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In India crescono gli attacchi ai cristiani

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

I cristiani in India temono che la vittoria prevista del partito nazionalista indù alle prossime elezioni avrà per loro conseguenze molto tristi; una previsione che parte dal rapporto sulle violenze commesse nel 2013 contro i cristiani di ogni denominazione da parte degli estremisti indù. Qualche giorno fa la Evangelical Fellowship of India (Efi), che ha base a New Delhi ha pubblicato un documento intitolato “Elenco parziale delle atrocità commesse contro la comunità cristiana nel 2013”. In esso si afferma che il numero degli attacchi potrebbe esser molto più alto dei 151 casi registrati ufficialmente. È il segno di una tendenza che invece di affievolirsi con il passare degli anni diventa sempre più consistente e trova alimento in questioni di carattere sociale e politico, più che religioso. Non c’è dubbio che il lavoro che le comunità cristiane in generale svolgono presso le fasce meno protette della popolazione, in particolare i senza casta e i tribali, convertendoli e allo stesso tempo rendendoli consci dei loro diritti e della loro dignità è visto come un pericolo da chi nella stratificazione sociale indiana trova benefici economici e politici.

Alla fine della settimana – il 6 aprile – cominciano le elezioni, che si protrarranno fino al 12 maggio. E i sondaggi di opinione fanno pensare a una vittoria della National Democratic Alliance (Nda), guidata dal Bharatiya Janata Party (Bjp). Il suo capo e possibile primo ministro è Narendra Modi, primo ministro dello Stato del Gujarat. Modi è il capofila dell’ideologia Hindutva, che vede le minoranze etniche e religiose come cittadini di seconda categoria. E, soprattutto, Modi è considerato un responsabile “passivo” del massacro di circa duemila musulmani nel 2002 nel Gujarat. Per questo motivo dal 2005 gli è vietato l’ingresso negli Stati Uniti.

È una prospettiva che, nelle parole di Richard Howell, segretario generale della Evangelical Fellowship of India fa sorgere “paura e insicurezza” fra i cristiani. “La percezione in alcuni ambienti della comunità cristiana è che il grado di persecuzione dei cristiani aumenterà”. Un altro attivista cristiano, John Dayal, sottolinea che la maggior parte degli attacchi e degli episodi di violenza di massa contro i cristiani sono avvenuti negli Stati che sono guidati dal partito nazionalista indù Bjp. “Il record di Modi e del suo partito è terribile, per quello che riguarda le minoranze religiose, specialmente per quanto concerne i cristiani e i musulmani”, ha detto al Morning Star News.

Il rapporto dell’Efi conferma d’altronde che anche negli Stati dove il potere non è in mano al Bharatiya Janata Party i gruppi di aggressori erano spesso guidati da membri delle formazioni nazionaliste indù, come il Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), un’organizzazione “ombrello” che riunisce diverse anime del fondamentalismo indù, e che è collaterale al partiti di Modi.

Esaminando l’elenco degli atti di violenza emerge che l’Andhra Pradesh, uno Stato meridionale nella penisola, è al primo posto nella lista, con 41 casi di aggressione, seguito dallo Stato nord-occidentale dello Chhattisgarh con 28 casi riconosciuti, e dal Karnataka con 27. Anche il Karnataka è situato nella fascia meridionale del sub-continente. La lista elenca almeno tre casi di omicidio, compreso quello del bambino pastore in Rajasthan. Il 18 novembre 2013 il corpo di un bambino di 7 anni, Anugrag Gemethi, torturato e ucciso, è stato rinvenuto nel villaggio di Gamidi, nel distretto di Dungarpur, in Rajasthan. La sua famiglia si era convertita al cristianesimo dall’induismo alcuni anni fa, e da allora i nazionalisti indù avevano minacciato a più riprese di uccidere il bambino.

I bersagli favoriti dei fondamentalisti sono donne, Pastori nei villaggi e chiese domestiche. Per esempio il 24 agosto estremisti indù hanno picchiato e mandato in ospedale una donna, vedova, Laxmi Sovi, perché si era rifiutata di riconvertirsi all’induismo. Ma l’elemento che appare di particolare preoccupazione è il livello costante e alto di attacchi, sin da quando nel 2008 l’India ha vissuto la sua serie peggiore di violenze anticristiane della sua storia. È avvenuta nell’Orissa (lo stato adesso è stato rinominato Odisha), in cui perse la vita un numero imprecisato di cristiani, valutato a seconda delle fonti da 75 a 123. 5mila case della minoranze cristiane furono distrutte o danneggiate, 264 chiese o sale di preghiera devastate e demolite. Il Bjp era il partito al potere all’epoca.

Il rapporto dell’Efi mostra che il trend è in crescita: dai 131 attacchi del 2012 si è passati ai 153 attuali. Uno degli elementi cruciali, secondo i compilatori del rapporto, è la sostanziale impunità di cui godono gli aggressori. La polizia interviene molto raramente. E il Parlamento nei dieci anni in cui era al potere L’Alleanza Progressista unita non ha mai approvato la legge chiamata Prevention of Communal and Targeted Violence, destinato a colpire proprio questo tipo di attività criminosa. Le possibilità che la legge venga approvata da un Parlamento in mano agli uomini di Modi sono remote.Vatican Insider

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