religione

Papa Francesco: riportare la fraternità al centro della nostra società tecnocratica e burocratica

Roberta Leone
Pubblicato il 30-11--0001

“Possa la Comunità internazionale trovare soluzioni pacifiche alla difficile situazione in Libia”. È una catechesi segnata dal pensiero per i focolai di guerra sparsi nel mondo e dall’accorata preghiera per la pace, quella che papa Francesco offre ai fedeli nella tradizionale udienza generale del mercoledì, nel giorno in cui la Chiesa universale, con il rito dell’imposizione delle Ceneri, inaugura il tempo quaresimale.


Dal sagrato della Basilica di San Pietro il Pontefice ricorda i cristiani copti uccisi in Libia: “Vorrei invitare ancora a pregare per i nostri fratelli egiziani che tre giorni fa sono stati uccisi in Libia per il solo fatto di essere cristiani. Il Signore li accolga nella sua casa e dia conforto alle loro famiglie e alle loro comunità”, invita a pregare per il Medio Oriente e il Nord Africa. Ai vescovi ucraini, in questi giorni a Roma in visita ad limina alle Tombe degli Apostoli, dice: “mi unisco alla vostra preghiera, perché al più presto venga la pace duratura nella vostra patria”.


Preghiera per pace e fraternità sono i nodi questa catechesi che prosegue il percorso tematico sulla famiglia – nelle ultime udienze papa Francesco si era soffermato sulle figure della madre, del padre e dei figli – e approda oggi all’immagine dei fratelli e delle sorelle.

“«Fratello» e «sorella» sono parole che il cristianesimo ama molto”, spiega papa Francesco: “Gesù Cristo ha portato alla sua pienezza anche questa esperienza umana dell’essere fratelli e sorelle, assumendola nell’amore trinitario e potenziandola così che vada ben oltre i legami di parentela e possa superare ogni muro di estraneità”. La riflessione porta subito alle fragilità e ai conflitti che dividono le famiglie, a partire dall’episodio biblico di Caino e Abele: “Sappiamo che quando il rapporto fraterno si rovina, quando si rovina il rapporto tra fratelli, si apre la strada ad esperienze dolorose di conflitto, di tradimento, di odio. Il racconto biblico di Caino e Abele costituisce l’esempio di questo esito negativo”.


La domanda di Dio a Caino dopo l’uccisione di Abele: «Dov’è Abele, tuo fratello?», “è una domanda che il Signore continua a ripetere in ogni generazione”, annota papa Bergoglio, e purtroppo, soggiunge, ogni generazione risponde come Caino: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?».

Ma, ammonisce il Pontefice, la fratellanza non può essere rotta, è il legame della generazione. Quando il legame tra fratelli è spezzato “è una cosa brutta e cattiva per l’umanità. Anche in famiglia, quanti fratelli litigano per piccole cose, o per un’eredità, e poi non si parlano più, non si salutano più. Questo è brutto! La fratellanza è una cosa grande, quando si pensa che tutti i fratelli hanno abitato il grembo della stessa mamma durante nove mesi, vengono dalla carne della mamma!”.


È tra fratelli, poi, che “si impara la convivenza umana, come si deve convivere in società”, perché “il legame di fraternità che si forma in famiglia tra i figli, se avviene in un clima di educazione all’apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace”. Torna qui, nelle parole di papa Francesco, la relazione che lega famiglia, educazione e pace: “Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo! A partire da questa prima esperienza di fraternità, nutrita dagli affetti e dall’educazione familiare, lo stile della fraternità si irradia come una promessa sull’intera società e sui rapporti tra i popoli. La benedizione che Dio, in Gesù Cristo, riversa su questo legame di fraternità lo dilata in un modo inimmaginabile, rendendolo capace di oltrepassare ogni differenza di nazione, di lingua, di cultura e persino di religione”.


Infine, la fraternità in famiglia, come nella comunità cristiana, è anche cura dei più deboli: “La fraternità in famiglia risplende in modo speciale quando vediamo la premura, la pazienza, l’affetto di cui vengono circondati il fratellino o la sorellina più deboli, malati, o portatori di handicap. I fratelli e le sorelle che fanno questo sono moltissimi, in tutto il mondo, e forse non apprezziamo abbastanza la loro generosità. E quando i fratelli sono tanti in famiglia - oggi, ho salutato una famiglia, che ha nove figli?: il più grande, o la più grande, aiuta il papà, la mamma, a curare i più piccoli. Ed è bello questo lavoro di aiuto tra i fratelli”.

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