religione

Miracoli Eucaristici, in viaggio per l’Europa

Antonio Tarallo Ansa - GIUSEPPE LAMI
Pubblicato il 01-06-2018

In cammino verso la festa del Corpus Domini

Lasciamoci le alpi nostrane dietro le spalle. Un nuovo viaggio ci aspetta. Francescanamente…mettiamoci in cammino. Altri luoghi, altri personaggi, altre date.

A rimanere identica è la tematica. Una tematica importante: quella dei Miracoli eucaristici che si sono diramati attraverso i secoli. Nella scorsa puntata siamo stati in giro per l’Italia, ora è “il turno” dell’Europa.

Anche il continente europeo ha visto un susseguirsi di questa “tipologia di fatti straordinari”. Questa volta partiamo a ritroso nel tempo, e incominciamo con uno dei più recenti, avvenuto solo cinque anni addietro. Ci troviamo nel sud-ovest della Polonia, nella diocesi di Legnica. Durante la Messa di Natale nella chiesa parrocchiale di San Jacek, cade a terra un’ostia. Riposta in un contenitore d’acqua su iniziativa dei sacerdoti, dopo qualche tempo si tinge di un alone rosso.

Lo stupore tra celebranti e fedeli è forte. Dopo aver esposto il fatto al Vescovo emerito di Legnica, viene nominata subito una commissione scientifica sull’evento che ha sentenziato successivamente così: “Il tessuto ha origine umana e assume alterazioni che appaiono, di frequente, durante un’agonia”. L’ultima parola è spettata alla Congregazione per la Dottrina della Fede che – seguendo il solito rigoroso iter scientifico – si è pronunciata in modo favorevole. Il primo miracolo, in Polonia, che possiamo annoverare come eucaristico, risale al 1345 a Cracovia.

Seguì quello di Poznań (1399). In ordine cronologico, ne avviene un altro, anche questo assai recente come quello del 2013. E’ il 2008, nella chiesa di Sant’Antonio di Padova, a Sokółka, una città della Polonia nord-orientale. Anche in questo caso, la storia è simile a quella di Legnica: l’ostia cade, viene poi messa nell'acquamanile (il contenitore d'acqua che serve ai sacerdoti per lavarsi le dita) ed ecco presentarsi nella particola un coagulo rosso. L’analisi scientifica, anche in questo caso, non ha dubbi: “Il campione si presenta come tessuto miocardico”. Nella vicina Germania, ne contiamo ben nove, a partire dal 1194. La prima città è stata Ausburg.

Ci troviamo dinanzi a una sorta di “miracolo dinamico”, se così possiamo definirlo. “Dinamico” in quanto l’ostia in questione, ha subito diverse mutazioni nel tempo: sopra di essa è apparso il Gesù Bambino con una corona in testa; in un’altra occasione, Cristo crocifisso; in un’altra ancora, è apparso Cristo benedicente in persona. Il tutto era nato quando una donna partecipando alla messa, proprio nell’atto di ricevere la comunione, fu presa dallo scrupolo di non esserne degna. Tanto fu lo scrupolo che non la inghiottì e, una volta tornata a casa, la ripose in una scatoletta di cera. Lì, fu lasciata per cinque anni fino a quando non decise di rivelare il segreto. Una volta aperta, con grande sbigottimento, l’ostia era divenuta carne sanguinante. L’ostia di Augsburg è stata più volte sottoposta ad esami ed analisi che hanno confermato il suo essere di carne e sangue umani. Da questo episodio, tanti i miracoli: Benningen, 1216; Bettbrunn, 1125; Erding, 1417; Kranenburg, 1280; Regensburg, 1255; Walldürn, 1330; Wilsnack, 1383.

Ma veniamo, adesso, a una terra di forte tradizione “cattolica”: la penisola iberica. Allora, zaino in spalla e partiamo alla volta della regione di Toledo, e più precisamente incamminiamoci verso la piccola cittadina di Guadalupe. Non ci facciamo ingannare: non è quella del Messico, sia chiaro…lì è altro miracolo. E’ il 1420, assistiamo in silenzio alla messa di Don Pedro Cabañuelas. E’ il momento della consacrazione. A un certo punto assistiamo sconcerti a questa scena: dall’alto una nube densa si posa sopra l’altare. Non si vede più nulla. Un momento di esitazione da parte di Don Pedro e, lentamente, dalla nube che comincia ad aprirsi, si vede l’ostia sollevata.

Scendono copiose gocce di sangue che subito riempiono il calice, facendolo traboccare fino a inondare il corporale e l’animetta, il quadrato di stoffa che copre il calice e la patena. Tanti saranno quelli che seguiranno a questo sorprendente avvenimento: accertati, se ne contano ben diciannove dal 1348 al 1907. E ora veniamo alla “secolarizzata” Francia. Superiamo la catena montuosa dei Pirenei. Un po’ faticoso, lo so. La scalata richiede sempre maggiore volontà e forza. Ma ne vale la pena. Facciamo una sosta a Lourdes. E’ la prima città che incontriamo mettendoci in viaggio.

Ci riposiamo qui, almeno per un istante. Qui possiamo parlare di miracoli avvenuti durante proprio la processione del Santissimo Sacramento, che è poi la “tipica” processione che si fa durante il Corpus Domini: l’Eucarestia viene portata nel popolo, tra la gente. E nel Santuario di Nostra Signora di Lourdes, ogni giorno, alle cinque pomeridiane, avviene ciò. Alcune delle guarigioni di Lourdes riconosciute ufficialmente dalla Chiesa come miracolose, sarebbero avvenute proprio durante questa processione, come quelle di: Jeanne Tulasne (1897), Marie Savoye (1901), Virginie Haudebourg (1908), Marie Fabre (1911), Henriette Bressolles (1924), Marie Thérèse Canin (1947), Leo Schwager (1952), Alice Couteault (1952) e Marie-Louise Bigot (1954).

Andiamo un po’ lontano da dove “idealmente” siamo arrivati. Facciamo un po’ di cammino per giungere nella parte quasi estrema della Francia, assai lontano da Lourdes. Eccoci giunti a Faverney. Questa, l’affascinante storia. Anno 1608, alla vigilia della festa di Pentecoste, nell’abbazia benedettina di Faverney. Si decide di allestire un altare per l’adorazione. La lunetta dell’ostensorio è molto larga e per questo vengono inserite due ostie. Terminati i Vespri, i monaci lasciano esposto l’Ostensorio sull’altare provvisorio. La mattina seguente il sacrestano apre la chiesa e la trova piena di fumo con l’altare in cenere. Comincia ad urlare e subito accorrono i religiosi ed altre persone che cercano di rimuovere la cenere con la speranza di ritrovare qualcosa dell’Ostensorio. Questo, salvato dall’incendio, è sospeso in aria, e le due ostie inserite, integre. Dal 1250 al 1822, dodici i miracoli eucaristici in Francia.

Quelli passati in rassegna in queste due puntate sono avvenimenti, indubbiamente, che hanno tutti del “soprannaturale”. Una “reale e concreta” spiegazione logica non ce l’hanno. Certamente la Scienza (e lo vedremo nella terza puntata di questo focus) ha avuto modo di confrontarsi con questi. Sono miracoli che nella loro “esteriorità” o “visibilità” – che hanno dietro della “sostanza” (ed è importante ribadirlo) – colpiscono la mente e il cuore di chi si trova con loro “in contatto” . Colpiscono come l’uomo vicino alla Fede, così l’uomo lontano, o l’uomo in cammino. Ma, mi piace – in chiusura – fare riferimento a una certa “tipologia” di miracoli. Quelli che magari avvengono tutti i giorni, senza essere registrati in nessuna mappa. Sono i miracoli che passano per il cuore, quelli che trasformano le vite e, molte volte, questo avviene proprio grazie al “contatto” con l’Eucarestia.

In merito, ci ha lasciato una bellissima pagina, il famoso scrittore francese André Frossard, nel suo libro “Dio esiste, io l’ho incontrato” (1969). È la sera dell'8 luglio, e l’ateo Frossard attende il suo amico cattolico Willemin fuori dalla chiesa. I suoi pensieri sono altrove: un appuntamento galante con una “tedeschina di Belle Arti”. Willemin tarda un poco, e André decide di entrare, per cercarlo. E’ il momento dell’Adorazione. Si ferma davanti a un ostensorio e, mentre osserva una candela, si verifica qualcosa che egli stesso afferma di non poter esprimere a parole. Riuscirà a scrivere solo questo: “C'è un ordine, nell'universo, ed alla sommità...l'evidenza di Dio...colui che i cristiani chiamano "padre nostro", e del quale sento la dolcezza”. Frossard, pieno di gioia, uscirà dalla chiesa e al suo amico, con decisione, dirà: “Sono cattolico, apostolico e romano...Dio esiste ed è tutto vero”.

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