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Un giovane che si spoglia, una folla attonita

ORAZIO LA ROCCA
Pubblicato il 30-11--0001



Un giovane che si spoglia di tutti i suoi abiti, restando completamente nudo, davanti ad una folla attonita, sorpresa, incapace di capire anche lontanamente il vero significato di un gesto tanto clamoroso. Ancora più sorpreso, attonito e quasi incredulo, è il vescovo davanti al quale quel giovane che, con movenze lente e decise, a tratti quasi liturgiche, butta via le sue vesti per rifugiarsi sotto il sacro mantello che nel frattempo il presule gli ha posto sulle spalle, per coprire la sua nudità dagli occhi della gente e, nello stesso tempo, per metterlo sotto la tutela della Chiesa-madre.

È una delle scene più suggestive della vita di San Francesco d'Assisi, quando – all'età di 24 anni – un giorno di gennaio (o febbraio) dell'anno 1206 il giovane Giovanni Francesco Bernardone lasciò definitivamente la casa d'origine, gettando nella disperazione il padre, un ricco mercante di stoffe che non riuscirà mai a capire perché il suo unico figlio volle restituirgli persino gli abiti per dedicarsi agli ultimi, in primis i lebbrosi, abbracciando la povertà più assoluta per seguire una ricchezza ancora più alta ed assoluta, la ricchezza della fede evangelica e della speranza cristiana legata intimamente a Gesù di Nazareth. Quel clamoroso gesto, il futuro San Francesco lo fece in piazza Santa Maria Maggiore davanti al palazzo del vescovo Guido, il monsignore d'Assisi che lo avvolse col suo mantello.

Se dopo 803 anni quella vicenda continua ad interrogare milioni e milioni di persone – credenti, non credenti, cristiani, fedeli di altre religioni – lo si deve certamente alla potenza profetica dell'autore di quella scelta controcorrente, ma anche all'indubbio contributo di storici, biografie di artisti immortali come Giotto che ha, tra l'altro, inserito tra gli affreschi della Basilica Superiore anche la scena di Francesco che rinuncia alle vesti.

Non da meno – in tempi a noi più vicini – registi e autori cinematografi ci che hanno sempre avuto grande attenzione anche per quell'attimo. Basti pensare alle mirabili scene di “Fratello Sole, Sorella luna” di Franco Zeffirelli.

Ma quanti, in realtà, – dopo tanti secoli – hanno capito il significato autentico di quella scelta?

Forse a qualcuno può sembrare strano, ma un simile interrogativo non è privo di una certa legittimità, se solo si pensa a come Francesco, partendo proprio dall'esempio della rinunzia degli abiti, spesso e volentieri, sia stato “ridotto” ad una sorta di icona del “Santo della Povertà”, a paladino di determinate correnti sociopolitiche e culturali che lo hanno preso a modello per battaglie che non hanno mai avuto a che fare con la religione e, men che meno, con la radicale scelta evangelica che il giovane Giovanni Francesco Bernardone, ricco figlio unigenito di un altrettanto ricco mercante assisano, fece per mettere in pratica gli insegnamenti di Cristo.

Ecco quindi che, nel corso degli anni passati – ma ancora oggi esempi in tal senso non mancano – San Francesco è stato di volta in volta presentato (e usato) come una sorta di rivoluzionario buono per tutte le stagioni, un teorico della esaltazione della povertà sulla ricchezza, della lotta dei buoni poveri contro i ricchi cattivi, ma anche un paladino della difesa della natura e dell'ambiente, l'amico degli animali (e, perciò, punto di riferimento anche di movimenti animalisti dichiaratamente anticlericali e spesso anche agnostici ed atei). Per la verità, immagini e suggestioni proprio non completamente fuori luogo, non proprio del tutto false, basti leggere con una certa attenzione il “Cantico delle creature”, il manifesto-base del francescanesimo che esalta, sì, la natura, l'ambiente, la Sorella Povertà, ma tutto inteso secondo un mirabile disegno divino. Ma se queste immagini (il Poverello, l'ambientalista, l'amico degli animali...) vengono prese singolarmente, mettendo tra parentesi la fede cristiana a cui si aggrappò il giovane Francesco e che fece da collante per tutta la sua vita fino alla santità, non sono in grado di illustrare esaurientemente la complessa e ricca personalità di uno dei più grandi santi della Chiesa cattolica. E parlare “solo” del Francesco paladino della povertà o dell'ambiente si fa semplicemente disinformazione a danno della verità storica ed evangelica. San Francesco d'Assisi merita ben altro. E sarebbe bene che la politica – certa politica – ne prendesse finalmente atto. di Orazio La Rocca

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