Quel felling tra me e Karol è durato una vita - Intervista a WANDA POLTAWSKA
Intervista esclusiva a Wanda Poltawska, la confi dente e lettrice preferita da Papa Wojtyla.
Wanda Poltawska
Nata a Lublino, in Polonia, il 2 novembre
1921, sin da ragazza frequenta
i circoli della gioventù cattolica.
Quando i nazisti occupano
la Polonia entra a far parte della
resistenza. Catturata, viene trasferita
nel lager di Ravensbrück, noto per gli
esperimenti a cui venivano sottoposte
le prigioniere. Wanda è ormai un
numero, il 7709. Anche lei subisce
l'umiliazione di essere trasformata in cavia. Finita la prigionia,
si laurea in medicina e psicologia, però è insoddisfatta. Cerca risposte
e le trova in un giovane sacerdote di nome Karol Wojtyla.
Un sodalizio affettivo e spirituale che durerà oltre mezzo secolo.
Sposata ad Andrzej, scopre di essere malata di cancro. Wojtyla
scrive a Padre Pio chiedendogli di pregare per la guarigione della
sua amica. Il cancro scompare. Diventato Papa, l'amicizia con
Wanda non si interrompe. Anzi negli ultimi mesi di vita è accanto
al grande Papa morente. È Wanda che fa a Giovanni Paolo II, al
posto di suor Tobiana, l'ultima iniezione di antibiotico, lei che
legge per lui libri di preghiere e autori classici.
È stata per più di cinquant'anni la donna più vicina a Giovanni
Paolo II, quella che per intercessione di Padre Pio da
Pietrelcina è stata guarita dal cancro. La confi dente, la lettrice
preferita da Papa Wojtyla. La donna presente il 2 aprile 2005
nell'appartamento dove il grande Papa stava morendo. In
questa intervista, ruvida e tenera insieme, getta luce su aspetti
inediti della personalità di Papa Wojtyla. “Ho subito capito – dice
la Poltawska – che lui era un sacerdote santo”.
Karol Wojtyla in lei, nei suoi fi gli, in suo marito ha trovato
una seconda famiglia?
Lui, Karol Wojtyla ha trovato in noi una seconda famiglia,
non il contrario. Io non ho scritto alcun libro. Ho messo insieme
documenti non destinati ai lettori, ma a Giovanni Paolo II.
È una raccolta che invita a pregare, non a parlare con i giornalisti.
Bisogna leggere queste pagine in silenzio e poi rifl ettere.
All'inizio Wanda Poltawska è dura e tagliente. Diffi da dei giornalisti.
Ha paura dei tranelli mediatici, teme di essere travisata.
La incontro a Roma al termine di un tour che l'ha portata a
Bologna e a San Giovanni Rotondo. Il colloquio inizia con una
freddezza che si può tagliare col coltello. Poi, piano piano, si scioglie.
Ha appena consegnato il rapporto intellettuale e affettivo
fra una donna e un Papa nel libro dal titolo: “Diario di un'amicizia.
La famiglia Poltawska e Karol Wojtyla” (Ed. San Paolo).
Un feeling che ha superato ogni avversità...
Nel 1956 in Polonia fu varata la legge sull'aborto. Io, come
medico, ne fui impressionata e lui come sacerdote. Abbiamo
iniziato un lavoro comune contro questa legge. E per favorire
il centro di incontro delle coppie, da vescovo mise a disposizione
a Cracovia il suo appartamentino.
Cosa le piaceva in Karol Wojtyla?
Non è una questione di piacere. Che domanda...
La riformulo: Che cosa apprezzava nel vescovo Wojtyla?
Io ho visto semplicemente che lui era un sacerdote santo.
Per questo è diventato mio confessore. Era delicato, prima di
tutto, sempre pronto ad ascoltare. Ascoltava con una capacità
rara. L'impegno di salvare un bambino neonato, una vita
nuova che sbocciava è durato per oltre cinquant'anni, fi no
all'ultimo momento.
E poi il momento doloroso per lei, professoressa Poltawska.
La scoperta del cancro. È un'amicizia che si è forgiata su un
passaggio cruciale della sua vita.
L'amicizia non ha mai momenti dolorosi. O c'è o non c'è.
Quando era a Roma per il Concilio Ecumenico Vaticano II io
mi sentii male. Né mio marito né la mia famiglia lo sapevano.
Il vescovo Wojtyla fu informato con un telegramma da mio
marito che ero in ospedale. E Karol, su suggerimento di padre
Deskur, diventato cardinale, si rivolse a Padre Pio.
Lei lo conosceva?
Non sapevamo nulla in Polonia di questo frate cappuccino.
Durante il comunismo, come può immaginare, i rapporti con
l'Occidente non esistevano. Karol, padre conciliare, chiedeva
preghiere al frate stigmatizzato senza fare il mio nome. A guarigione
avvenuta ho saputo di queste lettere ed ho provato un
brivido nello scoprirne il contenuto.
Si aspettava che il cardinale Wojtyla diventasse Papa?
Noi in Polonia osservavamo i suoi contatti col Vaticano.
Wojtyla aveva predicato gli esercizi spirituali a Paolo VI. Era
apprezzato da tantissimi vescovi. E poi c'era la mia mamma
che aveva profetizzato che lui sarebbe diventato Papa.
Diventato Giovanni Paolo II siete rimasti in contatto. Lei,
“dusia” sorellina, come la chiamava affettuosamente Karol
Wojtyla, e lui “fratello”.
Non siamo rimasti in contatto; siamo stati per tutto il tempo in
contatto. Un'amicizia dura per sempre.
Tante volte è stata ospite dal Papa...
Specialmente durante le vacanze estive a Castegandolfo. Io e
la mia famiglia.
Lei è stata accanto a Giovanni Paolo II nei giorni di un'agonia
che ha commosso il mondo. Ci racconta qualcosa di quei
momenti?
Non racconto niente di questo. Io ho letto al Santo Padre libri
per oltre cinquant'anni. Era un uomo che aveva una capacità
formidabile di lettura: poteva leggere due libri insieme. Uno
coi suoi occhi, l'altro sentendo leggere da un'altra persona. Ed
io sono stata, per oltre mezzo secolo, la sua lettrice preferita.
Cosa leggeva?
Oh, letteratura, poesie. Bella letteratura polacca.
Le ultime pagine che ha letto a Giovanni Paolo II?
Era un libro sulla situazione economica in Polonia. Un libro
politico sulla Polonia fra le due guerre.
È cresciuta a dismisura la devozione popolare verso Papa
Wojtyla. Come se lo spiega?
È cresciuta? No, c'è sempre stata! I santi rivelano una fascinazione
capace di smuovere anche i cuori più duri. Si impossessano
del nostro spirito o, se vuole, diventano insostituibili
compagni di viaggio.
Il libro che lei ha pubblicato, con 40 lettere di Karol Wojtyla,
sarebbe stato approvato da Giovanni Paolo II?
Il Santo Padre lo ha letto tutto. L'ho scritto per lui. Solo l'ultimo
capitolo non l'ha letto. Questo è il diario non della mia vita
ma della mia anima.
Dottoressa Poltawska, la battaglia di Papa Wojtyla di aiutare
l'uomo ad aprirsi verso Dio l'ha vinta?
Girando per la Polonia, e non solo, io vedo come Papa Wojtyla
ha cambiato la mentalità umana. Molti ora sono affascinati dal
suo pensiero, dalla sua spiritualità. Lui ha seminato e in tanti
si sono risvegliati da un sonno profondo. Che cosa è l'uomo?
Quale valore ha la persona? L'amore e la responsabilità, la teologia
del corpo umano. L'uomo e la donna sono stati creati per
Dio. È un impianto dottrinale destinato a durare e a portare
frutti... Basta, lei mi ha chiesto quindici minuti. Ne abbiamo
fatti di più.
“Dusia”, Wanda Poltawska ride. E se ne va.
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA