approfondimenti_francescani

Le religioni e la pedagogia del dialogo (3)

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001



Non sempre il dialogo è facile. Per i cristiani, però, la paziente e fi duciosa ricerca di esso costituisce un impegno da perseguire sempre. Contando sulla grazia del Signore che illumina le menti e i cuori, essi restano aperti e accoglienti verso quanti professano altre religioni. Senza smettere di praticare con convinzione la propria fede, cercano il dialogo anche con chi cristiano non è. Essi tuttavia sanno bene che per dialogare in modo autentico con gli altri è indispensabile una chiara testimonianza della propria fede. Questo sforzo sincero di dialogo suppone, da un lato, l'accettazione reciproca delle differenze, e talora persino delle contraddizioni, come pure il rispetto delle libere decisioni che le persone assumono secondo la propria coscienza. È quindi indispensabile che ognuno, a qualsiasi religione appartenga, tenga conto delle inderogabili esigenze della libertà religiosa e di coscienza, come ha ben posto in luce il Concilio Ecumenico Vaticano II (cf. Dignitatis humanae, 2).
Esprimo l'auspicio che tale solidale convivenza possa avverarsi anche nei Paesi in cui la maggioranza professa una religione diversa da quella cristiana, ma dove vivono immigrati cristiani, che purtroppo non sempre godono di una effettiva libertà di religione e di coscienza. Se tutti saranno animati da questo spirito, nel mondo della mobilità umana, quasi come in una fucina, verranno a crearsi provvidenziali possibilità di un dialogo fecondo, nel quale non sarà mai smentita la centralità della persona.
È questa l'unica via per alimentare la speranza “di allontanare lo spettro delle guerre di religione che hanno rigato di sangue tanti periodi della storia dell'umanità”, e hanno forzato non di rado tante persone ad abbandonare i propri Paesi. È urgente operare affi nché il nome dell'unico Dio diventi, qual è, “sempre di più un nome di pace e un imperativo di pace” (cf. NMI 55) (Giovanni Paolo II, Messaggio per la 88a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato Migrazioni e dialogo interreligioso).
Nel nostro contesto, frammentato e precario, le religioni possono costituire un valido aiuto nel progettare esperienze di fraternità e di dialogo fondate sul rispetto reciproco, sulla fi ducia, partendo dal territorio abitato, dalle esperienze “in loco”, dalle risorse comuni, dalle piccole forze e progettualità. Occorre guardarsi attorno per riconoscere la presenza dello straniero, nella consapevolezza – però – che l'altro è già in mezzo a noi, che lo straniero è dentro di noi. Il dialogo globalizzato, o la comunicazione virtuale, priva di relazionalità, può divenire efficace, signifi cativo, se sostenuto da incontri locali, da piccole esperienze di vita quotidiana. Si tratta di passare dai “non luoghi” (oramai divenuti “super luoghi”), gli spazi anonimi e impersonali delle metropoli (stazioni, centri commerciali, metrò), ai “luoghi abitati”, gli spazi personalizzati ove è possibile tessere legami d'amicizia e relazioni fraterne (le comunità religiose).
In questo, anche la Chiesa cattolica dovrebbe essere avvantaggiata perché “esperta in umanità” e in quanto per sua natura è dialogica, missionaria, posta nel mondo per annunciare Cristo.

di Edoardo Scognamiglio

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA