NOBEL PER LA PACE 2016 AL PRESIDENTE COLOMBIANO MANUEL SANTOS
AL PRESIDENTE COLOMBIANO IL PREMIO PER LA PACE 2016
Frati di Assisi: Viva soddisfazione per un meritato riconoscimento. Seguiamo con attenzione i processo di Pace in Colombia.
Il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, si é aggiudicato il premio Nobel per la Pace 2016. E' stato premiato, dunque, l'accordo di pace in Colombia tra lo Stato e le Farc che, fino alla bocciatura nel referendum, sembrava essere il vincitore naturale di questa edizione.
Ecco gli altri candidati:
Svetlana Gannushkina
È una ex insegnante di matematica, 74 anni e difende i diritti umani e dei migranti in Russia. Negli anni Novanta ha fondato un Comitato di aiuto civico che fornisce assistenza legale, umanitaria e scolastica ai migranti opponendosi in particolare contro i rimpatri forzati. Gannushkina è un ex membro del Consiglio di Presidenza russa per i diritti umani e ha contribuito a far modificare la legge sui rifugiati consentendo a centinaia di persone di ottenere la cittadinanza russa. Insiste molto sull’istruzione gratuita e garantita per tutti i bambini ed è attiva nella denuncia delle violazioni dei diritti umani nelle zone di conflitto. Lo scorso 22 settembre ha ricevuto il premio “Right Livelihood”, una specie di Nobel alternativo.
Gannushkina potrebbe ricevere il Nobel perché è attiva su una delle questioni più difficili e discusse del nostro tempo. Facendo questo suo lavoro in Russia, poi, l’assegnazione del premio potrebbe contribuire ad attirare l’attenzione sull’attuale discussa leadership russa, sia a livello nazionale che internazionale
Ernest Moniz e Ali Akbar Salehi
Sono stati i due negoziatori “tecnici” per l’accordo sul nucleare iraniano, Ernest Moniz è il ministro dell’energia americano, Ali Akbar Salehi l’iraniano. Il 14 luglio del 2015 l’Iran ha firmato l’accordo sul nucleare con i paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti) più la Germania. I paesi occidentali hanno concesso di eliminare progressivamente le sanzioni economiche imposte all’Iran negli ultimi anni, mentre l’Iran ha accettato di limitare il suo programma nucleare e permettere alcuni periodici controlli da parte dell’Onu alle sue installazioni nucleari (installazioni che l’Iran dice siano usate solo per sviluppare il nucleare con scopi civili, e non militari come invece accusano i paesi occidentali).
I caschi bianchi siriani
I volontari della protezione civile siriana e conosciuti come “caschi bianchi” sono un’organizzazione civile di volontari che opera nelle zone della Siria sotto assedio: dal regime del presidente Bashar al Assad sono accusati di avere legami con i governi stranieri e con i gruppi estremisti locali. Il loro obiettivo, secondo chi li critica, sarebbe contribuire a combattere Assad più che soccorrere i civili. Sono attivi dal 2013 e sono formati da quasi tre mila volontari che avrebbero salvato finora più di 60 mila persone. Circa 160 di loro sono morti nelle operazioni di salvataggio. Il loro slogan è tratto dal Corano: «Salvare una singola vita per salvare tutta l’umanità»
Edward Snowden
È il famoso ex collaboratore della National Security Agency (la NSA, l’agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti) accusato di spionaggio e rifugiato dal 2013 in Russia. Nel maggio del 2013 Snowden consegnò al Guardian e al Washington Post migliaia di documenti segreti su un ampio programma governativo di sorveglianza di cittadini americani e stranieri, capi di stato nemici e alleati.
Il lavoro di Snowden ha permesso ai cittadini americani di venire a sapere per la prima volta delle attività illecite della NSA, per esempio la raccolta di metadati relativi alle telefonate compiute nel territorio nazionale e realizzate senza l’autorizzazione di alcun tribunale. Il Congresso e il governo, messi di fronte alle rivelazioni di Snowden, hanno risposto cambiando la legislazione per poter esercitare un controllo maggiore sulle attività di sorveglianza della NSA. Alcuni citano come possibili candidati anche Julian Assange, di Wikileaks, e Chelsea Manning, militare che aveva fornito ad Assange nel 2010 migliaia di documenti riservati sulla guerra in Iraq e che ora si trova in un carcere negli Stati Uniti.
Jeanne Nacatche Banyere, Jeannette Kahindo Bindu e il dottor Denis Mukwege
Per il loro impegno contro la violenza sessuale, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo. Con la loro organizzazione e il Panzi Hospital a Bakuvu, da oltre 15 anni sostengono, operano e curano le donne vittime di stupri. Denis Mukwege è un ginecologo e ha personalmente curato migliaia di donne: oggi è considerato uno dei maggiori esperti al mondo in grado di riparare i danni fisici causati dalla violenza. Il suo lavoro e quello delle due attiviste è stato determinante per richiamare l’attenzione del mondo sulla brutalità e sulle conseguenze di questo tipo di crimini. Nel 2014 Mukwege ha vinto il premio Sakharov per la libertà di pensiero.
Papa Francesco
Molti media parlano anche quest’anno di papa Francesco che secondo molti e almeno per alcune posizioni si sarebbe distinto dai suoi predecessori (sui rifugiati, sulla povertà e sul cambiamento climatico). In diversi elenchi c’è di nuovo anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, per come ha gestito la crisi dei migranti annunciando la disponibilità della Germania ad accogliere centinaia di migliaia di richiedenti asilo provenienti soprattutto dalla Siria.
Alcuni media citano come possibili vincitori anche i cittadini delle isole greche che si sono distinti nell’aiuto ai migranti, dando sostegno e aprendo le loro case ai rifugiati, nonostante le difficoltà economiche del loro paese. Il Guardian dice che alcune persone sono state proposte per il premio
come rappresentanti simbolici degli abitanti delle isole greche: tra loro un pescatore che con la sua barca ha salvato centinaia di migranti dal mare, ma anche l’attrice Susan Sarandon che ha trascorso il Natale con i migranti a Lesbo.La Repubblica
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