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Mettersi nei panni dell’altro, riprendono le attività del Centro Studi Francescani

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Il nostro motto, per quest’anno, sarà: Mettersi nei panni dell’altro. Il dialogo come accoglienza e impegno per la pace

Anche quest’anno riprendono le attività formative e i laboratori per il dialogo e la pace presso il Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture di Maddaloni. Abbiamo chiesto al presidente, fra Edoardo Scognamiglio, teologo e filosofo, nonché Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali di Napoli e Basilicata, di indicarci quali sono gli obiettivi e le proposte per il prossimo anno formativo.

Quale è il file rouge delle vostre attività?

Per il 2016-2017 abbiamo preso, come punto di riferimento, per tutti nostri impegni di laboratorio e le proposte formative, le parole di papa Francesco pronunciate nel messaggio rivolto lo scorso agosto al meeting di Rimini. Papa Francesco, che il prossimo 20 settembre sarà ad Assisi, ha detto esplicitamente che dobbiamo dialogare sempre, anche quando il male nel mondo e le esperienze di violenza sembrano prendere il sopravvento sul bene. Dopo gli ultimi attentati in Medio Oriente e in Europa, soprattutto in Francia, la sfida del dialogo, della convivenza pacifica e della mediazione interculturale è ancora più sentita. Al male si risponde sempre con il bene, con l’amore che sana ogni ferita, con il perdono che fa rinascere chi è stato ferito o colpito dalla violenza in ogni sua forma.

Padre Edoardo, da più di un ventennio, lei è impegnato nel dialogo islamo-cristiano e interreligioso, fin dalla sua formazione iniziale in ambito teologico e poi filosofico e storicoreligioso; crede veramente che i laboratori per la pace e la pedagogia del dialogo possano risolvere i conflitti in Europa e nel mondo per le guerre d’ispirazione religiosa?

Non sono così ingenuo da pensare che siano sufficienti dei laboratori, dei forum, dei percorsi di formazione e d’incontro esperienziale con le comunità multietniche e multireligiose per risolvere il problema del razzismo, del terrorismo, dell’intolleranza religiosa e dei conflitti interculturali. Tuttavia, sono convinto che i Centri culturali e di formazione si debbano moltiplicare come il pane in ogni città e in tutte le province d’Italia affinché la gente possa vivere in modo più sereno e comprendere veramente che l’altro non è per forza un nemico o un terrorista, ma anzitutto nostro fratello. È necessario partire dalle scuole, dalla formazione degli adolescenti e dei giovani. Segue un lavoro capillare che non può non interessare le famiglie, le nostre comunità, la società.

Lei crede nel contributo delle religioni alla pace e alla giustizia?

Da francescano non potrei non crederci. Lo “spirito di Assisi” è una profezia che appartiene alla Chiesa cattolica e, in primis, a noi francescani e poi a ogni cristiano che si è confrontato seriamente, con maturità, con il messaggio evangelico di Gesù Cristo. Dobbiamo ringraziare Paolo VI, poi Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco se la profezia del dialogo e dell’ecumenismo ha preso sempre di più forma concreta nella Chiesa e nel mondo dagli anni ’60 del secolo scorso.

Quali sono le offerte formative del Centro Studi a Maddaloni?

Il nostro motto, per quest’anno, sarà: Mettersi nei panni dell’altro. Il dialogo come accoglienza e impegno per la pace. Oltre ai laboratori per la pace, il dialogo e l’interculturalità, quest’anno abbiamo pensato a due forum per la città. Il primo riguarda la sicurezza a ogni livello: pubblico, sociale, interculturale, medico-sanitario, informatico, ecologico. Questo forum si attiverà dal prossimo 15 ottobre. Il secondo forum, invece, è dedicato alla famiglia, a partire dagli input di papa Francesco sulla grande apertura alle fragilità e alle sfide delle nuove famiglie. Ne faremo una lettura anche interreligiosa con un simposio che vedrà la presenza di diversi esponenti delle religioni presenti sul nostro territorio. Non potrà mancare una proposta cristiana con gli incontri di lectio divina che avverranno nel tempo liturgico dell’Avvento e della Quaresima. Seguirà una serie di presentazioni di testi a carattere dialogico e interreligioso. Vogliamo fare promozione del dialogo e della cultura della pace e dell’accoglienza. Di fatti, la parola dialogo è da coniugare con il verbo accogliere. Per questo riteniamo indispensabile il laboratorio per l’italiano per gli stranieri, come altresì lo sportello di ascolto.

Che cosa intende per accoglienza?

“Accogliere” non equivale semplicemente ad “accettare” qualcuno con una buona disposizione d’animo, né ad “approvare” o a “tollerare” la presenza d’altri, né può essere – riduttivamente – il “contenere” in uno spazio o luogo delimitato la presenza dello straniero, vuoi dell’immigrato, vuoi del clandestino, o del prossimo-rifugiato diverso da me, fuori da qualsiasi legame sociale e conviviale, politico ed economico, culturale e religioso. “Accogliere” vuol dire, cristianamente, “ricevere” o “condividere” un dono, nella consapevolezza che l’altro – chiunque egli sia – è per me sempre un fratello, una sorella, perché tutti siamo figli e figlie di un solo Padre che è nei cieli. Chi è capace di “accogliere” è consapevole di ricevere un dono prezioso e di essere o sentirsi come uno “straniero tra gli stranieri”, come uno che abita in una casa che si trova in esilio tra le altre abitazioni del mondo, in quell’unico spazio o oikumene che è la terra abitata da tutti. È la “radice abramitica” dell’accogliere stando fuori (di sé), dal proprio mondo, proiettati in uno spazio più grande, quello della diversità e dell’alterità a ogni livello.

Come è possibile oggi accogliere lo straniero e il migrante considerando la grande paura del terrorismo?

Il terrorismo è un’ideologia e ha la sua forza nell’imprevedibilità e nella capacità di incutere paura – appunto “terrore” – nella società internazionale. Coloro che si tolgono la vita nel nome di Dio – chiunque egli sia – si lasciano prendere dal desiderio di onnipotenza e diventano vittime della stessa ideologia in atto, del fondamentalismo religioso che non ha niente di santo o di sacro. Chi si toglie la vita uccidendo gli altri non è cristiano, né ebreo né musulmano, e neanche buddhista o shintoista o appartenente al complesso mondo religioso hindu. Chi decide di bruciare o di far saltare la propria esistenza agisce contro la ragione e cade nella spirale del male e del totalitarismo con l’assurda pretesa di farsi giustizia da solo e di rivendicare il proprio ideale attraverso la morte. Solo chi è esaltato o preso dal raptus della violenza può fare questo. Spesso i terroristi sono persone che provengono da buone famiglie, formati nelle migliori scuole occidentali, asserviti a falsi ideali di giustizia, di verità, di bene, di rispetto della propria visione del mondo. La risposta cristiana al male, alla violenza, a ogni terrorismo, è data solo dall’amore, dalla volontà di continuare ad amare e ad accogliere nonostante tutta la violenza sparsa per il mondo. È in questa prospettiva che opera il Centro Studi Francescani per il Dialogo interreligioso e le Culture.

Ci ricorda gli appuntamenti e gli orari di segreteria per chi vuole conoscere e prendere parte ai vostri incontri?

Si. La nostra segreteria è aperta tutte le sere dal lunedì al venerdì dalle ore 18 alle ore 20 dal 19 settembre fino al 12 novembre 2016. È possibile consultare il nostro sito www.centrostudifrancescani.it e inviare un’email all’indirizzo elettronico edosc@libero.it Il calendario degli incontri sarà online. I laboratori sono di 60 ore e si concludono entro il 31 maggio 2017. È prevista un’erogazione liberale per le spese di segreteria. I forum che danno diritto al credito formativo per le scuole sono di 30 ore e prevedono incontri frontali e approfondimenti personali e laboratori di ricerca in gruppo. Saranno attivati presso la sala S. Francesco del Centro Studi a Maddaloni.

A cura di Michele Schioppa e Boutros Naaman

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