Le visite dei pontefici
“Una volta, nel giorno santo di Pasqua, siccome si trovava in
un romitorio molto lontano dall'abitato e non c'era possibilità
di andare a mendicare, memore di Colui che in quello stesso
giorno apparve ai discepoli in cammino verso Emmaus, in figura di pellegrino, chiese l'elemosina, come pellegrino e povero,
ai suoi stessi frati. Come l'ebbe ricevuta, li ammaestrò con
santi discorsi a celebrare continuamente la Pasqua del Signore,
cioè il passaggio da questo mondo al Padre, passando per
il deserto del mondo in povertà di spirito, e come pellegrini e
forestieri e come veri ebrei”. Bonaventura ricorda qui un
episodio che già Tommaso da Celano aveva inserito nel
Memoriale, anche se omette alcuni dettagli e fi nisce così
per darne una lettura nuova.
Seguiamo dunque il racconto di Tommaso da Celano.
Francesco è a Greccio. È Pasqua. “I frati avevano preparata
la mensa in modo più accurato del solito, con tovaglie
bianche e bicchieri di vetro” e avevano rialzato la mensa
da terra, evidentemente una scelta abbastanza insolita.
Tanta attenzione nella descrizione di questa tavola bella
e apparecchiata, anche se a noi – a dir la verità – sembra
molto semplice, vuole nelle intenzioni dell'agiografo
indirizzare la nostra attenzione verso Francesco, la sua
reazione e insieme la sua sorpresa.
E come spesso capita, Francesco rimane in silenzio,
non rimprovera apertamente i suoi frati, ma mette in
atto una drammatizzazione che forse è più effi cace delle
parole. “Di nascosto e adagio adagio ritrae il passo, si pone
in testa il cappello di un povero, presente in quel momento, e
con un bastone in mano se ne esce fuori”. Poi, per amore del
Signore, chiede l'elemosina ai suoi stessi frati. Entrato
da loro, su sua richiesta, riceve una scodella e seduto a
terra, da solo, la pone sulla cenere.
Il racconto di Bonaventura è molto più scarno. Nessun
cenno alla mensa, preparata con tanta cura dai compagni
di Francesco, l'accento è sulla esortazione di Francesco
ai suoi frati e sul suo andare per elemosina come
pellegrino e forestiero. Anche nel testo della Regola
l'essere pellegrino e forestiero nel mondo, per servire il
Signore in umiltà, si esprime nella scelta della povertà.
L'immagine di Gesù, pellegrino e forestiero, in cammino
verso Emmaus il giorno stesso di Pasqua (Lc 24),
si presenta nelle parole di Bonaventura come modello
per lo stesso Francesco.
L'ammonizione che Francesco rivolge ai suoi frati vuole
cogliere proprio questo aspetto: Gesù pellegrino e forestiero
e anche noi pellegrini e forestieri, chiamati ogni
giorno a vivere nel “deserto del mondo in povertà di spirito”
e a “a celebrare continuamente la Pasqua del Signore” che
diventa anche la nostra Pasqua.
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