religione

San Francesco e la Chiesa, ricca salvata dai poveri di Cristo

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Dalla sua rinuncia ai beni sono trascorsi più di tre anni, in cui Francesco ha fatto varie esperienze, passando da una prima idea di vivere da eremita a quella di andare per il mondo predicando la penitenza; indossa ormai un abito religioso, ha accolto i primi seguaci e ha scritto per loro una regola di vita.

Decide allora di cercare per questo suo progetto l’approvazione di papa Innocenzo III, il quale però temporeggia, vedendo che alcuni cardinali giudicano troppo severo il programma di vita proposto dal santo. Innocenzo tuttavia non dimentica Francesco—anzi lo vede più volte in sogno. Così, quando lo strano supplicante riesce di nuovo a parlargli, raccontando “la parabola di un ricco re che con gioia aveva sposato una donna bella e povera e ne aveva avuto con lei dei figli che avevano la stessa fisionomia del re, loro padre…”, Innocenzo ammette d’aver già visto in sogno “che la Basilica del Laterano ormai stava per rovinare, e che un uomo poverello, piccolo e di aspetto spregevole lo sosteneva, mettendoci sotto le spalle, perché non cadesse”.  Giotto fa vedere il pontefice addormentato nel palazzo lateranense, con due consiglieri ai piedi del letto, mentre, accanto al palazzo,  la basilica, pericolosamente inclinata, viene sostenuta da Francesco.

Il testo di Bonaventura e l’affresco di Giotto sintetizzano una serie di complesse realtà storiche, tra cui: il coevo moltiplicarsi di movimenti pauperistici miranti a ricondurre la Chiesa a una semplicità evangelica; il sospetto e l’ostilità che questi suscitavano nella Curia romana; e la straordinaria – viene da dire ‘miracolosa’ – apertura dell’alto clero a Francesco e ai suoi frati, i quali faranno da mediatori tra la richiesta di riforma del popolo e il conservatorismo dell’istituzione ecclesiastica. Lo sfarzo delle chiese e la magnificenza delle abitazioni prelatizie del periodo erano di fatti notevoli, e lo stesso Innocenzo III fece realizzare decorazioni musive nella vecchia basilica vaticana e un intero nuovo palazzo similmente “apud Sanctum Petrum”.

Così gli sfavillanti decori e le colonne marmoree con cui Giotto impreziosisce  il portico di San Giovanni al Laterano e il padiglione del papa, nell’affresco, alludono al ritrovato splendore di simili  strutture romane. Infatti, all’epoca dell’affresco anche il  Patriarchio lateranense (allora l’ufficiale residenza dei papi) era stato ammodernato ed arricchito, così che il contrasto sottolineato da Giotto tra “l’uomo poverello” e il lusso degli edifici drammatizzava l’idea di una Chiesa ricca salvata dai poveri di Cristo. (Timothy Verdon)

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