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Ecco gli scout di Allah: Nei nostri giochi i maschi e le femmine non si toccano mai

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Come tutti gli scout del mondo, indossano il fazzoletto arrotolato al collo, amano la vita all'aria aperta, condividono i valori dell'amicizia e della pace. E credono in dio. Che poi questo dio sia Allah e non Gesù Cristo non cambia. Loro non ci vedono niente di strano e nemmeno i responsabili nazionali dell'Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani) che li hanno accolti come fratelli e "formati" perché potessero cominciare a fare attività educative, col metodo del movimento internazionale ispirato agli scritti di Robert Baden-Powel, padre dei milioni di "lupetti" e "coccinelle" che in tutto il mondo esplorano i boschi in "squadriglie" e fanno giochi nella natura per imparare la solidarietà e i rispetto delle regole.




Il primo scout musulmano d'Italia era un ex cattolico di Udine convertito all'Islam, che non aveva voluto rinunciare alla sua passione di quando era ragazzino. Era il 2007 ed era un'eccezione assoluta. Adesso è nata l'Associazione scout musulmani d'Italia, circa 200 iscritti, tutti figli di immigrati e in contatto diretto con l'Agesci. La vicepresidente è una ragazza immigrata di seconda generazione, Sarah, 26 anni, quinta figlia di una famiglia di egiziani trapiantata in Italia, studentessa di farmacia a Milano, una ragazza solare e allegra, col suo hjiab colorato ben calcato in testa. È stata lei a frequentare un corso Agesci per organizzare un percorso da scout Doc per un gruppetto di 20 bambini di religione islamica, anche loro figli di arabi e nordafricani che vivono a Milano.




"Il Profeta Mohammed, pace e benedizione su di lui, viveva anche lui una vita da scout  -  ha raccontato Sarah ai giornalisti della rivista "Scarp de tenis", vicina alla Caritas Ambrosiana, che esce questa settimana con un servizio sul tema. "L'Islam come religione combacia con il movimento scout e si può dire che lo scoutismo è Islam perché Maometto viaggiava per diffondere il suo messaggio e viveva in modo molto umile, davanti ad un pasto abbondante non doveva saziarsi, si accontentava di poco, viveva nella natura, e anche nei momenti più difficili era sempre disponibile verso tutti. Sapeva ascoltare, era al servizio di tutti, bambini, donne e anziani, cercava di trasmettere il messaggio dell'Islam a tutti ".




Sarah in questi giorni è in Egitto per una breve vacanza, ma appena tornerà riprenderà le sue uscite in giro per la Lombardia, con i bambini al seguito. "Hanno chiesto di fare solo alcune piccole modifiche alle regole generali  -  spiega Matteo Citterio, responsabile delle relazioni internazionali Agesci  -  Per esempio, le ragazze portano il velo sul capo e non indossano i pantaloni corti. Nei giochi di gruppo si evita il contatto fisico fra maschi e femmine, come prescrivono i precetti della loro religione. Comunque, noi li sosteniamo nelle loro attività e nella creazione di un percorso per i bambini. Fare formazione a loro è stata un'esperienza interessante". A Milano per altro, con 100mila islamici residenti, non è cosa insolita trovare bambini musulmani anche negli oratori, tanto che l'arcivescovo Angelo Scola, recentemente, ha dato loro il benvenuto: "Se pregano nelle nostre parrocchie, non c'è problema. La vera integrazione si costruisce così".

Sarah è d'accordo sul dialogo a tutto campo con i cattolici e pensa che una strada veloce per insegnare sani principi di vita anche ai più piccoli è quella che si impara andando con gli scout: "Così si arriva più vicino a Dio perché ci si distacca dalla vita movimentata di ogni giorno, dalla routine che distrae. Noi preghiamo cinque volte al giorno e anche quando facciamo le uscite tutti insieme, rispettiamo il precetto. Nell'Islam c'è questo sentimento dello "sforzo" che appartiene allo scoutismo: bisogna sempre sforzarsi in modo positivo per migliorarci, essere utili agli altri e sorridere nei momenti difficili, come dice il Profeta".

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