religione

Via Crucis, il Papa e Bassetti: Nei migranti la croce

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

E’ stata celebrata la Via Crucis, al Colosseo, alla presenza di migranti, poveri, ammalati, gli ultimi a cui il Papa ha voluto consegnare la Croce. Sono state lette le riflessioni che il cardinale di Perugia Gualtiero Bassetti ha scritto su richiesta di Papa Francesco. Parole che, per quanto scritte prima dei fatti di Bruxelle, hanno risuonato attraverso la tv, a quanti erano collegati con Roma, come un monito contro quella violenza che si è vista scatenare nel cuore dell’Europa nei giorni scorsi e che ancora tiene il mondo con il fiato sospeso.


Il messaggio Il Papa, nel suo messaggio, davanti alla ‘crocifissione di Gesù’ ha ripreso i temi affrontati da Bassetti, mettendo al centro ancora una volta, i perseguitati, che oggi come allora trovano solo violenza e tanti «Ponzio Pilato» pronti a «lavarsi le mani».

Papa Francesco «La Croce di Cristo – ha detto il Papa – ancora oggi ti vediamo eretta nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco. O croce ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze. La croce di Cristo la vediamo nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti ‘Pilato’ con le mani lavate. La vediamo ancora oggi nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata. La Croce di Cristo la vediamo nei potenti e nei venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli e danno ai loro figli da mangiare il pane insanguinato. La vediamo ancora oggi nei ladroni e nei corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendono nel misero mercato dell’immoralità. La vediamo nei distruttori della nostra ‘casa comune’ che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni».

La via Crucis del Cardinale «Dio è misericordia» è il titolo che Bassetti ha voluto dare alle meditazioni, testi in cui evidenzia che di fronte alle paure dell’uomo, al dolore, alle persecuzioni e alla violenza, la misericordia è il canale della grazia che da Dio giunge a tutti. Nelle 14 stazioni anche parole di don Mazzolari, padre Turoldo e San Giovanni Paolo II e riflessioni sui migranti, in cui bisogna scorgere «il volto di Cristo», sui cristiani perseguitati, gli ebrei uccisi nei campi di sterminio, le famiglie lacerate, i disoccupati e i precari, i bambini abusati, e le ostentazioni dei potenti di oggi. Parole in cui il percorso di Cristo verso il Golgota appare come l’estremo dono misericordioso di Dio per gli uomini. Nel cammino giubilare che la Chiesa sta compiendo, la Via Crucis vuole mostrare questo amore che giunge allo «scandalo della croce» contrapponendosi alle meschinità umane e partecipando agli strazi del mondo. Il corpo flagellato e umiliato di Gesù «indica la strada della giustizia», «la giustizia di Dio che trasforma la sofferenza più atroce nella luce della risurrezione». Ma, come Pilato, c’è chi ha paura di perdere le proprie sicurezze e non sceglie la Verità di Dio o chi teme il diverso, lo straniero, il migrante e non vi scorge il volto Cristo.


La sofferenza Bassetti riflettendo sulla prima caduta di Gesù sotto il peso della croce sostiene che se «la sofferenza per l’uomo è a volte un assurdo», lo sforzo è quello di comprendere «quanta libertà e forza interiore» ci sia stata in quell’umano inciampo che è un’inedita rivelazione divina di Cristo. E le domande a Dio sui perché diventano allora preghiera: «Per gli ebrei morti nei campi di sterminio, per i cristiani uccisi in odio alla fede, per le vittime di ogni persecuzione». In Gesù che incontra la madre si può scorgere poi l’immagine della famiglia, «cellula inalienabile della vita comune» e «architrave insostituibile delle relazioni umane», mentre nel tenero gesto della Veronica si può riconoscere l’amore forte che sfida ogni cosa pur di donarsi. Il secondo inciampo di Cristo insegna che il peccato fa cadere più volte e che non ci si salva da soli; la terza caduta ricorda la sofferenza delle famiglie spezzate, di chi non ha un lavoro, di tanti giovani precari.

La logica dello scarto Bassetti spiega che la supplica a Dio si leva per quanti «sono a terra» a causa di matrimoni falliti, di drammi o per l’angoscia del futuro. Gesù privato delle vesti ricorda invece i «bambini profanati nella loro intimità», chi ha subito abusi o non è rispettato nella propria dignità. Ma è dalla sua croce che risplende l’«onnipotenza che si spoglia», la «sapienza che si abbassa fino alla follia», l’amore «che si offre in sacrificio». Vicino a Gesù due malfattori: uno propone di «scappare dalla croce ed eliminare la sofferenza» – è la «logica della cultura dello scarto» -, l’altro accetta la volontà di Dio e volge lo sguardo verso l’alto aprendosi alla «cultura dell’amore e del perdono». Gesù muore in croce, ma la sua «è la celebrazione più alta della testimonianza della fede», come quella di numerosi martiri, anche di questi ultimi secoli, «veri apostoli del mondo contemporaneo», tra cui Massimiliano Kolbe ed Edith Stein.

La forza della fede E al termine del percorso terreno di Cristo proprio nei testimoni emerge «la forza della fede». Il cardinale cita come esempio Giuseppe d’Arimatea, che si fa «accoglienza, gratuità e amore» nel chiedere il corpo di Cristo e nel seppellirlo con «semplicità» e «sobrietà»; in netto contrasto »con l’ostentazione, la banalizzazione e la fastosità dei funerali dei potenti di questo mondo». La morte di Gesù e la chiusura del sepolcro non è la fine a tutto, perché nelle tenebre di quella tomba di Gerusalemme in modo silenzioso Dio è «all’opera per generare nuova grazia nell’uomo». (Umbria24)

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