religione

Papa Francesco: “Città desertificate: l’amore manca”

Roberta Leone
Pubblicato il 30-11--0001

Città desertificate “per mancanza d’amore, per mancanza di sorriso. Tanti divertimenti, tanti, tante cose per perdere tempo e far ridere, ma l’amore – la voce si ferma prima di scandire una conclusione drammatica - manca”.  

Ha l’aspetto depresso di una moderna Babele, fitta di grattacieli senza vita, la città dell’uomo che papa Francesco tratteggia da piazza San Pietro. La cornice è quella della consueta udienza generale del mercoledì, in una catechesi che il Pontefice dedica ancora una volta alla famiglia. Per rimarcare la “sapienza degli affetti che non si comprano e non si vendono” e richiamare il mondo ad uno “stile familiare nelle relazioni umane” che è “benedizione per i popoli” perché “riporta la speranza sulla terra”.

La riflessione parte dalla pagina del vangelo di Matteo che recita «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me». Se, avverte il Papa, espressioni evangeliche come quella meditata “sembrano contrapporre i legami della famiglia e il seguire Gesù”, tuttavia Gesù “non vuole cancellare il quarto comandamento con questo, che è il primo grande comandamento verso le persone”. Al contrario, prosegue, “quando Gesù afferma il primato della fede in Dio, non trova un paragone più significativo degli affetti famigliari”. 

Per il Papa, nell’esperienza della fede e dell’amore di Dio avviene che i legami familiari vengano trasformati e “«riempiti» di un senso più grande e diventano capaci di andare oltre sé stessi”, per accogliere come fratelli “anche coloro che sono ai margini di ogni legame”. Così, nel Vangelo di Marco Gesù afferma: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». 

D’altra parte, ha sottolineato il Pontefice, è in famiglia che si impara a crescere in un’atmosfera di sapienza degli affetti, “la dote migliore del genio famigliare”: la “grammatica” degli affetti si impara lì, “altrimenti – ha ammonito - è ben difficile impararla”. 

Quando gli affetti familiari testimoniano il Vangelo, poi, “diventano capaci di cose impensabili, che fanno toccare con mano le opere di Dio”: “un solo sorriso miracolosamente strappato alla disperazione di un bambino abbandonato, che ricomincia a vivere, ci spiega l’agire di Dio nel mondo più di mille trattati teologici. Un solo uomo e una sola donna, capaci di rischiare e di sacrificarsi per un figlio d’altri, e non solo per il proprio, ci spiegano cose dell’amore che molti scienziati non comprendono più. E dove ci sono questi affetti famigliari vengono questi gesti dal cuore, che ci parlano più forte delle parole”.  

È dai gesti d'amore che la società è trasformata, da una famiglia “chiamata oggi a contrastare la desertificazione comunitaria della città moderna”: “pensate allo sviluppo di questa testimonianza, oggi", è l'invito di papa Francesco. "Immaginiamo che il timone della storia (della società, dell’economia, della politica) venga consegnato - finalmente! - all’alleanza dell’uomo e della donna, perché lo governino con lo sguardo rivolto alla generazione che viene. I temi della terra e della casa, dell’economia e del lavoro, suonerebbero una musica molto distinta!”

“Nessuna ingegneria economica e politica – avverte il Pontefice - è in grado di sostituire questo apporto delle famiglie”. Se il progetto di Babele non edifica che grattacieli sterili, “lo Spirito di Dio, invece, fa fiorire i deserti”. Per papa Francesco la partita cruciale dell’umano sta quindi nel ridare protagonismo a questa famiglia, che “ascolta la parola di Dio e la mette in pratica”: “e proprio la famiglia - quel papà, quella mamma che lavorano, e con i figli - il sorriso di una famiglia è capace di vincere questa desertificazione delle nostre città. E questa è la vittoria dell’amore, della famiglia”. E ancora: “dove c’è una famiglia con amore, quella famiglia è capace di riscaldare il cuore di tutta una città con la sua testimonianza d’amore”. 

La via, ancora una volta, è in uscita: “uscire dalle torri e dalle camere blindate delle élites, per frequentare di nuovo le case e gli spazi aperti delle moltitudini, aperti all’amore della famiglia”. Lo Spirito – ha concluso il Pontefice - porterà lieto scompiglio nelle famiglie cristiane, e la città dell’uomo uscirà dalla depressione!”. 

Al termine della meditazione, in concomitanza con le commemorazioni in Estremo Oriente della conclusione della Seconda Guerra Mondiale, l’appello “affinché, per intercessione della Vergine Maria, il mondo di oggi non abbia più a sperimentare gli orrori e le spaventose sofferenze di simili tragedie, ma – ha aggiunto il Pontefice - li sperimenta”. 

Questo – ha proseguito papa Francesco ricordando le vittime dei conflitti e le minoranze perseguitate - “è anche il permanente anelito dei popoli, in particolare di quelli che sono vittime dei vari sanguinosi conflitti in corso. Le minoranze perseguitate, i cristiani perseguitati, la follia della distruzione, e poi quelli che fabbricano e trafficano le armi, armi insanguinate, armi bagnate nel sangue di tanti innocenti! Mai più la guerra!, è il grido accorato che dai nostri cuori e dai cuori di tutti gli uomini e donne di buona volontà sale al Principe della pace”. (Roberta Leone)

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA