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Cei: no a gender e divorzio breve. La maternità non è un diritto

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Divorzio breve, teoria del gender, fecondazione artificiale. E ancora l’immigrazione, la persecuzione dei cristiani nel mondo e la riforma scolastica: sono i temi di attualità su cui il cardinal Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, ha incentrato il suo discorso di apertura della 68a Assemblea Cei aperta lunedì sera da Papa Francesco. Quelle del cardinale sono prese di posizione nette e senza sconti o «aperture» alla mediazione. «Il desiderio della maternità o della paternità non può mai trasformarsi in diritto per nessuno. Si alimenta anche così la cultura dello scarto, categoria che tanto piace se applicata a certe situazioni, ma non a queste: Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva, che così possono continuare a maturare nella relazione nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio». No deciso quindi della Cei a matrimoni omosex, alla pratica dell’utero in affitto alle adozioni alle coppie omosessuali.


«La famiglia in pericolo»

Bagnasco contesta le nuove norme sul divorzio breve: «Sopprimere un tempo più disteso per la riflessione, specialmente in presenza di figli, è proprio un bene? Si favorisce la felicità delle persone o si incentiva la fretta? Quando si tratta dei bambini che vengono al mondo, nessun sacrificio degli adulti sarà giudicato troppo costoso e troppo grande pur di evitare che un bambino pensi di essere uno sbaglio». Secondo il cardinale, « si puntava sul “divorzio lampo” e su questo si ritornerà non appena i venti saranno propizi» e ha citato papa Francesco, che definisce la cosiddetta «teoria del gender», uno «sbaglio della mente umana». Il Santo Padre, e Bagnasco lo ha ricordato nella sua prolusione, si è chiesto durante l’ntervento a braccio del 21 marzo scorso a Napoli, «se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa confrontarsi con essa». «Con il Papa diciamo no ad una scuola dell’indottrinamento, della colonizzazione ideologica», ha scandito Bagnasco sottolineando che «tra le modifiche approvate in Commissione vi è quella che prevede l’insegnamento della parità di genere in tutti gli istituti».
Ecco, ha denunciato il cardinale, ispirandosi ancora alle parole del Papa, «la colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che non ha niente a che fare col popolo; con gruppi del popolo sì, ma non col popolo, e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura». Secondo Bagnasco, «è doveroso - invece - educare al rispetto di tutti, alla non discriminazione e al superamento di ogni forma di bullismo e di omofobia». Insomma la Chiesa auspica una scuola «libera, lontana da schemi statalisti e antiliberali, da indottrinamenti e colonizzazioni ideologiche». Anche perchè «il futuro passa attraverso l’educazione delle giovani generazioni» e chiede «strutture più giuste e adeguate per sedi e organici; un’istruzione solida ed essenziale; una formazione professionale stimata e sostenuta; in una parola, un’educazione integrale per tutti». Il presidente della Cei reclama «una scuola libera, non perché sganciata dal sistema scolastico nazionale ma perché scelta dai genitori, primi e insostituibili educatori dei loro figli. Sarebbe il tempo - ricorda - di attuare quanto previsto dalla legge nel 2000 a proposito del sistema italiano della pubblica istruzione, nel quale sia la scuola statale sia le scuole paritarie vengono riconosciute a pieno titolo come pubblico servizio. In questa prospettiva, si giustifica il “bonus” per i genitori da utilizzare nella scuola prescelta».


Il massacro dei cristiani e l’Armenia

Il cardinale ha puntato poi il dito contro chi fa finta di non vedere le stragi contro i fedeli di Cristo in atto soprattutto nel mondo islamico: «Spegnere i riflettori sulla persecuzione dei cristiani e stare in silenzio, lasciando che la carneficina continui, sarebbe diventarne conniventi, colpevoli di fronte al tribunale di Dio e della storia. Sarebbe l’ennesima prova della cattiva coscienza dei potenti». E ha aggiunto: «Chiedo non subentri l’abitudine e l’indifferenza dinanzi alla brutalità omicida» e ricordato la grande preghiera per i cristiani, in programma per il prossimo 23 maggio, alla vigilia della Pentecoste, con un pensiero al genocidio armeno, ricordato anche di recente dal Papa.


«Orrore per gli scafisti»

Il cardinale ha espresso un apprezzamento moderato per l’Agenda Europea per l’immigrazione con cui la Ue sembra «aver dato un colpo, quello che da anni si è atteso e forse si doveva pretendere», un «segnale dunque apprezzabile, ma avaro»; «orrore», invece, per i delitti degli scafisti, «criminali dell’umanità, disposti a uccidere con lucida e cinica programmazione», e «dolore per la tragedia senza fine di tanta povera gente costretta a trasformare la vita in una fuga verso l’ignoto, prima lungo il deserto e sul mare per canali sconosciuti, e poi sulla terra ferma». E ancora Bagnasco ha citato il Papa dicendo che «i migranti sono uomini e donne come noi, fratelli nostri che cercano una vita migliore, affamati, perseguitati, feriti, sfruttati, vittime di guerra; cercano una vita migliore». Secondo Bagnasco, «è evidente che l’accoglienza umanitaria vada sempre accompagnata dalla legalità e dalla sicurezza di tutti; ed è evidente che all’accoglienza deve corrispondere coscienza e disponibilità». (Ester Palma - Il Corriere)

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