approfondimenti

Riportiamo Giovanni Paolo II in Polonia

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001



Non ci saranno rallentamenti. La causa di canonizzazione del Servo di Dio, Giovanni Paolo II, è ormai sull'abbrivio. Si guarda al 2010. A 90 anni dalla nascita di Karol Wojtyla e a cinque anni dalla sua scomparsa. Forse in aprile/maggio, forse in ottobre.
Con grande dispendio di mezzi mediatici, il quotidiano “La Stampa” ha sollevato nelle settimane scorse il problema del fi tto carteggio fra Wanda Poltawska e Giovanni Paolo II. Una corrispondenza senza precedenti nella storia della Chiesa fra un Papa e una donna che richiama, per un gioco di specchi, i rapporti spirituali ed affettivi fra grandi uomini e donne. È il caso, ad esempio, di San Francesco e Santa Chiara. Sodalizi spirituali che, spesso, hanno irradiato cultura e civiltà, hanno innalzato cattedrali di pensiero, irrobustito le anime assetate di assoluto. La vicenda di Wanda si incornicia perfettamente nella biografi a umana di Karol Wojtyla.
“Umano, troppo umano”, diceva Nietzsche. Si attaglia perfettamente alla parabola di un Papa che ha sempre voluto essere considerato un uomo. Santo perché profondamente uomo, dunque: un “innamorato” delle donne. La beatifi cazione si farà. E sarà Papa Benedetto XVI (a Cracovia? a Roma?) ad elevare alla gloria degli altari questo “uomo universale”. Ma c'è un'idea che mi fa sognare. Una proposta che vorrei fare. Per questo sono andato a rileggermi il “Testamento spirituale” di Giovanni Paolo II. Un testo fi n troppo dimenticato, quasi – per il fatto che si presenta incompleto essendo stato integrato più volte dallo scomparso Pontefi ce – non abbia la dignità di un lascito, di un memento, di una reliquia.
Il “Testamento” ha una redazione tormentata. Appunti sparsi, fatti specie durante gli esercizi spirituali. Dalla prima stesura del 6 marzo 1979, al testo più ampio del 12/18 marzo 2000. Il grande Papa tergiversa. Le ragioni di Stato e le ragioni del cuore in conflitto.
“Del luogo (della sepoltura) decida il Collegio Cardinalizio e i Connazionali”; “Sul luogo chiarisco che ho in mente: il metropolita di Cracovia o il Consiglio Generale dell'Episcopato della Polonia – al Collegio Cardinalizio chiedo intanto di soddisfare in quanto possibile le domande dei su elencati” (così la versione italiana del 5 marzo 1982). Il 3 marzo 1985 Giovanni Paolo II ha un ripensamento: “Il Collegio Cardinalizio non ha nessun obbligo di interpellare su questo argomento i Connazionali; può tuttavia farlo, se per qualche motivo lo riterrà opportuno”. Alla morte di Papa Wojtyla, sappiamo che il Collegio Cardinalizio optò per la “soluzione romana”. Giovanni Paolo II fu seppellito nelle Grotte Vaticane accendendo il più clamoroso pellegrinaggio di questo inizio di millennio sulla tomba di un Pontefice. Ma senza voler forzare: era proprio questa la volontà, lo “slancio del cuore” di Karol Wojtyla? E c'è un modo per porvi rimedio? Sicuramente c'è. Ed è di prendere la decisione di riportare, subito dopo la beatifi cazione o la canonizzazione di Giovanni Paolo II, l'urna col corpo glorificato del più grande polacco di tutti i tempi nella sua Polonia. Mi fa difetto, forse, il fatto di immaginare lo stupefacente scenario di un treno che, facendo tappa nelle principali città europee e della Polonia, permette ad un popolo intero di inginocchiarsi e di pregare, di “vedere e toccare” il più grande dei compatrioti, l'uomo che ha abbattuto i muri, che ha invocato la discesa dello Spirito su una terra tanto venerata ed amata.
A pensarci mi viene la pelle d'oca. Sarebbe, però, una scelta profetica. Un fi ume di grazia inonderebbe questa parte dell'Europa assumendo i contorni di un “pellegrinaggio pentecostale”. Non è un'idea balzana. Quanti santi girano per il mondo. Pensiamo solo a Santa Teresina di Lisieux. E non sarebbe neppure il primo Papa. “Vivo o morto ritornerò” rassicurò commosso il patriarca di Venezia, il cardinale Giuseppe Melchiorre Sarto, il 20 luglio 1903 alla stazione ferroviaria davanti ad una grande folla. Il cardinale Sarto verrà eletto Papa col nome di Pio X. Sarà beatifi cato nel 1951 e canonizzato nel 1954. Quella promessa non cadde nel vuoto. “Vivo o morto ritornerò”. E ci tornò trionfalmente in un'urna di cristallo, con autorizzazione di Giovanni XXIII, dal 12 aprile al 10 maggio del 1959.

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