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Quel felling tra me e Karol è durato una vita - Intervista a WANDA POLTAWSKA

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

Intervista esclusiva a Wanda Poltawska, la confi dente e lettrice preferita da Papa Wojtyla.



Wanda Poltawska

Nata a Lublino, in Polonia, il 2 novembre 1921, sin da ragazza frequenta i circoli della gioventù cattolica. Quando i nazisti occupano la Polonia entra a far parte della resistenza. Catturata, viene trasferita nel lager di Ravensbrück, noto per gli esperimenti a cui venivano sottoposte le prigioniere. Wanda è ormai un numero, il 7709. Anche lei subisce l'umiliazione di essere trasformata in cavia. Finita la prigionia, si laurea in medicina e psicologia, però è insoddisfatta. Cerca risposte e le trova in un giovane sacerdote di nome Karol Wojtyla. Un sodalizio affettivo e spirituale che durerà oltre mezzo secolo. Sposata ad Andrzej, scopre di essere malata di cancro. Wojtyla scrive a Padre Pio chiedendogli di pregare per la guarigione della sua amica. Il cancro scompare. Diventato Papa, l'amicizia con Wanda non si interrompe. Anzi negli ultimi mesi di vita è accanto al grande Papa morente. È Wanda che fa a Giovanni Paolo II, al posto di suor Tobiana, l'ultima iniezione di antibiotico, lei che legge per lui libri di preghiere e autori classici.

È stata per più di cinquant'anni la donna più vicina a Giovanni Paolo II, quella che per intercessione di Padre Pio da Pietrelcina è stata guarita dal cancro. La confi dente, la lettrice preferita da Papa Wojtyla. La donna presente il 2 aprile 2005 nell'appartamento dove il grande Papa stava morendo. In questa intervista, ruvida e tenera insieme, getta luce su aspetti inediti della personalità di Papa Wojtyla. “Ho subito capito – dice la Poltawska – che lui era un sacerdote santo”.

Karol Wojtyla in lei, nei suoi fi gli, in suo marito ha trovato una seconda famiglia?
Lui, Karol Wojtyla ha trovato in noi una seconda famiglia, non il contrario. Io non ho scritto alcun libro. Ho messo insieme documenti non destinati ai lettori, ma a Giovanni Paolo II. È una raccolta che invita a pregare, non a parlare con i giornalisti. Bisogna leggere queste pagine in silenzio e poi rifl ettere.

All'inizio Wanda Poltawska è dura e tagliente. Diffi da dei giornalisti. Ha paura dei tranelli mediatici, teme di essere travisata. La incontro a Roma al termine di un tour che l'ha portata a Bologna e a San Giovanni Rotondo. Il colloquio inizia con una freddezza che si può tagliare col coltello. Poi, piano piano, si scioglie. Ha appena consegnato il rapporto intellettuale e affettivo fra una donna e un Papa nel libro dal titolo: “Diario di un'amicizia. La famiglia Poltawska e Karol Wojtyla” (Ed. San Paolo).

Un feeling che ha superato ogni avversità...
Nel 1956 in Polonia fu varata la legge sull'aborto. Io, come medico, ne fui impressionata e lui come sacerdote. Abbiamo iniziato un lavoro comune contro questa legge. E per favorire il centro di incontro delle coppie, da vescovo mise a disposizione a Cracovia il suo appartamentino.

Cosa le piaceva in Karol Wojtyla?
Non è una questione di piacere. Che domanda...

La riformulo: Che cosa apprezzava nel vescovo Wojtyla?
Io ho visto semplicemente che lui era un sacerdote santo. Per questo è diventato mio confessore. Era delicato, prima di tutto, sempre pronto ad ascoltare. Ascoltava con una capacità rara. L'impegno di salvare un bambino neonato, una vita nuova che sbocciava è durato per oltre cinquant'anni, fi no all'ultimo momento.

E poi il momento doloroso per lei, professoressa Poltawska. La scoperta del cancro. È un'amicizia che si è forgiata su un passaggio cruciale della sua vita.
L'amicizia non ha mai momenti dolorosi. O c'è o non c'è. Quando era a Roma per il Concilio Ecumenico Vaticano II io mi sentii male. Né mio marito né la mia famiglia lo sapevano. Il vescovo Wojtyla fu informato con un telegramma da mio marito che ero in ospedale. E Karol, su suggerimento di padre Deskur, diventato cardinale, si rivolse a Padre Pio.

Lei lo conosceva?
Non sapevamo nulla in Polonia di questo frate cappuccino. Durante il comunismo, come può immaginare, i rapporti con l'Occidente non esistevano. Karol, padre conciliare, chiedeva preghiere al frate stigmatizzato senza fare il mio nome. A guarigione avvenuta ho saputo di queste lettere ed ho provato un brivido nello scoprirne il contenuto.

Si aspettava che il cardinale Wojtyla diventasse Papa?
Noi in Polonia osservavamo i suoi contatti col Vaticano. Wojtyla aveva predicato gli esercizi spirituali a Paolo VI. Era apprezzato da tantissimi vescovi. E poi c'era la mia mamma che aveva profetizzato che lui sarebbe diventato Papa.

Diventato Giovanni Paolo II siete rimasti in contatto. Lei, “dusia” sorellina, come la chiamava affettuosamente Karol Wojtyla, e lui “fratello”.
Non siamo rimasti in contatto; siamo stati per tutto il tempo in contatto. Un'amicizia dura per sempre.

Tante volte è stata ospite dal Papa...
Specialmente durante le vacanze estive a Castegandolfo. Io e la mia famiglia.

Lei è stata accanto a Giovanni Paolo II nei giorni di un'agonia che ha commosso il mondo. Ci racconta qualcosa di quei momenti?
Non racconto niente di questo. Io ho letto al Santo Padre libri per oltre cinquant'anni. Era un uomo che aveva una capacità formidabile di lettura: poteva leggere due libri insieme. Uno coi suoi occhi, l'altro sentendo leggere da un'altra persona. Ed io sono stata, per oltre mezzo secolo, la sua lettrice preferita.

Cosa leggeva?
Oh, letteratura, poesie. Bella letteratura polacca.

Le ultime pagine che ha letto a Giovanni Paolo II?
Era un libro sulla situazione economica in Polonia. Un libro politico sulla Polonia fra le due guerre.

È cresciuta a dismisura la devozione popolare verso Papa Wojtyla. Come se lo spiega?
È cresciuta? No, c'è sempre stata! I santi rivelano una fascinazione capace di smuovere anche i cuori più duri. Si impossessano del nostro spirito o, se vuole, diventano insostituibili compagni di viaggio.

Il libro che lei ha pubblicato, con 40 lettere di Karol Wojtyla, sarebbe stato approvato da Giovanni Paolo II?
Il Santo Padre lo ha letto tutto. L'ho scritto per lui. Solo l'ultimo capitolo non l'ha letto. Questo è il diario non della mia vita ma della mia anima.

Dottoressa Poltawska, la battaglia di Papa Wojtyla di aiutare l'uomo ad aprirsi verso Dio l'ha vinta?
Girando per la Polonia, e non solo, io vedo come Papa Wojtyla ha cambiato la mentalità umana. Molti ora sono affascinati dal suo pensiero, dalla sua spiritualità. Lui ha seminato e in tanti si sono risvegliati da un sonno profondo. Che cosa è l'uomo? Quale valore ha la persona? L'amore e la responsabilità, la teologia del corpo umano. L'uomo e la donna sono stati creati per Dio. È un impianto dottrinale destinato a durare e a portare frutti... Basta, lei mi ha chiesto quindici minuti. Ne abbiamo fatti di più.

“Dusia”, Wanda Poltawska ride. E se ne va.

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