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Gregorio IX e gli ordini mendicanti

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Nei giorni 7-9 ottobre 2010 si è svolto l'annuale convegno della Società Internazionale di Studi Francescani, organizzato in collaborazione con il Centro interuniversitario di Studi Francescani, sul tema Gregorio IX e gli Ordini mendicanti. Poiché lo scorso anno il convegno aveva avuto a tema Regola di Francesco, nell'approvazione della quale tanta parte ebbe il cardinale Ugo d'Ostia, si decise di continuare ad esaminare il periodo successivo al cardinalato, il pontifi cato di Gregorio IX appunto, per verifi care in quale misura il pontefi ce continuò ad infl uire sull'Ordine dei frati Minori. In effetti lo stretto rapporto tra i frati e il papato ebbe risvolti signifi cativi nella costituzione dei nuovi Ordini e contribuì non poco a dare loro una fi sionomia. In che modo? Con questa domanda si sono confrontati i relatori.
FRANZ-JOSEPH FELTEN Franz-Joseph Felten dell'Università di Magonza ha messo in luce come il pontefi ce abbia intrapreso incessanti iniziative di riforma nei confronti soprattutto degli Ordini monastici tradizionali, degli eremiti e delle comunità religiose femminili, al fi ne di organizzarli in una struttura unitaria e garantire loro la formazione di uno strumento di controllo, quale la visita monastica.
MARIA PIA ALBERZONI Maria Pia Alberzoni si è soffermata sul signifi cato – reale e simbolico – dei soggiorni effettuati da Domenico, da Francesco e da frate Egidio, dapprima presso importanti esponenti della curia romana (i cardinali Leone Brancaleone, Ugo d'Ostia e Niccolò di Tuscolo), quindi dai frati presso il Papa stesso, giacché Domenico e Francesco morirono prima dell'ascesa di Gregorio IX al soglio pontifi cio. Ne emerge un quadro nella sostanza alternativo rispetto a convinzioni che sembravano consolidate: Francesco come pure i suoi compagni, a differenza di Domenico di Caleruega, non si trovano affatto a loro agio presso i cardinali e faticano a entrare nella curia papale. Quando, a partire dal quarto decennio del XIII secolo, i frati Minori e Predicatori vi risiederanno, si troveranno a svolgere compiti nella cappella papale e a rappresentare gli interessi dei rispettivi Ordini presso il pontefi ce, riuscendo così anche a incidere sui rapporti tra la Chiesa romana e i frati.
WERNER MALECZEK Gregorio IX lasciò il segno nella legislazione dei Cluniacensi, dei Premostratensi, dei Fruttuariensi, dei Carmelitani, degli Eremiti e dei monasteri femminili, manifestando pienamente la sua formazione giuridica e la sua propensione a concepire una vita regolare fi ssata da ben defi nite regole e da un carattere precettivo, il medesimo emerso anche nella Quo elongati (1230), con la quale egli rispose alle richieste di una parte dei frati, che appunto desideravano leggi scritte e chiare.
FELICE ACCROCCA Felice Accrocca ha indagato con competenza i rapporti tra Gregorio IX e i Minori dopo Francesco. Il relatore ha messo in luce come il fattore escatologico fosse ben presente nella mente di Gregorio IX e costituisse quasi la cifra dei suoi rapporti con i Mendicanti, quelli che il Papa considerava gli operai dell'undicesima ora, inviati dalla Provvidenza per sostenere la Chiesa in un momento decisivo.
MARIA CLARA ROSSI Maria Clara Rossi ha parlato degli interventi papali per favorire l'ascesa di frati a capo delle diverse Chiese locali, dapprima soprattutto nelle terre di missione (il Marocco e l'Africa settentrionale), quindi in quelle dell'Italia settentrionale, dove ben presto i frati non solo divennero in numero sempre più cospicuo vescovi, ma, soprattutto i Predicatori, furono anche uno strumento in molte occasioni utilizzato dal pontefi ce per procedere alla visita dei monasteri esenti e degli ospedali.
MARINA BENEDETTI Marina Benedetti ha considerato l'impegno dei frati – nel corso del pontifi cato di Gregorio IX dei soli frati Predicatori – in compiti di controllo e di repressione dell'eresia nei suoi diversi aspetti. Sebbene non si fossero ancora chiariti i termini degli interventi dei frati (se si trattasse della predicazione o anche del giudizio), segnatamente nei confronti dell'episcopato, il Papa fece grande affi damento sulla loro missione e scrisse anche documenti di grande impegno retorico piuttosto che teologico.
ANDRÉ VAUCHEZ André Vauchez ha tratteggiato gli sviluppi della riserva papale e delle procedure adottate nei processi di canonizzazione, evidenziando come proprio con Gregorio IX si giunse a fi ssarne definitivamente la forma canonica. In particolare con questo Papa entrò in gioco il criterio dell'utilità della canonizzazione in considerazione delle diffi coltà attraversate dalla Chiesa: si comprendono così i tempi assai brevi talora intercorsi tra la morte e la canonizzazione, ad esempio, di Antonio di Padova.
FRANCO CARDINI Franco Cardini ha esaminato il vasto movimento crociato entro il quale oltre alle iniziative militari nei confronti dei pagani (nell'Europa del nord) e degli infedeli (nel vicino Oriente) un ruolo fondamentale fu via via assunto dalla predicazione, alla quale era affi dato, oltre al reclutamento anche l'esposizione delle indulgenze e dei privilegi concessi ai crucesignati. Con la convocazione del IV concilio lateranense emersero chiaramente i segni di una forte tensione escatologica, che Gregorio sviluppò dapprima al tempo delle sue legazioni nell'Italia centro-settentrionale, quindi completò nel corso dello scontro con Federico II, da lui scomunicato una prima volta proprio per aver ripetutamente rinviato la partenza per la crociata. La visione escatologica alla base della crociata si incontra dunque con quella che per Gregorio IX era all'origine anche degli Ordini mendicanti, facendo in tal modo dei frati i predicatori ideali della crociata.
ENRICA NERI LUSANNA E GIUSEPPIMA ROMBY Le relazioni di Enrica Neri Lusanna e di Giuseppima Romby, dedicate al palazzo papale e all'architettura promossa da Gregorio IX in Assisi, hanno anch'esse evidenziato gli interventi del pontefi ce nella basilica di San Francesco, da lui nel 1230 dichiarata caput dell'intero Ordine, sia nella costruzione della basilica stessa, sia in quella del palazzo ad essa accostato e con essa comunicante. Il pontefi ce vi dimorò con la sua curia sicuramente nel 1235 e in esso si concentrarono numerosi elementi simbolici e innovativi, che lo resero esemplare.

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