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Le DERMATITI e il lavoro/2

Giulio Franceschini
Pubblicato il 30-11--0001



Lo scorso mese abbiamo visto come le dermatiti da contatto rappresentino una delle malattie dermatologiche più frequenti. Ma si badi bene, anche la radiazione solare ultravioletta deve essere considerata a tutti gli effetti un rischio di natura professionale per tutti quelli che lavorano all'aperto e deve essere posto alla stregua di tutti gli altri rischi (chimici, fi sici, biologici) presenti nell'ambiente di lavoro. Cosa fare allora? Si può attuare una sorta di schermatura con teli e coperture, ove possibile, per proteggere chi lavora all'aperto e fornire cabine schermate per quelli che devono sostare a lungo in luoghi all'aperto.
- Organizzare l'orario di lavoro, dove possibile, in modo che durante le ore in cui gli UV sono più intensi si privilegino compiti lavorativi da svolgere all'interno, riservando i compiti all'esterno in orari mattutini e serali in cui l'esposizione agli UV è minore.
- Prevedere una rotazione dei compiti lavorativi tra attività all'aperto e al chiuso e tra attività al sole e all'ombra. Non dimentichiamo che:
• Neve, ghiaccio, acqua, sabbia, cemento rifl ettono la luce solare, aumentando la radiazione UV che raggiunge la pelle.
• L'intensità della radiazione UV solare varia con le stagioni, con le aree geografi che e con l'altitudine.
• Anche quando il cielo è nuvoloso vi è esposizione alla radiazione solare UVB, infatti le nuvole non sono in grado di bloccare il passaggio dei raggi ultravioletti.
• I vetri delle moderne autovetture bloccano quasi totalmente la trasmissione della radiazione ultravioletta, più pericolosa nei periodi estivi.

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