L'attesa per la Pentecoste

di Frate Augusto Drago

Miei cari giovani,

ragazzi e ragazze, la pace del Cristo risorto sia con voi!
Vedo nei vostri occhi la luce di Cristo Risorto!
Vi scrivo oggi, Domenica in Albis, nel giorno in cui la settimana di Pasqua si sta per chiudere! Pasqua! Festa così grande che a contenerla non basta un giorno solo ma otto! Pertanto, ancora, con tutto il cuore auguro a voi e a chi portate nel cuore: Buona Pasqua e che la gioia del Risorto possa abitare nel più profondo di voi stessi!

Quella gioia immensa vissuta dalle donne, prime destinatarie dell’annuncio della resurrezione! E con essa si aprono i tanti momenti in cui, quasi andando alla ricerca dei suoi amici, cercandoli uno per uno là dove la delusione, la tristezza, l’incomprensione li avevano chiusi in se stessi, il Maestro si mostra vivo mostrando i segni della sua passione! Eh sì, è proprio così, proprio quei segni parlano, narrano di Lui senza bisogno di tante parole! Le piaghe di Gesù sono indispensabili per credere in Lui, non per credere nella sua esistenza ma per credere fermamente a quell’Amore di Dio, alla sua fedeltà, al suo aver dato tutto di sé. Ma rileggiamo il Vangelo di oggi (Gv. 20, 19-29)! Gesù entra nel luogo ove sono riuniti i discepoli. Essi hanno paura, temono e si barricano dentro le loro poche sicurezze. Gesù entra, entra a porte chiuse e mostra i segni del suo Amore e prima di lasciarli alita su di essi lo Spirito Santo! Otto giorni dopo, le porte sono ancora chiuse…Otto giorni dopo! Già essi avevano incontrato il Maestro, tutti, eccetto Tommaso; già avevano ricevuto lo Spirito Santo, ma ciò non era bastato: le porte sono ancora chiuse! Ma Gesù entra ugualmente! Non si ferma davanti alle nostre paure: le attraversa per liberarci da esse!

Ascoltiamo le parole di Papa Francesco nell’Omelia della Messa di Canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II e Papa Giovanni XXIII: “In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia dimorava «una speranza viva», insieme con una «gioia indicibile e gloriosa» (1 Pt 1,3.8). La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento….Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza”. (Vaticano, 27 aprile 2014, Omelia in occasione della Canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II).

Miei cari ragazzi e ragazze, voglio soffermarmi su queste due parole “crogiolo della spogliazione” e “svuotamento” ed unirle al grande messaggio che ancora Papa Francesco ha indirizzato proprio a voi all’inizio del percorso triennale in preparazione alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù: “Beati i poveri in spirito!” L’aggettivo greco ptochós (povero) non ha un significato soltanto materiale, ma vuol dire “mendicante”. Va legato al concetto ebraico di anawim, i “poveri di Iahweh”, che evoca umiltà, consapevolezza dei propri limiti, della propria condizione esistenziale di povertà. Gli anawim si fidano del Signore, sanno di dipendere da Lui.

Riuscite a comprenderne la grande rivoluzionarietà? La povertà, carissimi, le vostre povertà, le vostre pochezze, la vostra piccolezza, le vostre sconfitte, le vostre paure, i vostri vuoti dichiarati con sincerità e libertà, hanno la grazia di diventare tesori nelle mani del Padre! Diceva il serafico Padre Francesco: “Oh povertà, fonte di ricchezza. Gesù donami un cuore povero!”. Se i fragili vasi di terracotta della nostra umanità sono pieni di quelle certezze, alle quali ci attacchiamo per paura che il terreno sotto i piedi tremi, ma che comprendiamo non saziano la nostra vita, nulla della grandezza di Dio può raggiungerci. Avete ascoltato Papa Francesco! Abbiamo il coraggio di passare attraverso il crogiuolo della spogliazione, sicuri che la mano del Padre è sempre delicata, il suo cuore sempre ci accompagna con amore e mai punta il dito sul nostro peccato: Egli ci conosce e per questo ci ama! Quando Cristo appare la prima volta ai discepoli, non ha parole di rimprovero per la loro fuga e la loro poca fede e, trovandoli ancora impauriti, dice: “Pace a voi!”.

Il nostro cuore, sede dell’Amore trinitario, non mente! Lasciamo andare ciò che non ci dà gioia, correndo il rischio di rimanere vuoti, di dover attendere, di non sapere come muoverci e che cosa costruire! . “Fratelli e Sorelle!Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!... Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! ….Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra… Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.” ( Vaticano 22 ottobre 1978, Papa Giovanni Paolo II, Omelia di inizio Pontificato). Riconoscete la voce che si cela dietro queste parole stampate? Sì, è proprio lui, Papa Giovanni Paolo II, all’inizio del suo Pontificato! “Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo”, pronunciate come un grido accorato di chi, avendone fatta esperienza, desidera che la sua stessa gioia possa appartenere ai suoi fratelli! Non temete ragazzi, non siete i soli ad aver chiuso le porte per paura di rischiare, siete in ottima compagnia, con voi ci sono, ricordatelo, i discepoli, ben otto giorni dopo la Pasqua! Tommaso ha creduto, dopo avere visto ma ricordate: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”.

Ma che cosa significa “beati” (in greco makarioi) se non felici? Ditemi: voi aspirate davvero alla felicità? In un tempo in cui si è attratti da tante parvenze di felicità, si rischia di accontentarsi di poco, di avere un’idea “in piccolo” della vita. Aspirate invece a cose grandi!
Allora d’accordo? Basta vivacchiare barricati dentro alle porte chiuse: alzatevi, spalancatele senza paura! Con gli occhi dell’Amore fatevi cercatori instancabili, mendicanti di Dio nelle piccole cose di ogni giorno! Vi animi sempre la Speranza di chi ha incontrato il Risorto, di chi sa ed ha visto ed ha creduto che “la pietra che i costruttori hanno scartato, è divenuta testata d’angolo” (Mc. 12, 10), di chi sa che non è solo a costruire la propria gioia, ma di chi piuttosto sa che questa gioia è piena perché ha un volto, quello di Cristo Signore risorto dai morti, “perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza!” (Gv.10,10)

La Pasqua oggi si chiude ma si apre il meraviglioso tempo dell’attesa del dono più grande che Cristo dalla Croce ci ha fatto: lo Spirito Santo! Fra cinquanta giorni avremo la gioia di celebrare la Pentecoste, vera pienezza della Pasqua. Miei cari, viviamo questo tempo come anawim: mendicanti, bisognosi di essere colmati dalla pienezza di Cristo. “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio ed abbiate fede anche in me”(Gv.14,1), “La vostra gioia sia piena” (Gv. 15,11; 16,24).
Con la Gioia e la Speranza grande che mi animano nel portarvi sempre nel mio cuore, vostro Padre Augusto.

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