religione

La liturgia della Messa prima e dopo il Concilio Vaticano II

Antonio Tarallo corrispondenzaromana.it
Pubblicato il 08-05-2019

La Storia della Chiesa che per molti potrebbe sembrare un “qualcosa di immobile”, è stata – invece – in continua evoluzione. Certamente – e sembra più che ovvio – i principi sono gli stessi della Chiesa di Pietro, pilastri su cui si regge la Tradizione che perdura da secoli, immutata e sempre presente in ogni atto del successore del Primo Apostolo.

I “principi dogmatici” – così vengono chiamati – sono ancora oggi gli stessi di millenni fa. Eppure nella sua storia, la Chiesa, ha vissuto un periodo di profonda trasformazione, nei suoi riti, nel suo modo di “porsi davanti al Mondo”: è il Concilio Vaticano II, tanto desiderato da Giovanni XXIII e portato a termine da Paolo VI. Era il 1959. I lavori terminarono l’8 dicembre 1965.

Fra le tante “innovazioni” di questo importante Concilio, fu determinante quella della riforma della Liturgia della Santa Messa. Questa riforma è la più visibile, la più tangibile di tutte le nuove disposizioni che il Vaticano II adottò nella vita ecclesiale. Dobbiamo alla “Costituzione Sacrosantum Concilium”, promulgata da papa Montini, il 4 dicembre 1963, la riforma della Liturgia che è adottata ancora oggi. La Costituzione ebbe una maggioranza di voti, assai significativa: furono solo quattro, i voti contrari, a dispetto dei ben 2147 voti a favore.

Le Costituzioni “Sacrosantum Concilium” e “Missale Romanum” di Paolo VI “(…) Sia nella messa che nell'amministrazione dei sacramenti, sia in altre parti della liturgia, non di rado l'uso della lingua nazionale può riuscire di grande utilità per il popolo, si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia, specialmente nelle letture e nelle ammonizioni, in alcune preghiere e canti”. Ecco le parole con le quali, il Concilio rivoluzionava il modo di celebrare la Santa Messa.

Non più la lingua latina, ma quella nazionale, viva e comprensibile ai fedeli: quella italiana. Ma c’è un altro importante documento, diciamo pure più dettagliato, che pose le basi di una nuova “visione” della celebrazione eucaristica, rispetto a quella denominata “tridentina”, e cioè la Messa precedente a quella conciliare.

Questo documento è la Costituzione Apostolica “Missale Romanum”, promulgata da papa Paolo VI, il 3 aprile 1969. Con questo testo cambierà la liturgia della Messa.

Le differenze tra Messa Tridentina e Messa conciliare

Ingresso e atto penitenziale

Messa Tridentina. La messa inizia con il celebrante ai piedi dell’altare, di spalle ai fedeli e, dopo il Segno della Croce, con l’antifona “Salirò all’altare di Dio / a Dio che allieta la mia gioventù”. Nell’atto penitenziale si invoca l’intercessione di San Michele Arcangelo, dei santi Giovanni Battista, Pietro e Paolo e della Vergine Maria.

Nuovo Messale. Il sacerdote va all’altare, rivolto verso i fedeli, e dopo il Segno della Croce recita con i presenti l’atto penitenziale. Non si chiedono intercessioni.

Liturgia della parola

Messa tridentina. Oltre al Vangelo, è prevista una sola lettura, fatta dal celebrante. Il sacerdote recita tra l’una e l’altro il graduale, tratto da uno o più salmi, che non prevede la risposta dei fedeli. Nuovo Messale. Nei giorni festivi le letture dell’Epistola e del Vangelo sono precedute da un’altra lettura tratta dall’Antico Testamento oppure, nel Tempo Pasquale, dagli Atti degli Apostoli. Il graduale, letto da un fedele, prevede la risposta dei presenti.

Preghiera dei fedeli e scambio della pace

Messa Tridentina. Non esiste la preghiera dei fedeli. Non è presente lo scambio del segno della pace. Questo, è riservato solo fra il celebrante, e i ministri e il diacono e suddiacono. Avviene ciò solo nelle Messe solenni, poiché in quelle “ordinarie” non è prevista concelebrazione.

Nuovo Messale. Uno dei presenti dell’assemblea, legge le preghiere dei fedeli a cui tutti rispondono. Su invito del sacerdote, i presenti si scambiano il segno di pace.

Liturgia eucaristica

Messa Tridentina. Prevede un unico Canone, cioè una sola preghiera. In questa viene chiesta cui l’intercessione di innumerevoli santi. Durante la consacrazione, il sacerdote si inginocchia sei volte, baciando due volte l’altare. Nuovo Messale. Troviamo introdotte diverse versioni delle preghiere eucaristiche. Il sacerdote si inginocchia solo due volte, dopo l’elevazione dell’ostia e del calice.

La prima messa in italiano, 7 marzo 1965

La prima messa in lingua italiana venne celebrata da Paolo VI, il 7 marzo 1965. Montini scelse una parrocchia di Roma, quella di “Ognissanti”. Scelta, altamente simbolica, visto che avrebbe potuto celebrarla in Vaticano. La Chiesa, realmente, dava segno così, di uscire da sé stessa e andare il più possibile verso la società, verso il popolo dei fedeli. Montini, pronunciò queste parole, nell’omelia: “Straordinaria è l’odierna nuova maniera di pregare, di celebrare la Santa Messa.

Si inaugura, oggi, la nuova forma della Liturgia in tutte le parrocchie e chiese del mondo, per tutte le Messe seguite dal popolo. È un grande avvenimento, che si dovrà ricordare come principio di rigogliosa vita spirituale, come un impegno nel corrispondere al grande dialogo tra Dio e l’Uomo”.

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