religione

Aspettando il Giubileo di Papa Francesco

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

A Roma c’è un uomo chiamato Francesco. Con la sua disarmante e sapiente semplicità ha fatto tornare a vivere la Chiesa che non predilige un cristianesimo astratto, metafisico, dogmatico, ma incarnato nella realtà. Francesco è a Roma per riportarci sulle tracce di Cristo. Francesco, con i suoi segni così poveri e così ricchi e così arcani e così creaturali. Francesco cammina con la gente. È a Roma, per chi crede e per chi non crede. E a due anni dal Conclave dalla sua elezione, ora con il Giubileo della Misericordia, offre al mondo la possibilità di una completa revisione di vita.


Francesco sta attuando la “Rivoluzione dello Spirito”. Dovevamo intuirlo dal primo giorno. Da quella scelta di chiamarsi così, nome simbolo di una chiesa dolente e missionaria. Il Signore disse a Francesco d’Assisi: “Va e ripara la mia casa che come vedi è tutta in rovina”. È quello che sta facendo Papa Bergoglio. Con il cuore sempre rivolto ai lontani, ai bisognosi, ai poveri.


«Ho pensato a Francesco d’Assisi come uomo della pace e della povertà che ama e custodisce il creato – dirà dopo l’elezione – in questo momento noi abbiamo una relazione con il creato non tanto buona, dobbiamo migliorare. E poi vorrei una Chiesa povera per i poveri». Ora con una possente Enciclica, aspettando il Giubileo, papa Francesco, ci fa nuovamente intuire che, dentro quel nome, c’è la chiave per capire forse tutto un Pontificato. Siamo di fronte ad una figura di rottura che si propone di rilanciare una comunità in affanno, ma dalle radici possenti. Ci riuscirà? Ne siamo certi. Ad Assisi, l’altro Francesco, non si stancò mai di farlo. E non è che la sua opera, nonostante facesse miracoli, fosse meno impegnativa di quella in cui si trova ora a cimentarsi il nuovo Pontefice. Ma ci riuscì.

Francesco d’Assisi oggi è uno dei santi più venerati nel mondo. Ora, a Roma, dunque, c’è Francesco che scalda i cuori e apre autostrade d’impegno, dentro e fuori la Chiesa. Corre sulle strade delle periferie  geografi che ed esistenziali. Riempie le piazze, ma anche le chiese. Parole antiche come misericordia, verità, bellezza, bontà, riacquistano con lui un significato originario privo di sovrastrutture, ambiguità, strumentalità.


«Cristo è il cuore della Chiesa », disse ai seimila cronisti che seguirono la sua elezione. E ora si appresta a vivere, e a farci vivere, il Giubileo della Misericordia. «Misericordia che è l’architrave – ha detto – che sorregge la vita della Chiesa». Aggiungendo: «È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati dalla misericordia divina».  Per i giornalisti, un monito e una responsabilità in più. Ne saremo capaci?

«Voi avete la capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo ricordando però che gli eventi della Chiesa – disse papa Francesco nella prima udienza ai giornalisti – rispondono ad una logica che non è solo e nemmeno principalmente quella delle categorie politiche. La Chiesa è verità, bontà, bellezza». Il Giubileo per l’informazione è così un primo grande banco di prova. Ricordando che, come ammonì papa Francesco, «nuove culture continuano a generarsi in queste enormi geografi e umane dove il cristiano non suole più essere promotore o generatore di senso ma che riceve da esse altri linguaggi, simboli, messaggi e paradigmi che offrono nuovi orientamenti di vita spesso in contrasto con il Vangelo di Cristo». (Massimo Milone - direttore Rai Vaticano)

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