papa

La sofferenza - di Danilo Ferrari

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001



Quest'anno sarà ricordato negli annali della storia come il giorno della beatifi cazione di Giovanni Paolo II. Io, che ho avuto la fortuna di vivere negli anni del suo pontifi cato, non posso non ricordarlo che come una persona di famiglia, sempre presente quando c'era bisogno di lui, e presente lo fu anche ad Assisi, il 3 gennaio1998, per le popolazioni colpite dal devastante terremoto del 1997. Anche in quella occasione trovò le parole giuste per arrivare al cuore della gente in modo chiaro e diretto. Chi aveva subito il terremoto e chi lavora nei soccorsi si sentì stretto da un abbraccio fraterno, quando su di loro invocò la benedizione di Francesco e Chiara: “Francesco e Chiara d'Assisi ottengano dal Signore forza per le persone provate; ottengano luce alle menti e calore ai cuori, affi nché si possa presto realizzare quanto è nelle speranze di tutti”. Le sue parole misero in evidenza come senza l'uso della ragione non sia possibile ricostruire sulle macerie, la forza e la sensibilità, da sole, non bastano. Purtroppo, per quanto l'uomo possa adoperarsi per evitare i disastri, non può prevedere tutti gli eventi dolorosi; può però accettarli quale condizione degli esseri umani, nessuno escluso, e con queste parole si rivolse al popolo: "Il messaggio francescano sul valore che la privazione ed il dolore assumono alla luce del Vangelo, vi aiuti a riconoscere e ad accettare, anche negli eventi dolorosi di questi mesi, le disposizioni di un Padre che è sempre amorevole anche quando permette la prova”. Mi sembra evidente da queste parole e per averlo sperimentato sulla mia pelle, che la sofferenza non è una punizione, anzi credo sia un modo per essere coccolato, diventando improvvisamente oggetto di mille attenzioni e rendendo indispensabile la presenza dell'altro, indispensabile nel momento in cui diventiamo vulnerabili. Di questo ne fu consapevole lo stesso Giovanni Paolo II, che rivolse ai giovani un ringraziamento per essere accorsi al suo capezzale nelle sue ultime ore di vita, facendogli compagnia per tutta la notte con canti e cori!

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