religione

La «conversione pastorale» di Papa Bergoglio arriva in Cina

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

I cattolici cinesi sono stati tra i più solerti al mondo nel non lasciar cadere il suggerimento quaresimale di Papa Francesco, che nel suo messaggio di Quaresima aveva invitato le diocesi di tutto il mondo a convocare le «24 ore per il Signore», con le chiese tenute aperte per le confessioni, le adorazioni eucaristiche e i momenti di preghiera comunitaria. Lo registra con dovizia di dati anche l'Agenzia vaticana Fides, ospitata nello storico palazzo di Propaganda Fide, che negli ultimi giorni ha dato conto di alcuni casi emblematici scelti tra le innumerevoli giornate di preghiera e penitenza comunitaria indette nelle diocesi cinesi con esplicito riferimento al Messaggio quaresimale del Papa.

 

Nei resoconti apparsi sull’organo delle Pontificie Opere missionarie, emerge uno spaccato reale del vissuto pastorale della Chiesa in Cina. Nella diocesi di Ji Nan, che dedica tutto il mese di marzo alla devozione di San Giuseppe patrono della missione in Cina, nelle giornate di preghiera celebrate dal 13 al 15 marzo si è fatto più volte esplicito riferimento anche al secondo anniversario dell’elezione di Papa Francesco. Centinaia di fedeli di diverse parrocchie – scrive Fides - «si sono recati in pellegrinaggio al Santuario diocesano dedicato a San Giuseppe sia per rispondere all’appello del Papa a vivere questa giornata di preparazione alla Pasqua che per esprimere la vita fraterna della comunità».

 

Intanto, nella parrocchia di Hong Jia Lou, nella provincia dello Shandong, alle adorazioni eucaristiche e alla Via Crucis i parrocchiani hanno aggiunto una singolare iniziativa ecologica, piantando centinaia di pioppi e alberi da frutta nello spazio davanti alla chiesa. Hanno giustificato il gesto come segno concreto di adesione alle ripetute raccomandazioni papali sulla salvaguardia dell’ambiente, ricordando come proprio la questione ecologica – emergenza che pende sul futuro delle leadership e del popolo cinesi, come effetto collaterale dello sviluppo economico tanto frenetico quanto sregolato - sarà al centro dell’annunciata Enciclica papale. Anche nelle liturgie penitenziali le preghiere e le invocazioni hanno ripreso parole e accenti della predicazione del Papa sul peccato e la grazia, sulla misericordia e la pace, sui bambini che lasciano la scuola e direttamente sulla passione di Gesù.

 

Intanto, le esigenze e le priorità riproposte più volte nella predicazione del Papa argentino trovano evidenti consonanze nel magistero proposto da tanti vescovi cinesi. Pietro Feng Xin Mao, vescovo della diocesi di Heng Shui, nella provincia dell’Hebei, nella sua ultima lettera pastorale ha invitato tutti i i suoi diocesani – sacerdoti, consacrati e laici – a custodire «la sobrietà nella liturgia, nelle celebrazioni comunitarie, nelle ordinazioni sacerdotali e diaconali, in occasione dei voti delle suore, delle feste parrocchiali, delle celebrazioni dei Patroni, nella consacrazione della chiesa… insomma in ogni ambito della loro vita cristiana, comunitaria e personale, secondo l’insegnamento di Papa Francesco, per essere testimoni autentici della fede». I parroci sono chiamati a dare il buon esempio, devolvendo ai poveri e alle opere di carità tutte le risorse recuperate dalla revisione delle spese riservate a occasioni conviviali e celebrative. Intanto la diocesi di Feng Xiang, guidata dall’anziano vescovo Lucas Li Jing Feng, ha vissuto le 24 ore per il Signore promuovendo l’adorazione eucaristica in tutte le parrocchie, e dedicando le riflessioni comunitarie al discernimento intorno alla «globalizzazione dell’indifferenza che insidia anche la vita comunitaria».

 

Mentre tutti i sacerdoti della diocesi di Nan Chong, cui si sono uniti i seminaristi e le religiose, hanno vissuto insieme le 24 ore per il Signore nell’ambito del ritiro spirituale diocesano, tenutosi dal 10 al 14 marzo, riflettendo in particolare sul Messaggio di Papa Francesco per l’Anno della Vita Consacrata. Già nella seconda domenica di Quaresima, facendo esplicito riferimento alle reiterate sollecitazioni venute da Papa Francesco, diverse diocesi e comunità cattoliche cinesi avevano dedicato veglie e adorazioni eucariche pregando per i cristiani perseguitati nel mondo, a partire dai cristiani della Siria e delll’Iraq. «ll parroco della parrocchia di Nan Tang, della diocesi di Xian» si legge nei dispacci Fides «ha illustrato i motivi della veglia e la situazione dei cristiani in Medio Oriente, facendo riferimento alla solidarietà della Chiesa universale, sollecitata dal Papa (…) Durante l’omelia, il parroco ha invitato i presenti a pregare per i cristiani perseguitati, ma anche ad amare i nemici che ci fanno del male» e «a pregare per i terroristi, perché si converta il loro cuore e abbandonino la violenza e la persecuzione contro i cristiani».

 

Mentre qualche ultra-cattolico occidentale, con la croce tra i denti, storce il naso davanti alla predicazione evangelica di Papa Francesco, nell’ex-Celeste Impero anche le parrocchie sottoposte alla politica religiosa del governo non aspettano le relazioni diplomatiche tra Pechino e il Vaticano per incamminarsi lungo le «piste» pastorali quotidianamente suggerite dall’attuale Successore di Pietro, seguendo i suoi pronunciamenti magisteriali.

 

Il fenomeno non viene solitamente registrato da commentatori assaliti dall'angoscia per la piega che potranno prendere in futuro i rapporti sino-vaticani. Eppure tante comunità cattoliche cinesi sembrano aver colto al volo come una chance di ripartenza la «conversione pastorale» suggerita da Papa Francesco a tutta la Chiesa. Nel vissuto reale, per tanti cattolici cinesi suona familiare e suggestivo l'appello del Papa argentino a vivere «in chiave missionaria» la pastorale ordinaria fatta di sacramenti, preghiera e liturgie. Anche l'invito bergogliano a liberarsi dei ripiegamenti auto-referenziali assume risonanze proprie nelle comunità cattoliche cinesi più segnate dallo scontro intra-ecclesiale tra chi accetta e chi rifiuta la politica religiosa del governo.

 

Gli stessi sviluppi potenziali sul terreno minato dei rapporti tra governo cinese e Santa Sede vanno guardati solo in funzione delle circostanze e delle opportunità che il tempo presente pone davanti alla Chiesa che è in Cina. Fuori da questo orizzonte, rimangono i giochetti di politica ecclesiastica che fanno impazzire solo le cordate dell'auto-occupazione clericale. Più interessate a riaffermare e imporre catene di comando che a aiutare la vita reale dei cattolici cinesi.

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