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Dalla philautía alla philocalía

Enzo Fortunato
Pubblicato il 30-11--0001



Abbiamo proposto in questo cammino nove riflessioni e/o meditazioni sulla concretezza dei gesti di Francesco, abbiamo proseguito la strada facendo diventare queste meditazioni preghiera, ma prima abbiamo vissuto un percorso semplice ed essenziale, come solo i bei racconti sanno fare.

Questo simbolico itinerario è stato proposto con la speranza che non rimanga relegato solo ai nove giorni che ci preparano alla festa del Patrono della nostra Nazione, ma disegnino una via che possa scandire ogni singola giornata.

Questo viaggio ha dunque uno scopo, lo scopo di accompagnarci per mano dall'amore smodato per noi stessi, la philautía, fi no all'amore per il bello, la philocalía, fi ne ultimo di ogni nostro gesto quotidiano.

Questo passaggio dalla philautía alla philocalía lo ritroviamo descritto non solo da Platone nelle sue Leggi, ma precisato in Isacco di Ninive quando dice: “L'uomo che conosce tutti i suoi peccati è più grande di Dio che fa resuscitare i morti”.

Questa forte affermazione ci invita a guardare in noi stessi, perché l'uomo che riesce a percepire il suo limite, il suo peccato, non diventa più piccolo, ma più grande, capace di bontà, di amore e di misericordia, vedendo nell'altro non un nemico o una nemica, ma un fratello o una sorella, riscoprendo la bellezza in ogni cosa per far della propria vita, piccola o grande che sia, nascosta o pubblica, un canto di lode che permette di dilatare gli spazi del cuore e come Francesco poter dire ora e sempre:

“Laudato sii mi Signore per tutte le tue creature”

di Enzo Fortunato

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