religione

SALUTO CUSTODE SACRO CONVENTO DI ASSISI PADRE MAURO GAMBETTI

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Eminenza, Eccellenze, autorità civili e militari, sig. Presidente Santos e amici tutti, qui presenti e a casa, grazie per la Vostra partecipazione! Vi accoglie Frate Francesco che, con mitezza e semplicità di cuore, ripete: Deus det tibi pacem!

 

Quale pace? È un interrogativo particolarmente attuale. La pace è l’aspirazione di ogni cuore, è un diritto dell’uomo, ma non è una condizione stabile dell’esistenza. Non occorre essere degli esperti di politica internazionale per capire come per molte nazioni, in specie le più “evolute”, la pace sia sostanzialmente uno strumento ad uso e consumo di politiche economiche. Non a caso gli equilibri geopolitici sono instabili, armati e spesso sanguinosi.

La stessa Europa non è in pace. Con lungimiranza i “padri fondatori” a suo tempo additarono un percorso profetico e comune: “pace, unità e prosperità in Europa”, ma la loro eredità è stata solo in parte raccolta e messa a frutto. La convivenza e il benessere costruiti sulla logica del profitto e sul rapporto costi-benefici, non hanno condotto alla prosperità per la scarsa armonizzazione tra beni materiali e beni relazionali. La relativizzazione del valore sacro della persona e delle culture, la ritrosia nel dare fiducia e nel condividere le risorse, la carenza di giustizia sociale e di solidarietà fattiva non hanno portato all’unità, ma ad una concezione di hortus conclusus.

L’idea di pace come status da conservare e non di processo continuo per costruirla – tramite il dialogo, i percorsi educativi e sociali e grazie ad un ordine dato alla convivenza pacifica –, spesso ha ridotto la pace a sofismo che copre situazioni di inautenticità, come attestano i quotidiani conflitti e le violenze in famiglia, al lavoro, nelle piazze e come ci rivela un semplice sguardo volto alla nostra interiorità, che si irrita quando ci viene tolto qualcosa o ci viene rivolta una sola parola che suoni ingiuriosa. L’Europa (e l’Italia) sono più un modello di implosione che di socialità, di confusione piuttosto che di crescita del bene, di insicurezza e rabbia invece che di felicità.

 

Allora, quale pace? Un interrogativo particolarmente attuale anche perché oggi consegniamo al Presidente della Colombia la lampada della pace. Tramite lei, sig. Presidente, vorremmo darla idealmente all’intera Nazione. In tal modo, desideriamo esprimere la nostra esultanza per le prospettive che si sono aperte in seguito agli accordi siglati tra il Suo Governo e le Farc. Ma ancor più, con questo simbolo votivo della preghiera che continuamente sale a Dio dalla Tomba di San Francesco, vogliamo esprimere il nostro sostegno a tutta la popolazione, perché sappiate vivere l’arduo compito di costruire la pace con intelligenza, lungimiranza e determinazione.

 

Mi permetto di proporre a modello la pace francescana, come l’ha intesa Papa Francesco, al quale va il nostro affezionato ricordo:La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato (cfr Gv 13,34; 15,12). E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo con mitezza e umiltà di cuore (Assisi, Omelia 2013).

Guardatevi perciò da due gravi tentazioni: l’esclusione della dimensione spirituale dalla vita pubblica, che porta come conseguenza una distorta esperienza di laicità, incongrua con il proprio principio costitutivo; la paura di chiedere perdono per le colpe, che provoca un blocco inconscio collettivo e personale nella memoria affettiva della gente. Gli effetti di questi errori sono: il restringimento degli orizzonti; la perdita di lucidità; il ritorno inesorabile dei fantasmi del passato. L’Europa è prigioniera di queste trappole.

Ci rivolgiamo a te, Frate Francesco, e ti chiediamo: insegnaci ad accogliere il dono della pace che ci ha portato Gesù e aiutaci ad essere “strumenti della pace”, chiedendo perdono e perdonando per amore.

A nome della fraternità del Sacro Convento: Buon Natale a tutti e a Lei, sig. Presidente, il dono della lampada della pace.

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