religione

Venerdì di Quaresima. Il vescovo Sorrentino: apriamo i nostri cuori ai fratelli in difficoltà

Redazione sanfrancesco.org
Pubblicato il 22-03-2019

Ero affamato e mi avete dato da mangiare, ero assetato e mi avete dato da bere

Ero affamato e mi avete dato da mangiare, ero assetato e mi avete dato da bere”. Queste le parole con cui Monsignor Sorrentino, vescovo della Diocesi di Assisi- Gualdo Tadino-Nocera Umbra, riassume lo spirito quaresimale che ogni buon cristiano deve adottare per non lasciare indietro nessuno, a maggior ragione in questo periodo, durante il quale le piaghe di Cristo si manifestano.


Cosa rappresenta per voi la Quaresima? Dove possiamo trovare le piaghe di Cristo nel nostro tempo?

La Quaresima è un cammino di conversione che ci porta alla Pasqua e dunque alla Passione e Resurrezione di Cristo. La passione riguarda tutti noi ed in particolare i più deboli di questa umanità che non va lasciata sola. Ogni volta che incontriamo un fratello sofferente incontriamo Gesù Cristo, se vogliamo incontrare il Signore siamo chiamati ad aprire il nostro cuore ed aiutare i più bisognosi. Nel 2013, per esempio, durante la visita all’Istituto Serafico di Assisi, un luogo di riabilitazione e cura per bambini e adulti diversamente abili, dove la sofferenza viene accolta e alleviata curando le loro patologie, Papa Francesco disse che nella struttura era possibile vedere le piaghe di Cristo.

Ogni epoca ha le proprie piaghe, oggi è possibile vederle e toccarle nei fratelli immigrati che con grande gioia accogliamo in diocesi. Parlandoci ed ascoltandoli, ho avuto modo di conoscere le loro storie, commoventi e drammatiche, ma allo stesso tempo ho visto la speranza nei loro occhi, la voglia di vivere, di trovare un lavoro e di poter guardare al futuro con maggiore serenità e sicurezza. Questa speranza che vediamo nei loro occhi deve essere condivisa, dobbiamo lavorare insieme per un futuro migliore per tutti. Ad Assisi avete fondato un Museo della Memoria.


Che messaggio vuole trasmettere ai giovani?

Vi è il bisogno di dare alle nuove generazioni delle indicazioni per comprendere il passato, partendo da ciò che è successo nel secolo scorso con la Shoah, per fare in modo che non accada più nulla di simile: una tragedia immane ed un accecamento dell’umanità. Recentemente ho avuto un incontro con una delle rifugiate che sono state salvate ad Assisi, Miriam Viterbi, che mi ha parlato della sua esperienza come della spogliazione di ogni suo diritto; le hanno tolto le gioie della sua infanzia, il diritto di vivere serenamente e la sua dignità di persona. Grazie a Dio è stata salvata.

Per questo, è importante far arrivare ai giovani il messaggio che di fronte a tutte le tragedie si può - ed è nostro compito - accendere una luce di speranza ed agire. Abbiamo fondato il museo per raccontare queste storie di luce in tempi bui, ma anche per aprire i cuori all’impegno verso gli ultimi. Allora ci fu il dramma degli ebrei, ma oggi ci sono tanti altri drammi. E se nello scorso secolo intervennero “i giusti tra le nazioni”, oggi abbiamo bisogno di tanti nuovi giusti a difesa dei più bisognosi.

Francesco Bastianini

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