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Impagliazzo: A Sant'Egidio il Natale per tutti

Mario Scelzo Massimo Percossi - Ansa
Pubblicato il 22-12-2021

Con gli amici e il calore di sempre

Il Natale di Sant’Egidio, con gli amici ed il calore di sempre. #Natalepertutti. In prossimità di questa festa, abbiamo chiesto a Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio nonché professore di Storia Contemporanea all’Università di Roma Tre e storico della Chiesa, di approfondire per i lettori di queste pagine il senso tutto particolare del Natale 2021, in un tempo “sospeso” tra ripartenza economica e sociale e nuove preoccupazioni alle porte.

Professor Impagliazzo, questo che si avvicina è il secondo Natale in epoca di pandemia. Quale secondo lei il messaggio principale di questo tempo?

Siamo di fronte ad un Natale che ci deve far ricordare che le ferite della pandemia sono ancora aperte, tanta gente è ancora in difficoltà, il tempo che stiamo vivendo ci richiama ad avere uno sguardo aperto verso il mondo e non ripiegato su noi stessi. Questa stagione di emergenza non si è ancora conclusa e si può affrontare soltanto insieme. Bisogna superare l'inerzia e lo stordimento di questo periodo che ci ha provato: i cittadini e le istituzioni devono unirsi per una grande mobilitazione in favore di chi ha subito maggiormente le conseguenze economiche e sociali della pandemia. C'è bisogno di un salto di solidarietà e responsabilità. Le feste di Natale, momento caldo e di famiglia, saranno l'occasione per aggiungere un posto a tavola e per non dimenticare chi ha bisogno.

Un posto a tavola… torna quindi la bella tradizione del Pranzo con i Poveri nella Basilica di Santa Maria in Trastevere?

Sono felice di annunciare che torneremo a riunirci in presenza nel Pranzo di Santa Maria in Trastevere. Per ovvie ragioni abbiamo dovuto restringere il numero degli invitati, ma simbolicamente la nostra mensa sarà allargata al mondo intero, nessuno verrà escluso dalla gioia di questo giorno. Dove sarà possibile si realizzerà la “Festa del Dono”, un momento di convivialità durante il quale ogni ospite riceverà un pasto caldo e gustoso, un regalo, ma soprattutto si sentirà chiamato per nome, circondato dal calore di una famiglia. I nostri volontari, durante  il periodo delle feste, porteranno la gioia del Natale negli istituti per anziani, nelle carceri, nelle case delle persone più fragili, perché noi non vogliamo che nessuno venga lasciato da solo. 

Il #Natalepertutti è una festa che abbraccia tutto il mondo, penso a due luoghi in particolare: il Mozambico ed il Pakistan. In Mozambico, porteremo una luce di speranza nei campi profughi nati negli ultimi anni per ospitare le persone che scappano dalla violenza di matrice jihadista (ma probabilmente fomentata da interessi economici legati al controllo degli enormi giacimenti di gas) presente nel Nord del Paese. La gioia del Natale raggiungerà anche il Pakistan, paese in cui le nostre Comunità, pur essendo una minoranza nel paese e vivendo in un contesto spesso ostile, testimoniano con forza le ragioni del dialogo e della solidarietà.

Recentemente Sant’Egidio ha lanciato un appello per una ripresa che non escluda nessuno. Può darci qualche dato relativo all’Italia?

Famiglie monoreddito, lavoratori precari, madri sole, anziani. Sono loro i «nuovi poveri» figli della pandemia, aumentati in modo esponenziale nell’ultimo anno e mezzo. Uomini e donne, in prevalenza italiani con un’età compresa fra i 36 e i 50 anni, costretti per la prima volta a bussare alle nostre porte per chiedere aiuto. Per non lasciare indietro nessuno, da marzo 2020 la Comunità ha moltiplicato i propri sforzi, dall’inizio della pandemia abbiamo distribuito circa 500mila pacchi alimentari. Non solo: per rispondere all’aumento del bisogno, sono sorti nuovi centri per la distribuzione di cibo in ben 30 città. Solo a Roma il numero delle strutture è passato da 3 a 28. È evidente come la pandemia abbia esacerbato un disagio cronico e ampliato la forbice delle disuguaglianze. Se da un lato stiamo vivendo una fase di forte ripresa economica - penso all’Italia eletta “Paese dell’anno” dall’Economist - c’è una larga parte di popolazione che ancora soffre a causa della pandemia.

Sant’Egidio è una realtà diffusa in tutto il mondo, quali sono a suo parere le principali sfide globali di questo tempo? 

Il viaggio del Papa a Cipro ci ricorda il dramma dei rifugiati, ed allo stesso tempo lancia un grido di dolore in una Europa troppo distratta dal proprio egoismo, si pensi alla crisi al confine tra Polonia e Bielorussia ed alla difficoltà dei Paesi dell’Unione di dare una risposta comune e soprattutto solidale. Il Natale deve scuotere le nostre coscienze, la pandemia ci ricorda che ci si salva tutti insieme e che l’unica risposta possibile è quella della fraternità universale, come ci ha ricordato Papa Francesco sia con l’enciclica Fratelli Tutti, sia con il suo costante impegno a favore del dialogo tra le religioni, non posso non ricordare la sua presenza all’incontro di Preghiera per la Pace “Popoli Fratelli, Terra Futura”, organizzato dalla nostra Comunità nello scorso mese di ottobre nello splendido scenario del Colosseo. 

Papa Giovanni XXIII parlava dei “segni dei tempi”. Quali secondo lei le luci di speranza che illuminano il tempo di Natale?

Vorrei indicare due segni di speranza: I Corridoi Umanitari e la vaccinazione dei piccoli e dei fragili. Mi piace sottolineare come quello dei Corridoi Umanitari sia un segno specificamente italiano, l’Italia è un paese che ha nella propria identità una vocazione umanitaria ed accogliente, ho in mente tanti esempi di parrocchie, singole famiglie ed associazioni impegnate nell’accoglienza e nell’integrazione (molte storie sono raccontate nel libro Porte Aperte, di Mario Marazziti, edizione Piemme), in tanti contattano la nostra Comunità per rendersi disponibili ad ospitare le persone che scappano dalle guerre. Nei prossimi giorni, grazie alla firma di un protocollo con il Viminale, accoglieremo i primi profughi provenienti da Iran e Pakistan, persone "in evidente bisogno di protezione internazionale". Tale accordo che permetterà l’arrivo di 1200 profughi afghani in Italia, in due anni, con la possibilità di estendere la durata del progetto a 36 mesi. Questa vocazione all’accoglienza è anche merito del lavoro encomiabile del Presidente Mattarella, che in questi sette anni ha sempre guidato l’Italia vivendo la preoccupazione della difesa dei più deboli e dei più poveri, tutte le scelte del nostro Presidente sono state prese non cercando le alchimie politiche ma avendo come bussola la Costituzione e la difesa dei più deboli. 

In conclusione, ci può dire qualcosa rispetto al lavoro di Sant’Egidio sul fronte delle vaccinazioni? 

La nostra struttura, avviata il 6 luglio scorso grazie all’interessamento del generale Francesco Paolo Figliuolo e dalla collaborazione della Regione Lazio e dell’Asl Rm1, e    ribattezzata l’”hub degli invisibili”, ha permesso fino ad oggi la somministrazione di circa 14mila dosi di vaccino e l’immunizzazione di 10mila persone che, per fragilità, isolamento o anche problemi burocratici, rischiavano di restare fuori dalla campagna vaccinale. Si tratta infatti di senza fissa dimora che, grazie all’accompagnamento dei volontari che li conoscono, sono riusciti a raggiungere questa importante protezione sanitaria. Ma anche di molti immigrati che non avrebbero potuto accedervi per motivi burocratici, legati all’assenza di codici fiscali alfanumerici e della tessera sanitaria. 

Io vedo in tutto questo un enorme segnale di speranza, parliamo di donne e uomini che sostanzialmente abbiamo aiutato ad uscire dall’anonimato, e tanti ci ringraziano non solo per la vaccinazione ma perché per la prima volta spesso dopo anni sono entrati in contatto con dei medici, con delle persone che si preoccupano per loro. Allo stesso tempo, i nostri Centri Dream, attivi da anni per la cura dell’Aids in Africa, sono da mesi in prima fila nel lavoro di contrasto alla pandemia, e ci auguriamo nei prossimi mesi di poter dare il nostro contributo per una robusta campagna vaccinale nel continente. Come dicevo, non ci si salva da soli, la variante Omicron ci mostra plasticamente che per sconfiggere il virus è necessario un impegno globale, auspico una maggiore mobilitazione mondiale per garantire l’accesso al vaccino AntiCovid nei paesi del Terzo Mondo.

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