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Alex Zanotelli: la mia Africa adesso è Napoli. San Francesco, il primo scardinatore della Chiesa dopo Gesù

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

Napoli. . «Un povero Cristo». O meglio, «un cristiano seguace del povero Gesù di Nazaret». Questo è Alex Zanotelli, missionario comboniano, le due piccole stanze ricavate in un campanile nel cuore del rione Sanità a Napoli a testimoniarlo. «Le ho pulite da solo otto anni fa di ritorno dall’Africa», dice mentre sfoglia Soldi e Vangelo, suo ultimo lavoro (Editrice Missionaria Italiana). Prima di Napoli fu Korogocho. Che significa «confusione», «caos». La baraccopoli di Nairobi che i potenti hanno creato «perché dà mano d’opera a basso costo». E Alex lì, nel mezzo, tra i poveri, a condividere e insieme denunciare «il sistema economico finanziario che usa la forza militare per legittimarsi». Un’azione messa in campo «ovunque».

«Lo sa» dice «che ai bordi di Napoli c’è una baraccopoli di zingari che vivono in condizioni disumane? Come Korogocho, anzi peggio».

Perché ha scelto il Sud Italia?

«Perché è il Sud Italia che ha pagato per lo sviluppo del Nord. E come ha pagato! Tornato dall’Africa ero indeciso fra Palermo, Bari e Napoli. Scelsi la realtà più difficile, Napoli. Anche nella nostra Europa, in Italia, il sistema deve avere degli scardinatori, di chi lavora per rompere il gioco dei potenti».
Anche qui le baraccopoli sono volute dai potenti?

«Dal sistema. Ne siano consapevoli o meno coloro che ne fanno parte. Del resto, i dati parlano da soli: il divario tra ricchi e poveri si sta allargando al punto che entro il 2016 un minuscolo gruppo di miliardari, l’1 per cento della popolazione, avrà più ricchezze del restante 99 per cento del mondo: questa la previsione di Oxfam».
La povertà è strada per la felicità?

«C’è una differenza tra miseria e povertà. Dio non può accettare la miseria: Egli ci vuole felici. Ma per superare le profonde disuguaglianze nel mondo c’è bisogno di un’economia di condivisione dei beni. Il disegno di Dio è che i beni siano condivisi».
Chi era Gesù?

«Visse sotto l’egida romana che spolpava la gente con le tasse. Alcuni storici raccontano che i galilei, impoveriti, oppressi, pagavano tre tasse: una al tempio, una a Roma e un al re Erode. Gesù da subito si è schierato col popolo, scardinatore dei potenti, erede di una tradizione religiosa alternativa che veniva dai grandi profeti dell’Antico Testamento che parlavano di un Dio degli oppressi, degli ultimi. Divenne critico del sistema del suo tempo e questo antagonismo l’ha pagato di persona. Il suo sogno era ed è un’economia d’uguaglianza, di condivisione».
Servirebbero politiche adeguate.

«Sì, una politica che persegua la giustizia distributiva basterebbe. Questo è anche il cuore del messaggio di Gesù. Ma è chiaro che il potere non accetta chi contesta il sistema, che io chiamo “O Sistema”».
Cosa pensa della Chiesa?

«La Chiesa ha bisogno oggi di una profonda riforma ai vertici come alla base. Bisogna ritornare al Vangelo sine glossa e alla prassi delle prime comunità cristiane. Per esempio, fino a Costantino se un maschio si presentava alla comunità chiedendo il battesimo si sentiva rispondere: “Fratello, scegli, o l’esercito o il battesimo”. Poi siamo diventati una Chiesa imperiale».
Dopo Gesù non vi furono più scardinatori?

«Per me il primo fu Francesco. San Francesco invitò tutti al vangelo sine glossa: la strada della condivisione. Per lui i poveri non sono gli oggetti a cui fare la carità ma i soggetti della “buona novella”, coloro che rivelano il cattivo ordine del mondo. Egli lanciò il suo messaggio all’Europa che cominciava allora, con le repubbliche marinare, a creare quel capitale iniziale che porterà all’attuale dittatura del denaro, secondo la tesi di Giovanni Arrighi nel suo Il lungo XX secolo».
Dopo san Francesco, chi altri?

«Paradigmatico fu il Concilio Vaticano II. Un momento di grande scardinamento: da societas inaequalis la Chiesa diviene popolo di Dio. Poi vennero coloro che per primi hanno fatto proprio il Concilio, i padri dell’America Latina: Helder Camara, Pedro Casaldáliga, Oscar Romero…».
Papa Francesco viene da questo filone?

«Bergoglio è erede di questa tradizione latino americana. L’ha portata in Vaticano anch’egli come scardinatore. Prima questo filone era marginale, ora è istituzione. Anche se la stessa istituzione cerca di resistere al cambiamento. Il Papa soffre una forte opposizione interna ecclesiale, ma ancora più forte è l’opposizione del sistema finanziario. L’analisi che fa dell’economia e della finanza mondiale nell’Evangelii Gaudium è devastante per il sistema»... (Paolo Rodari - articolo integrale su Il Venerdì di Repubblica)

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