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Vi racconto il mio Francesco

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



Sono arrivato in pellegrinaggio ad Assisi con 1800 ragazzi, tra gli 11 e i 14 anni, e ho notato nei loro volti un'emozione fortissima nel visitare i luoghi tanto cari a san Francesco e a santa Chiara. Per questi giovani, provenienti dalla provincia di Venezia, è stato come immergersi nell'esperienza profonda dell'amore: un amore al cubo, proprio a sottolineare la dimensione biblica dell'amore legato alla lunghezza, alla larghezza e alla profondità: “…e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, affinché, essendo radicati e fondati nell'amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi qual sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo, di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché giungiate ad esser ripieni di tutta la pienezza di Dio.”. Figure come san Francesco e santa Chiara destano nel cuore dei giovani un desiderio di infinito, costituiscono una risorsa formidabile e questo l'ho toccato con mano: l'entusiasmo con cui i giovani hanno vissuto questa esperienza ad Assisi è stato imponente, e questo è un segno bellissimo della vitalità e del carisma francescano. Mi ritornano in mente le parole di fra Masseo al Santo: “Dico, perché a te tutto il mondo viene dirieto, e ogni persona pare che desideri vederti e d'udirti e d'obbidirti? Tu non sé bello uomo del corpo, tu non sé grande scienza, tu non sé nobile, onde dunque a te che tutto il mondo ti venga dietro?”

L'esperienza di Francesco si riassume tutta nella passione con cui egli si pose a seguire, “sine glossa”, le orme di Gesù facendosi piccolino. Gli aspetti molteplici di una figura straordinaria di questo genere: il suo rapporto con la natura, che si respira nell'ascoltare i versi del celebre Cantico di frate sole; la sua capacità di parlare a ogni essere vivente, ieri come oggi; l'abbraccio riservato ai lebbrosi, che – come afferma egli stesso nel suo Testamento – lo spinsero a rovesciare la sua scala dei valori: “Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra di loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo.”; la solidarietà con gli ultimi, fino a farsi povero con i poveri, lui e si suoi frati, come narra ancora nel Testamento; le molteplici guarigioni da lui operate, di cui resta traccia abbondante nelle antiche biografie; tutto ciò si spiega solo se si va alla radice di quelle scelte, che è Cristo. Tutto il vissuto di Francesco è Cristico, teso, cioè, verso Gesù e questo si capisce bene dal rantolo de La Verna: <>, in cui lui desidera avere la conferma di essere veramente con Cristo. Credo che si snaturi Francesco tutte le volte che lo si strappa a questo fondamento, per esaltare solamente degli aspetti che, pur importanti, sono stati da lui vissuti secondo questa unità Cristica.

San Francesco ha nel cuore, fin dall'inizio, il desiderio della riuscita, del compimento dell'essere perfectus, cioè la felicità. Se dovessi raccontare all'uomo di oggi la figura di san Francesco, direi che bisogna tornare al cuore della sua incessante domanda, proprio grazie alle domande che egli fa a se stesso: prima ha un desiderio spasmodico di diventare cavaliere, tanto che non esita ad andare in guerra, nelle Puglie, a servizio del conte Gentile, pur di realizzare questo suo progetto, anche rompendo con la società di allora; poi, dopo la prigionia, capisce che non è in questa direzione che egli può trovare il suo compimento; ed è proprio a partire da questo iniziale disagio che egli giunge al grande incontro con Cristo. Francesco ha una vitalità, una forza ed un carisma che non ha eguali, e che qui ad Assisi è possibile toccare con mano. di Card. Angelo Scola

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