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I profughi accolti dai francescani di Favara

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Un luogo di condivisione e accoglienza, qui trovano una luce per ricominciare a sperare

Frati minori dalla parte dei migranti. Da oltre due anni si è dato avvio nella fraternità francescana di Favara, in provincia di Agrigento, presso il convento di sant’Antonio, l’attività di accoglienza di un gruppo di giovani immigrati, al fine di offrire loro, oltre all’accoglienza anche un’occasione di inserimento graduale nella società, di valorizzazione e promozione delle culture di provenienza degli stessi, di avvio di percorsi di formazione professionale miranti a fornire ai giovani ospiti competenze spendibili anche nei loro Paesi di origine. Altro obiettivo è quello di agevolare l’incontro e il dialogo interreligioso ed interculturale.

Affetto e serenità per i giovani profughi
Come luogo di condivisione e di accoglienza si è scelto il convento Sant’Antonio di Favara in quanto appartenente al territorio dell’Arcidiocesi di Agrigento che comprende l’Isola di Lampedusa e Porto Empedocle realtà di sbarchi e di prima accoglienza. I componenti della fraternità, trovano l’affetto e la serenità elementi necessari per esprimere la loro creatività i loro carismi e anche tutto ciò che gli è di ostacolo per una cammino di maturità umana. «Miriamo soprattutto - raccontano i frati - alla promozione del ragazzo cercando attraverso l’inserimento nella famiglia di inserirlo nella società, grazie a questo stile molti di loro sono conosciuti e anche se saltuariamente trovano dei piccoli lavoretti».

La voglia di rimettersi in gioco
Ogni giorno infatti i ragazzi escono per cercare di trovare dei lavori anche giornalieri; in caso contrario all’interno della fraternità si occupano dei lavori domestici, delle piccole ristrutturazioni e della manutenzione, della cucina dove ognuno può cucinare i piatti tipici del proprio paese. Qualcuno ha imparato a mungere e stanno apprendendo come fare il formaggio, allevare gli animali, capre, conigli, galline. La maggior parte di loro hanno un vero senso di appartenenza a ciò che loro stessi chiamano famiglia. «Siamo in attesa di costituire dei laboratori artigianali che permetterebbero ai ragazzi di avere anche una piccolissima autonomia economica - spiegano i frati - Diversi sono i fratelli che sono venuti ad abitare da noi, attualmente siamo in sedici, tre frati e tredici fratelli». Inviato - Gelsomino Del Guercio

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