francescanesimo

Una nuova economia

Redazione
Pubblicato il 28-06-2017

di Domenico De Masi

Il 24 novembre 2013 papa Francesco pubblicò un’esortazione apostolica – la Evangelii Gaudium – con cui esprimeva un drastico “no a un’economia dell’esclusione e della iniquità”. Vale la pena di rileggere alcuni passi di questa esortazione: “Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice [...] Questa economia uccide. Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa [...] Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono sfruttati ma rifiuti, avanzi [...] Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza”.

Per invertire questa tendenza disastrosa per tutti dobbiamo cogliere l’insegnamento esemplare di san Francesco quando rinunzia ai suoi beni inaugurando una nuova economia: quella del dono affettuoso al posto della concorrenza spietata.

Non occorre e non basta donare ricchezza materiale. Impariamo a praticare e a trasmettere alcune virtù che non hanno valore economico ma valore esistenziale. Ad esempio, impariamo e insegniamo come contrapporre alla frenesia insensata della vita contemporanea uno stile di vita adeguato ai ritmi naturali, sensibile alle stagioni, consapevole delle distanze geografiche e dell’ambiente naturale nel quale viviamo. Impariamo e insegniamo a celebrare la gioia della vita in tutti i suoi aspetti, sapendo dove vogliamo andare, dando le risposte giuste a quest'epoca postindustriale in cui l'uomo tende a perdersi e a sentirsi solo, esprimendo una poetica e un'estetica che sono la celebrazione dell'umanità, progettando un futuro dai tempi lunghi, da raggiungere con passi lenti, ma decisi, verso un nuovo umanesimo, un rinascimento interiore che, proprio come il vecchio Rinascimento, parta dal bello.Quel bello che ci circonda e che ha solo bisogno di occhi che lo scoprano e cuori che lo godano.

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