interviste

Lorenzo Fazzini ci racconta il Cardinale Tagle

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Luis Antonio Tagle sarà a Rimini in occasione del Festival Francescano, sabato 28 settembre. Il suo “essere pastore con l’odore delle pecore”, come direbbe Papa Francesco, l’attenzione ai temi ambientali, la straordinaria capacità di parlare alla gente anche attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, ne fanno un ospite d’eccezione.


Nativo di Manila, nelle Filippine, dove è Arcivescovo metropolita, Tagle ha studiato teologia nella prestigiosa Università Cattolica d’America. Ha fatto parte della Commissione Teologica Internazionale. Parliamo di questa importante figura con Lorenzo Fazzini, direttore della EMI (Editrice Missionaria Italiana), con la quale il Cardinale Tagle ha pubblicato due libri “Gente di Pasqua” (2013) e “Raccontare Gesù” (2014).


Come Papa Francesco, anche Luis Antonio Tagle viene “quasi dalla Fine del Mondo”. Quali prospettive apre, nella Chiesa, la presenza di queste eminenti figure?


R. Una figura come quella del cardinale Tagle porta da noi, in Europa, sia a livello sociale che ecclesiale, anzitutto una ventata d’entusiasmo. L’Asia è veramente il continente “nuovo” di oggi. Jean-Claude Guillebaud, inviato speciale del quotidiano Le Monde, viaggiatore e conoscitore del mondo attuale, sostiene che mentre l’Europa è il continente in cui “ieri” è la parola più frequente, in Asia il termine che più ricorre nei discorsi pubblici e privati è “domani”. In Asia, e il cardinale Tagle lo testimonia bene, c’è più fiducia, più creatività, meno lamentele e minor pessimismo. Questo anche a livello ecclesiale: il cardinale mi ha raccontato di essere rimasto molto sorpreso, durante una riunione in Vaticano, dalle tante lamentele di diversi vescovi sulla “stanchezza” della Chiesa in Occidente. Lui ha risposto: “Ma certo! Se una persona continua a dire e a ripetere che è stanca, alla fine diventa veramente stanca!”. Papa Francesco, e questo vale anche per Tagle, testimoniano che veramente le “periferie” hanno da dare doni e figure molto preziose al mondo di oggi, sia a livello pubblico che ecclesiale.


E, più in generale, che cosa cambia nel rapporto tra Occidente e resto del Mondo?


R. È ancora dura a morire da noi l’idea che l’Occidente sia il centro del mondo e il resto siano “periferie”. A livello della Chiesa il fatto che oggi ci sia un Papa non europeo sta iniziando a cambiare le cose. Ovvero. Non sono più i problemi europei quelli che nella Chiesa hanno la priorità (penso alle vicende bioetiche, per esempio). L’insistenza sui poveri, sulla giustizia sociale, la denuncia di quella che lui chiama “un’economia senza volto” da parte di Bergoglio – e per Tagle è “la globalizzazione delle elite” – non sono semplicemente delle posizioni che nascono dal pensiero cristiano, bensì anche la realtà che queste personalità di Chiesa hanno sotto gli occhi tutti i giorni. Il liberismo sfrenato ha causato il default dell’Argentina nel 2001. Ma per Bergoglio, che in quell’anno era arcivescovo di Buenos Aires, quel fatto non è stata una questione puramente accademico-giornalistica: lui in quanto vescovo ha avuto a che fare con le famiglie rimaste senza lavoro a causa di quella spaventosa crisi, si è incontrato con i genitori che non cenavano con i figli per dare prima a loro da mangiare, ha confessato i papà disoccupati che piangevano di notte perché non volevano che i figli lo sapessero e ne soffrissero. Tagle, quando parla di una Chiesa che deve essere “umile e non interessata al potere”, ha davanti a sé i cristiani asiatici, il 3% di tutti gli abitanti di quel continente, evangelicamente un “piccolo gregge” che non può trattare con la politica, non ha peso nei mass media, non possiede grandi strutture o influenza, ma si fonda esclusivamente sulla testimonianza dei singoli cristiani e delle comunità che hanno il compito di rendere visibile l’amore di Dio per tutti.


Con il nuovo Papa, la comunicazione della Chiesa sta velocemente cambiando. Qual è il contributo del Cardinale Tagle?


R. Durante un incontro con un gruppo di seminaristi a Roma, papa Francesco ha detto a uno studente filippino di Manila: “Il tuo vescovo [riferendosi a Tagle] è un grande comunicatore!”. Sì, perché Tagle è uno dei non molti cardinali che usa Twitter, che fa uso di Facebook, che utilizza internet per prediche e ritiri spirituali. Mi raccontava un giorno che, durante uno scalo in un aeroporto nel corso di un viaggio intercontinentale, è stato riconosciuto dal cassiere di un bar, anche lui filippino, il quale seguiva il suo programma di omelie domenicale disponibile gratuitamente ogni domenica su internet. Quando sarà a Rimini per il Festival Francescano – posso attestare che gli inviti gli sono arrivati da tantissimi eventi e noi di EMI siamo veramente contenti che abbia accettato di venire a Rimini – si potrà toccare con mano la sua immediatezza, la sua genuinità unita ad una profonda sapienza teologica e biblica. E’ un cardinale che non parla dall’alto, che non tiene prediche da una cattedra ma che fa parlare la Bibbia intrecciandola con la sua esperienza di pastore di anime, partendo dalla vita di tutti i giorni.


Ha avuto il privilegio di dialogare personalmente con Sua Eminenza. Qual è il ricordo più vivido?


R. Durante un incontro con un gruppo di seminaristi a Roma, papa Francesco ha detto a uno studente filippino di Manila: “Il tuo vescovo [riferendosi a Tagle] è un grande comunicatore!”. Sì, perché Tagle è uno dei non molti cardinali che usa Twitter, che fa uso di Facebook, che utilizza internet per prediche e ritiri spirituali. Mi raccontava un giorno che, durante uno scalo in un aeroporto nel corso di un viaggio intercontinentale, è stato riconosciuto dal cassiere di un bar, anche lui filippino, il quale seguiva il suo programma di omelie domenicale disponibile gratuitamente ogni domenica su internet. Quando sarà a Rimini per il Festival Francescano – posso attestare che gli inviti gli sono arrivati da tantissimi eventi e noi di EMI siamo veramente contenti che abbia accettato di venire a Rimini – si potrà toccare con mano la sua immediatezza, la sua genuinità unita ad una profonda sapienza teologica e biblica. È uncardinale che non parla dall’alto, che non tiene prediche da una cattedra ma che fa parlare la Bibbia intrecciandola con la sua esperienza di pastore di anime, partendo dalla vita di tutti i giorni.

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