rassegna

TOSCANAOGGI - Adelano,eremo di pace

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

l Signore vi dia pace!». è così che presumibilmente verremmo accolti se ci trovassimo a passare per l'Eremo Santa Maria Maddalena, ad Adelano di Zeri. La vallata di Adelano è attraversata dall'omonimo torrente, ed è la più piccola delle tre valli che formano il comune di Zeri; la chiesa di Santa Maria Maddalena e la casa canonica della parrocchia omonima, dominano l'intera vallata, in posizione centrale rispetto alle piccole frazioni che compongono il paese. La storia di questa chiesa è antica anche se sconosciuta ai più: già il Vescovo Lomellini a inizio '700 ne scrive e la relativa Parrocchia fu costituita nel 1848 quando già era stata edificata la casa canonica, mentre la chiesa che oggi possiamo visitare fu terminata nel 1864. Purtroppo però, come spesso capita in questi tempi di priorità e cinismi, anche questa periferia fatta di boschi, agricoltura e pastori, di tradizioni e di quiete era stata un po' abbandonata... Fino a che, poco più di tre anni fa è arrivato in questo piccolo angolo di paradiso, un po' lontano è vero dalle strade e dai luoghi più frequentati della nostra provincia e della nostra diocesi, un frate minore, eremita francescano di nome Cristiano che, rimboccandosi le mani e cogliendo l'aiuto di tante persone ha reso vivo un progetto che poteva sembrare disperato: ha trasformato la casa canonica in un eremo che può accogliere fino a 6 ospiti. Al suo arrivo la casa non era vivibile nei servizi essenziali ma con sacrificio, dedizione, carità cristiana e spirito di collaborazione e fratellanza dei valligiani, ma non solo, oggi può offrire ai viandanti semplicità, cortesia, familiarità e condivisione: principi ispirati al valore cristiano dell'accoglienza e della solidarietà, accoglienza rivolta non solo ai pellegrini, bensì ai giovani che sono più di altri frequentatori di strutture d'accoglienza, ma anche escursionisti, amanti della montagna e a qualunque viaggiatore che desideri un luogo dove sostare, trovando tranquillità e riposo dalla fatica, a titolo gratuito (si può lasciare liberamente un obolo per le spese sostenute per l'accoglienza). E pensare che quando fra' Cristiano è giunto ad Adelano non sapeva che anche attraverso la Valle di Adelano passa quel percorso che, iniziando da Vézelay in Borgogna, valicando le Alpi Marittime e seguendo l'Alta Via dei Monti Liguri, per continuare sulla Via Regia si ricongiunge nella Valle del Magra, alla più famosa Via Francigena: l'eremo si trova quindi lungo un percorso di pellegrinaggio diretto ad Assisi! Lo ha scoperto grazie a quattro pellegrini francesi giunti all'eremo, che lo hanno informato anche dell'esistenza di un'associazione francese che porta proprio il nome di «Chemin d'Assise», con tanto di guida, sito e simbolo ufficiale (www.chemindassise.org); ora la Guida del Cammino d'Assisi segnala l'Eremo di Santa Maria Maddalena come luogo di accoglienza per i pellegrini: è la 50ma tappa. È dunque con ancora più convinzione, come si evince dalle lettere che lui stesso scrive ed inoltra come piccola newsletter dall'eremo, che persegue il suo scopo, cioè la realizzazione di: «un rifugio di intima orazione, come dicono le nostre Costituzioni, una sosta di pace per ogni viandante che vi giunge, un luogo di riflessione, di ascolto; un posto dove l'ideale diventa realtà e dove la gioia per le cose piccole, ordinarie e dimenticate, è "pane", alimento che sostiene. Un luogo che possa riportarci alla verità che è pur sempre preziosa, in ogni singola briciola, ogni frammento di vita, uno spazio che possa restituirci, nella semplicità, un bene infinito intravisto nel bene finito... ispirato alla sobria semplicità del vivere contadino, e nella ripetitività di gesti e parole antiche e senza tempo, quelle della preghiera e della lode, ritrovare un poco della nostra identità nel ciclo dei giorni, delle stagioni, di un tempo riacquistato, scandito nell'eterno di Dio. Tutto tace qui intorno». Ma qual è il senso di un Eremo oggi? Un eremo francescano in una valle lontana che, negli ultimi due anni ha dovuto subire terremoti e alluvioni e che ha tratto da queste sfide nuova forza, così come hanno dovuto fare tutti gli abitanti di queste montagne e queste valli... qui si fa poco notizia e quindi ci si deve aiutare come si può, con quello che si ha. Come dice ancora padre Cristiano nelle sue «lettere», citando l'orazione per l'apertura dell'Anno della Fede dell'allora Card. Bergoglio, oggi Papa Francesco: «... Aprire le porte per far entrare il fratello è dare la possibilità a noi stessi di uscire, per non correre più il rischio di rinchiuderci nella paura di andar fuori, al di là di quelle mura che crediamo sicure, superando le tentazioni di autosufficienza e autoreferenzialità, 23/02/2014 ToscanaOggi Pag. 8 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SAN FRANCESCO - Rassegna Stampa 24/02/2014 46 accontentandosi di quel che si ha - o si presume di avere - e dimenticando che il Vangelo è incontro, dialogo, è cammino, è condivisione, è annuncio di un Dio di misericordia e di amore, di un Dio che salva e libera, di un Padre che perdona, che accoglie con tenerezza, un Dio - quello del Vangelo - che non si accontenta di essere rinchiuso nei nostri artistici tabernacoli e che non può essere costretto e rilegato neppure nei confini e nei recinti del sacro». E allora la «porta aperta» che sogna papa Francesco in un eremo è, o dovrebbe essere, normalità: spazi liberi dove entrare liberamente, dove sostare, narrarsi, dove ascoltare ed essere ascoltati; spazi dove respirare, spazi non più da difendere, ma da condividere. Francesco, quello d'Assisi, lo aveva capito benissimo: la sua «ricetta», infatti, è stata la povertà, che non fu semplicemente la rinunzia ai beni materiali, bensì il radicale rifiuto di ogni forma di potenza, di prevaricazione, di privilegio. Per ogni pellegrino che arriva all'eremo quindi viene suonata la campana, perché l'ospitalità è «sacramento». A ulteriore suggello che intorno e oltre l'eremo c'è una Parrocchia, una comunità viva e coesa, da qualche anno si è sviluppata la tradizione di festeggiare Santa Maria Maddalena (proprio san Francesco amava Maria Maddalena, peccatrice perdonata, patrona di tutti i contemplativi, «l'apostola degli apostoli», per questo amore alla Santa i pellegrini ancor oggi iniziano il loro cammino verso Assisi dalla cappella a lei intitolata); la memoria di questa santa, che fu la prima testimone del Risorto, ricorre il 22 luglio e diventa occasione, nella prima domenica utile, per stare tutti insieme dall'Eucaristia al pranzo sui prati attorno all'eremo, condividendo ciò che ognuno può portare, fino al Vespro e alla processione con la benedizione della valle, con le sue case, i suoi abitanti, i campi, le greggi, il bestiame e di ogni amico o amica salito quassù... una bella giornata di festa per chiunque voglia partecipare. Per dirla con il teologo Karl Rahner: «Dio è veramente vicino a te, là dove sei, purché tu sia aperto a questo infinito. Poiché la lontananza di Dio è nello stesso tempo la sua vicinanza inafferrabile, che pervade ogni cosa».

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