fede

Trasmettere la bellezza del carisma francescano

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Arte e fede si uniscono qui in un connubio molto forte

Come ha accolto la nomina a custode del sacro convento di Assisi? Ho saputo della nomina dal mio superiore, padre Marco Tasca (ministro generale dell'ordine dei frati minori, conventuali) che mi ha scelto personalmente per questo servizio. In quel momento ho avvertito la chiamata di Dio a servirlo vicino a San Francesco. Questo è un grandissimo dono per me, che mi aiuterà ad avvicinarmi sempre di più allo stile di vita di San Francesco. Mi sento investito di un grande compito, servire questi miei fratelli di Assisi, ma soprattutto far risplendere il più possibile questo luogo meraviglioso e trasmettere a tutti quelli che si avvicinano a noi la bellezza del carisma francescano.

In cosa consiste il suo incarico? Non è difficile, ma piuttosto impegnativo. Si tratta di animare e guidare i miei fratelli al servizio della realtà francescana. Assisi è il cuore del francescanesimo, ma non solo, è anche una città dove arte e fede si uniscono in un connubio molto forte, perciò è importante anche valorizzare il patrimonio artistico e la bellezza di queste basiliche. Sono più di 70 i frati . Il mio ruolo è quindi quello di animare questa fraternità nelle attività quotidiane e anche di rappresentare il francescanesimo in un contesto internazionale.

Di cosa si sta occupando in questi primi giorni da Custode del sacro convento? Sono qui da pochi giorni e fino a giovedì sarò impegnato nella celebrazione del capitolo: si tratta di un appuntamento in cui ci fermiamo a riflettere sulla nostra vita e sulla nostra vocazione. Il capitolo si svolge ogni quattro anni e serve a tracciare linee guida che ci orienteranno durante il prossimo quadriennio.

Come è iniziato il percorso che l'ha portata nell'ordine francescano? L'ordine francescano mi è venuto incontro quasi casualmente, anche se questo non è il termine giusto, perché nulla avviene per caso, eppure è stato così; senza programmarlo ho incontrato un frate a Bologna della chiesa di San Francesco e attraverso di lui ho conosciuto questa realtà. Allora ho iniziato a farmi molti interrogativi sul compito della mia vita e ho trovato la risposta proprio nell'ordine francescano.

Qual è il legame con la sua terra natale? È un vincolo affettivo molto forte quello che mi unisce al mio paese, e che porto sempre con me. Ho una profonda riconoscenza per tutto quello che ho vissuto a Imola e verso tutte le persone che ho conosciuto. Sono felicissimo quando ho l'occasione di sentire i miei parroci e i miei vecchi compagni. Si tratta di un legame particolarmente bello che purtroppo si è molto diradato, ma nonostante questo resta sempre vivo e nelle occasioni di ritrovo si rinverdisce facilmente.

Secondo lei in questo periodo di crisi e scetticismo nei confronti delle istituzioni è più difficile fare il sacerdote? Non è difficile, ma anzi molto bello. È un invito costante ad essere autentici, perché la collettività ci interpella e si appella a noi costantemente, per questo siamo sempre stimolati ad un percorso di "conversione e umanizzazione" per far risplendere la grazia della vocazione e la bellezza della nostra umanità.

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