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Sport e Cristianità, Balotelli: bad boy non equivale a successo di Carlo Nesti

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

"Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra" (Gen 6,5). Esiste un momento, nella Bibbia, in cui Dio si pente di avere creato gli uomini, e vorrebbe cancellarli tutti, meno Noè. Immaginate un foglio, e una serie di schizzi a matita: un colpo di gomma, e il foglio torna vuoto, come all'inizio.

A volte, anche nello sport salgono alla ribalta figure in grado di incantare nel gioco, ma di deludere nella vita. Sono i famigerati “bad boys”, che, proprio attirando l'attenzione dei giovani, in quanto vincenti, fanno credere ai fans che il loro comportamento, nel “privato”, sia ugualmente vincente.

Nel calcio azzurro, dopo l'era-Cassano, il “portabandiera” della categoria si chiama Mario Balotelli. E' un atleta noto da così tanto tempo, che ci si dimentica la sua età: 22 anni. Con questo, non voglio liquidare il discorso sul nascere, ma spiegare come non esiste un rapporto sensato riflettori-persone.

Sotto i riflettori, simbolo dell'universo mediatico, dovrebbero andare, in un mondo giusto, più gli individui, almeno, “over 30”, che non i “bambini”. Se un messaggio deve essere amplificato un milione di volte, è chiaro che ci si fidi più della “vita vissuta” dai meno giovani, che dai giovanissimi.

Non avviene, e non sono sicuramente io a potere cambiare la realtà, ricordando che, nella Bibbia, le decisioni spettavano agli anziani. Mi accontenterei soltanto che chi segue certi campioni non cadesse in una trappola. Non esiste una relazione diretta “bad boys”-successo: più sono anti-conformista, più mi impongo.

Per rimanere nell'ambito del calcio, lo stesso paese nel quale è nato Maradona, “bello” sul campo, e “dannato” fuori”, ha messo al mondo Lionel Messi, per 3 volte vincitore del Pallone d'Oro. Ebbene: questo ragazzo di 25 anni, appena 3 più di Balotelli, è l'anti-personaggio per eccellenza.

E' corretto in partita, esemplare negli allenamenti, ed estraneo al gossip. Guai a pensare, dunque, che la presunta “malvagità” (cinismo-esibizionismo) sia la condizione per sbaragliare la concorrenza, in tutti i settori della vita. I potenti, spesso, non hanno la faccia simpatica, ma, grazie al Cielo, non è una regola fissa.

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