Le visite dei pontefici
Parlare di un'estetica del sacro, è quanto mai attuale se consideriamo la poliglottìa musicale dei giorni nostri! In questo marasma di linguaggi musicali che popolano il pianeta ad ogni ora del giorno e della notte, si deve pur far strada una significazione della musica e del suono classificato come sacro!
L'argomento è ovviamente quanto mai complesso e vasto ma per tornare ad una visione semplice e francescana della musica, potremmo riconsiderare i suoi aspetti espressivi riducendoli alle varie funzioni che essa opera.
Tra le varie funzioni quella di condurre al sacro è forse la più interessante perché ricca di molte connotazioni relative alla conoscenza dell’uomo, del mondo e dell'ambiente.
Storicamente fin dall'alba dei tempi la musica abitava il sacro, ne era in stretto inscindibile rapporto, fintanto che l'intera creazione è nata da un suono. Senza ripercorrere il rapporto storico esistente tra musica e sacro possiamo chiederci come la musica comunica il sacro? Quali sono le regole di estetizzazione, a cosa si rifà, qual è la sorgente, perché è capace di innalzare l'animo a Dio? Queste domande sono alla base di una ricerca su un possibile suono francescano che presto verrà teorizzato nei prossimi capitoli come "suono povero" e di cui parleremo in altra sede.
Ciò che è importante qui è capire come la musica eleva gli animi a Dio. Per iniziare a fornire qualche risposta orientativa in merito, potremmo definire la questione indicando come musica sacra alcune caratteristiche che essa presenta e che possono riassumersi in:
musica a soggetto religioso, cioè musica che si basa su un testo o un'immagine sacra musica ispirata, cioè creata e suonata in stato di preghiera o meditazione,
musica come linguaggio della bellezza e del sacro, cioè secondo i canoni classici di bellezza, armonia, proporzione e numero come lo è della classicità da Sant'Agostino in poi.
musica come strumento di fratellanza e solidarietà, cioè quella musica utile alla società che affratella, accomuna, solidarizza e fornisce senso di identità e comunità.
Come esempio pratico e primo ascolto suggerito, soprattutto del secondo punto, cioè musica come linguaggio del sacro, vorrei invitavi ad ascoltare qualche brano del compositore estone Arvo Part (nato nel 1935) come per esempio "Spiegel im Spiegel", "Tabula Rasa", "Fratres", (queste si trovano in diverse versioni) "Festina Lente", "Totus Tuus" ecc. in cui il compositore adotta materiali che potremmo definire minimali, cioè essenziali e ripetitivi, ma con sapiente equilibrio e raffinatezza da rendere la composizione un affresco sonoro su ciò che potrebbe essere la musica sacra come proporzione e numero come anzidetto.
Infatti il musicista conia un termine per la sua musica che risponde al nome di "Tintinnabulum" e che potrebbe significare, a grandi linee, il risuonare armonico di uno o più suoni tra loro, appunto come un tintinnìo.
Per gli altri punti sopra esposti, basti ricordare tutta la mole dei capolavori del passato come le messe, i requiem, i motetti perlo più utili alle funzioni di culto, mentre per la musica ispirata abbiamo ancora pochi esempi che ci impegneremo a trovare in altri scritti successivi. Per la musica come condivisione e fratellanza abbiamo molti esempi perlo più in ambito pop e world dove la musica funge da collante sociale in quanto rappresentativa di identità di costume che attraverso la musica vengono evocati e messi in relazione. Ma per parlare della musica dell'animo umano, come nel nostro caso, bisogna trascendere il costume ed entrare nella sfera intima della coscienza e dell'emozione per ristabilire un nesso profondo tra suono e significato: cosa che, se avrete l'interesse e la pazienza di seguirmi, vi svelerò nelle successive puntate….