Le visite dei pontefici
Non ci saranno rallentamenti.
La causa di
canonizzazione del
Servo di Dio, Giovanni
Paolo II, è
ormai sull'abbrivio.
Si guarda al 2010. A
90 anni dalla nascita
di Karol Wojtyla
e a cinque anni dalla
sua scomparsa. Forse
in aprile/maggio, forse
in ottobre.
Con grande dispendio
di mezzi mediatici,
il quotidiano “La Stampa” ha
sollevato nelle settimane
scorse il problema
del fi tto carteggio
fra Wanda Poltawska
e Giovanni
Paolo
II.
Una corrispondenza senza precedenti nella
storia della Chiesa fra un Papa e una donna
che richiama, per un gioco di specchi,
i rapporti spirituali ed affettivi fra grandi
uomini e donne. È il caso, ad esempio,
di San Francesco e Santa Chiara. Sodalizi
spirituali che, spesso, hanno irradiato cultura
e civiltà, hanno innalzato cattedrali
di pensiero, irrobustito le anime assetate
di assoluto. La vicenda di Wanda si incornicia
perfettamente nella biografi a umana
di Karol Wojtyla.
“Umano, troppo umano”,
diceva Nietzsche. Si attaglia perfettamente
alla parabola di un Papa che ha sempre
voluto essere considerato un uomo. Santo
perché profondamente uomo, dunque: un
“innamorato” delle donne. La beatifi cazione
si farà. E sarà Papa Benedetto XVI (a
Cracovia? a Roma?) ad elevare alla gloria
degli altari questo “uomo universale”. Ma c'è
un'idea che mi fa sognare. Una proposta
che vorrei fare. Per questo sono andato a
rileggermi il “Testamento spirituale” di Giovanni Paolo II. Un testo fi n troppo dimenticato,
quasi – per il fatto che si presenta
incompleto essendo stato integrato più
volte dallo scomparso Pontefi ce – non abbia
la dignità di un lascito, di un memento,
di una reliquia.
Il “Testamento” ha una
redazione tormentata. Appunti sparsi, fatti
specie durante gli esercizi spirituali. Dalla
prima stesura del 6 marzo 1979, al testo
più ampio del 12/18 marzo 2000. Il grande
Papa tergiversa. Le ragioni di Stato e le ragioni
del cuore in conflitto.
“Del luogo (della
sepoltura) decida il Collegio Cardinalizio e i
Connazionali”; “Sul luogo chiarisco che ho in
mente: il metropolita di Cracovia o il Consiglio
Generale dell'Episcopato della Polonia – al Collegio
Cardinalizio chiedo intanto di soddisfare
in quanto possibile le domande dei su elencati”
(così la versione italiana del 5 marzo 1982).
Il 3 marzo 1985 Giovanni Paolo II ha un
ripensamento: “Il Collegio Cardinalizio non
ha nessun obbligo di interpellare su questo argomento
i Connazionali; può tuttavia farlo, se
per qualche motivo lo riterrà opportuno”. Alla
morte di Papa Wojtyla, sappiamo che il
Collegio Cardinalizio optò per la “soluzione
romana”. Giovanni Paolo II fu seppellito
nelle Grotte Vaticane accendendo
il più clamoroso pellegrinaggio di questo
inizio di millennio sulla tomba di un Pontefice. Ma senza voler forzare: era proprio questa la volontà, lo “slancio del cuore” di
Karol Wojtyla? E c'è un modo per porvi
rimedio? Sicuramente c'è. Ed è di prendere
la decisione di riportare, subito dopo la
beatifi cazione o la canonizzazione di Giovanni
Paolo II, l'urna col corpo glorificato
del più grande polacco di tutti i tempi nella
sua Polonia. Mi fa difetto, forse, il fatto
di immaginare lo stupefacente scenario di
un treno che, facendo tappa nelle principali
città europee e della Polonia, permette
ad un popolo intero di inginocchiarsi e di
pregare, di “vedere e toccare” il più grande
dei compatrioti, l'uomo che ha abbattuto
i muri, che ha invocato la discesa dello
Spirito su una terra tanto venerata ed
amata.
A pensarci mi viene la pelle d'oca.
Sarebbe, però, una scelta profetica. Un
fi ume di grazia inonderebbe questa parte
dell'Europa assumendo i contorni di un
“pellegrinaggio pentecostale”. Non è un'idea
balzana. Quanti santi girano per il mondo.
Pensiamo solo a Santa Teresina di Lisieux.
E non sarebbe neppure il primo Papa.
“Vivo o morto ritornerò” rassicurò commosso
il patriarca di Venezia, il cardinale Giuseppe
Melchiorre Sarto, il 20 luglio 1903
alla stazione ferroviaria davanti ad una
grande folla. Il cardinale Sarto verrà eletto
Papa col nome di Pio X. Sarà beatifi cato
nel 1951 e canonizzato nel 1954. Quella
promessa non cadde nel vuoto. “Vivo o
morto ritornerò”. E ci tornò trionfalmente in
un'urna di cristallo, con autorizzazione di
Giovanni XXIII, dal 12 aprile al 10 maggio
del 1959.
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA