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Diritti umani: la mappa del disonore

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001



Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava a Parigi la Dichiarazione universale dei diritti umani, un testo che sancisce i diritti civili, politici, economici e sociali di tutte le persone del mondo, senza distinzione alcuna. L'intera umanità tutelata da un unico documento, circa sei miliardi di persone che dovrebbero non aver più paura di morire di fame, di riportare i propri giudizi o pensieri. D'obbligo usare il condizionale.
A sessant'anni dal riconoscimento della dichiarazione più di 800 milioni sono gli affamati nel mondo, più di 6.000 i giustiziati nel 2007, numeri ben distanti dal pieno e ideale raggiungimento, gravi violazioni che vanno oltre il testo, che superano di gran lunga il limite della dignità umana. A priori la coscienza collettiva dovrebbe ripudiare i gravi atti di schiavitù, di maltrattamenti o di ingiustizia che ogni giorno avvengono nel mondo, la dichiarazione, stilata da alcuni dei maggiori pensatori del secolo subito dopo le atrocità della seconda guerra mondiale, non fa altro che mettere nero su bianco i principi da rispettare, ma per renderci conto della sua “scarsa effi cacia” basta far riferimento ad esempio ad una ricerca commissionata dalla Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province Autonome, secondo la quale solo il 9% dei ragazzi e delle ragazze tra i 18 e i 34 anni ha letto il suo testo integralmente; e addirittura il 50% dei giovani non ne ha mai neanche sentito parlare.
Una impresa ardua attuare i diritti fondamentali dell'uomo se non si conoscono. La Dichiarazione universale dal primo articolo, che stabilisce la libertà di tutti gli esseri umani, al trentesimo, che sancisce il carattere inalienabile dei diritti, traccia una linea, un confi ne di pace e rispetto che se avesse in questi sessant'anni circondato ogni Stato forse questo 2009 inizierebbe meglio per tutti. Al di là della recessione economica e fi nanziaria, c'è la crisi dell'ignoranza e dell'indifferenza, una crisi silenziosa che ha già lacerato le fondamenta della comunità mondiale, episodi ingiusti, condannati anche dai “padroni del mondo”, che però restano in sordina: sbagliati oggi, dimenticati domani.

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