grandezza, scaturita da una risposta di fede e da una partecipazione piena alle umili scelte del Salvatore. Una realtà, questa, che Francesco ebbe sempre presente.

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